‘UN CANTO DI NATALE-PROCESSO AL CONSUMISMO’ TORNA IN SALA ASSOLI

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Un canto 1 regia Pino Carbone ph©Pino Miraglia A8523 300x200 UN CANTO DI NATALE PROCESSO AL CONSUMISMO TORNA IN SALA ASSOLINAPOLI – Torna in scena, per un nuovo ciclo di repliche “Un Canto di Natale – Processo al Consumismo“. Lo spettacolo andrà in scena in Sala Assoli da giovedì 16 a domenica 19 marzo (feriali ore 20:30; domenica ore 18). Composto da Alfonso D’Auria, Riccardo Marotta e Fabio Rossi, il cast maschile andrà in scena giovedì 16 e sabato 18 marzo; quello femminile (Anna Carla Broegg, Francesca De Nicolais e Rita Russo) venerdì 17 e domenica 19 marzo.

L’esperimento teatrale coprodotto dai centri di produzione Casa del Contemporaneo e Tradizione e Turismo è andato in scena la scorsa settimana contemporaneamente in Sala Assoli e nel Teatro Sannazzaro.

Tratto da Charles Dickens, è un lavoro del collettivo artistico Progetto Nichel, con la regia di Pino Carbone, che ha curato anche la riscrittura del testo con Anna Carla Broegg.

Il progetto è composto da due spettacoli speculari, identici nella regia, nella drammaturgia e nell’estetica ma ha due cast differenti, uno maschile e uno femminile. Le musiche sono di Antonio Maiuri e la produzione musicale è a cura di Marco Messina. I costumi sono di Rita Russo.

L’operazione si ispira alla struttura di Un Canto di Natale, attraversa il Fantasma del tempo passato, il Fantasma del tempo presente, e quello del tempo futuro per porsi domande sulla questione ambientale, sul lavoro, sull’individuo; è un’indagine sulla società contemporanea che ha attraversato i social, le scuole, gli spazi di aggregazione reali e virtuali ispirando i contenuti e la ricerca estetica, fino a trasformare i costumi in qualcosa di più vicino a un brand di abbigliamento. È l’accusa ironica e spietata di una generazione che indaga il passato, per vivere il presente e immaginare il futuro.

“Dickens – dice il regista Pino Carbone – ha scelto il Natale per portare avanti un’indagine sulla società circostante, abbiamo provato a fare la stessa cosa”. In scena le tre fasi di questo processo. I tre fantasmi. Questo mi ha dato la possibilità registica di creare tre atmosfere completamente diverse, tre performance; mi sono divertito a giocare con più linguaggi, dalla denuncia frontale alla poesia, passando per l’ironia e il riso”.

“La scelta artistica di mettere in scena lo stesso spettacolo con due cast diversi, uno al femminile, l’altro al maschile – spiega la co-autrice Anna Carla Broegg – nasce dal fatto che il progetto è un’indagine sulla società contemporanea, strutturata di per sé sulla differenza di genere… Questo esperimento rivendica e sottolinea, nelle peculiarità, la possibilità di essere ciò che si vuole, donne interpretano personaggi maschili, uomini personaggi femminili, e non è certo il genere binario a dare identità ai personaggi ma la loro funzione e il ruolo sociale e teatrale che ricoprono”.