– di Francesca Nardi –
Lasciare che lo sguardo si avventuri indolente, su frammenti preziosi del silenzio, reso suono invisibile dal tratto di un artista, è la vittoria dell’emozione istintuale, sul periodare ostinato della volontà che, nel guidare il pensiero, sovente lo priva dell’intima percezione della Bellezza. E l’Arte di Alberto Zaccari è un’isola virtuale di Bellezza, una Bellezza discreta, che assorbe in nuce, ogni romantico scorcio del cuore e quell’oceano di dubbi azzurrini, che solcano onde ribelli e turbolente, per acquietarsi all’improvviso, nelle quiete maree d’inverno. Il tratto che parla ed i colori che si arrampicano sui pentagrammi del vento come note, rappresentano la magia dell’Arte che non ha deliri né sfolgorii, ma penetra il cuore e la mente con struggenti malie. Lo sguardo si adagia sul colore soffuso, sfumato, a tratti polveroso, come la sofferenza confusa, che lasciano gli amori negati. Il tremolio che sale dal lago, avvolge con la sapienza dell’acquerello, le case alte, brulica, singhiozza e leviga la durezza della ringhiera che si affaccia sull’acqua che scorre, sfiora l’erba umida dei muri e si confonde con il pallore della luce dei lampioni. E non vi è soluzione di continuità dal magico scorcio lacustre, sul quale il tratto che sembra scaturire dall’aria, ha steso un sospiro leggero di trasparenti cromie e l’anziana donna, appoggiata alla fontana di pietra…qui il colore soffuso s’incupisce, quasi con grazia, e diventa una nenia leggera che racconta frange di solitudine. Pregevole la “posa” della malinconia…le labbra appoggiate al dorso della mano…la gamba che si intravede sotto la veste, sollevata appena…la schiena incurvata e la tenerezza dei capelli d’argento sfuggiti alla crocchia…La Bellezza di questo acquerello, va ben oltre la maestria del tratto, l’opacità cromatica, appena interrotta dai colori dell’alba, alle spalle della donna…ben oltre ciò che si vede e che si dichiara pregevole…Ciò che canta e racconta, la voce che l’Arte, raramente, concede alla tela, è il colore del tempo trascorso, il chiaroscuro del breve universo,
che ha raccolto la vita di chi pensa e ricama e rammenda nella mente, in attesa che il secchio si riempia, con l’acqua della fontana; è il colore della stanchezza e dei dolori trascorsi, è la sfumatura del gonfiore delle mani che sanno di terra e di sole. Il colore leggero dell’acqua e della pioggia, che attraversa il verde degli alberi e l’azzurro delle nuvole, che sfuma attraverso le fronde ed i cespugli, ricorda a tratti, l’impressionismo di Monet, quell’impalpabile atmosfera che ricorda e rievoca il passaggio tra la notte ed il giorno, le tonalità dell’alba e quelle appena intraviste del tramonto. I motivi ispiratori all’origine dell’Arte di Alberto Zaccari, sembrano derivare da emozioni contrastanti, che modificano la loro intensità, percorrendo le diverse stagioni dell’anima e della mente, talora come un vento di primavera che risenta nel tepore confortante dell’aria, dei brividi di un gelido inverno e talora come la pioggia d’autunno che travolge le foglie brillanti e rigogliose, trascinandole sulle rive di un torrente sconosciuto.
Commosso dal commento della giornalista che è riuscita con parole convincenti a rappresentare l’arte di un vero artista
Bellissimo e vibrante il commento critico della nostra giornalista e critica d’arte Francesca Nardi alla quale va tutta la mia ammirazione..da sempre ..per la sua capacità di far vibrare le corde dell’anima..per la sua personalissima scrittura,che riconoscerei a volo.Grazie ,mi hai, come sempre coinvolto nel profondo e sicuramente Alberto apprezzerà e ne sarà lieto.A presto cara.
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