CASERTA – F.P., dirigente medico in anestesia e rianimazione presso l’Ospedale “San Rocco” di Sessa Aurunca, coinvolto nell’inchiesta sui camici bianchi assenteisti, può tornare in servizio. Lo ha stabilito la sentenza del 15 marzo scorso del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con cui il Giudice del Lavoro Valentina Paglionico ha rigettato l’opposizione presentata dall’Asl di Caserta, dichiarando nullo il licenziamento e condannato l’Asl alla reintegra del medico, al pagamento di tutte le retribuzioni dal momento del licenziamento e delle spese processuali. Il Tribunale ha sposato le tesi degli avvocati difensori Sergio e Domenico Carozza ed ha rilevato che l’Asl non ha portato a compimento il procedimento sanzionatorio entro il termine di 120 giorni come disciplinato dalla legge all’epoca dei fatti. Con la sentenza, in particolare, il Giudice ha accertato che l’Asl di Caserta ha adottato il licenziamento senza osservare il confine temporale imposto dall’ordinamento ed ha dichiarato la nullità del licenziamento intimato a Pasquariello.
Il dirigente medico, insieme ad altri colleghi, venne colpito nel 2019 dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria prima e dopo il lavoro, emessa dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Gli venivano contestate alcune assenze ed allontanamenti arbitrari dal servizio durante l’orario di lavoro. Sulla scorta dei provvedimenti adottati dal Giudice per le indagini preliminari, l’Asl di Caserta adottò una serie di licenziamenti, tra cui quello di F.P., per falsa attestazione della presenza in servizio, mediante alterazione dei sistemi di rilevamento o con altre modalità fraudolente.
Tale provvedimento era stato impugnato dinanzi al giudice. Per gli avvocati difensori, infatti, il licenziamento risultava illegittimo per violazione dei termini perentori per l’adozione del provvedimento espulsivo, per insussistenza del fatto materiale addebitato e per la sproporzione della sanzione irrogata.
Con l’ordinanza del luglio 2020, il Giudice dichiarava l’illegittimità del licenziamento, condannando l’ASL alla reintegra del medico nel proprio posto di lavoro nonché al pagamento di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione maturata dal giorno del licenziamento fino a quello di effettiva reintegrazione, nonché al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per il medesimo periodo. Contro tale ordinanza, l’ASL ad agosto 2020 proponeva opposizione.