OSPEDALE, SOLERTI INFERMIERE A… DOPPIO SERVIZIO

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DONNE TROPPO TASKING OSPEDALE, SOLERTI INFERMIERE A… DOPPIO SERVIZIO(f.n.) – Qualche tempo fa riportammo, dopo averne opportunamente riscontrata la veridicità, chiedendo conferma, all’interno del vasto giro dei familiari di ieri e di oggi, una notizia, lanciata da Radio Ospedale News, che avevamo considerato assai intrigante…Sfumando assai sui particolari, dal momento che spetterebbe all’Aorn controllare ciò che accade nei reparti, raccontammo che, tra i dipendenti vi erano infermiere, che accettavano denaro per accudire determinate pazienti, ricoverate nei reparti dell’Ospedale. La cifra variava secondo il tipo di assistenza. Se la paziente era ricoverata nello stesso reparto in cui l’infermiera, badante per interesse, lavorava e all’occorrenza, faceva il turno di notte, la tariffa era inferiore, limitandosi sovente a qualche regalo a discrezione del parente, che l’aveva “ingaggiata”; se invece l’infermiera doveva recarsi dalla paziente affidatagli, fuori dal suo orario di servizio, il costo per la prestazione, era più elevato…ma ovviamente e rigorosamente in nero.  Questo giochetto assai redditizio era, probabilmente, cosa risaputa o volutamente ignorata, visto che nell’ambito di questo “doppio servizio” truffaldino, persino alcune “sceneggiate a scopo di lucro” sono andate a buon fine, in danno di altri…Persone che hanno avuto i congiunti ricoverati ed assistiti “abusivamente”, ci hanno raccontato a suo tempo, le manovre di una infermiera, che percepiva una ricompensa per accudire una paziente ricoverata nel suo reparto…Accadde che nel corso di una notte in cui l’infermiera di cui sopra, era di servizio, ma la sua “paziente privata” era stata provvisoriamente trasferita in dialisi, lasciò il reparto, abbandonando i pazienti e l’unico collega presente e si avviò per controllare se la sua paziente, stesse bene…Il caso “dispettoso” volle che la “dama di carità” scivolasse sulla rampa d’acciaio del reparto della dialisi e si rompesse un braccio…Ahiahiahi…terribile! Chiunque si sarebbe messo a urlare, compreso noi, dal momento che le fratture ossee, rappresentano quanto di peggio e di più doloroso, possa capitare… Ma, parodiando il Sommo Dante, nel caso di cui sopra, ce la va sans dire che “più che il dolor potè l’argent” ed il cervello dell’infermiera, diventato per l’occasione un cervello elettronico, iniziò a calcolare e ad elaborare la versione giusta da consegnare, al resto del mondo che avrebbe incontrato da lì a poco…Con ammirevole stoicismo, si narra che l’infermiera decidesse di stringere i denti, non raccontare nulla e sopportare il dolore, davvero micidiale, della frattura, fino al mattino. E così fu! Quando giunse il mattino, intorno alle 7, quindi prima che terminasse il suo turno di servizio, si recò in PS per farsi refertare. La infermiera-badante, cui non faceva difetto la fantasia, raccontò di essere scivolata e caduta nei pressi dell’ascensore, verso la cui cabina si stava dirigendo, per portare le provette in laboratorio, con alcuni prelievi effettuati in reparto. Le voci narranti sostengono addirittura, che al tutto seguì una denuncia, per ottenere un risarcimento…e che non vi sia stato da parte dell’Azienda, alcun controllo di alcun genere, né indagini, che portassero ad una conferma o ad una smentita delle sue dichiarazioni. Una riflessione approfondita, è quasi obbligatoria dinanzi a questa ennesima cofecchia che si realizza in virtù dell’indolenza dell’Azienda, o no?, perché se non si fosse trattato di indolenza, dovremmo parlare di qualcosa di peggio, o no? La riflessione ed il quesito nascono dunque spontanei: ammettendo che le cose si siano svolte nel modo in cui, la cara infermiera-badante ha raccontato, l’Azienda, sorda, muta, cieca, immobile, atarattica e spenta, non si sarebbe dunque interrogata, neppure sulle più elementari incongruenze e sulle mancanze più evidenti e marchiane?, tipo: chi è quel medico di turno che decide di effettuare le analisi del sangue di notte?, e se le analisi fossero state indispensabili, ce la va sans dire, che sarebbero state registrate in cartella clinica, o no? Orbene…sono state registrate in cartella clinica?, l’Azienda si è preoccupata di controllare?, per quale motivo si sposta una infermiera per  portare le provette in laboratorio e non incarica una OSS?, come mai l’Azienda non si è preoccupata di riscontrare questo particolare, considerando che un fatto del genere, potrebbe essere esibito a motivazione di una causa, per il demansionamento di una professionista? E non è detto che l’infermiera-badante, dopo avere vinto la causa di cui sopra ed avere eventualmente, ottenuto il risarcimento per la frattura, non si faccia venire l’estro, di incassare ulteriori spiccioli, anche per il demansionamento, o no? L’Azienda verrà condannata a pagare e la responsabilità dei fatti, sarà tutta del datore di lavoro dell’epoca dei fatti, o no? Dal momento che nessuno si è sentito in dovere di interessarsi minimamente, ad una indagine meticolosa, sui fatti e sulla verità, resta da interrogarsi sulle cause di questa vergognosa inerzia, indegna di una direzione seria. Verrebbe da rispondere nella maniera più consona a questa dimensione ambigua e grigia…tanto paga l’Azienda!, e non essendo la Sacra Triade, obbligata a sborsare un solo centesimo, “ecchissenefrega” di mettersi a fare le pulci a qualcuno, che sostiene di essersi rotto un braccio facendo il proprio dovere, anzi no, facendo il lavoro di un subalterno? C’è un’altra domanda a sorgere spontanea: ma possiamo continuare in questo modo? Hasta la vista!