SETTEMBRE RIAPRONO LE SCUOLE, MA LA CONTINUITA’ RESTA UNA CHIMERA…

6

servizi per studenti disabili si parte lunedi SETTEMBRE RIAPRONO LE SCUOLE, MA LA CONTINUITA RESTA UNA CHIMERA...

A pochi giorni dall’avvio di un nuovo anno scolastico, l’interpretazione insufficiente della normativa vigente, mette da parte la tanto decantata continuità didattica, presupposto necessario per garantire il diritto allo studio degli alunni in particolare di quelli con disabilità. Come ricorda la norma in particolare l’articolo 14 del decreto legislativo 66/2017 “la continuità di alunne e alunni, studentesse e studenti con disabilità certificata è garantita dal personale della scuola dal piano per l’inclusione e dal PEI” ma al fine di agevolare tale continuità educativa e didattica al comma 3 dell’articolo 14 del medesimo decreto legislativo si legge che “ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo, fermo restando la disponibilità dei posti all’operazione relativa al personale a tempo indeterminato, secondo quanto previsto dall’articolo uno, comma 131 della legge numero 107 del 2015.”

Il problema spesso nasce proprio dalla mancanza di risorse finanziarie per coprire l’assunzione di un docente di sostegno a tempo indeterminato per l’anno scolastico successivo, per garantire proprio quella continuità educativa didattica all’alunno con disabilità che necessita di un approccio continuativo e duraturo nel tempo. Ed è proprio questa continuità didattica che spesse volte viene negata ad un alunno disabile che è un elemento fondamentale per superare le difficoltà a cui può andare incontro e consolidare le relazioni con i pari, ritrovare nel corso degli anni lo stesso docente sostegno che lo ha seguito l’anno precedente, contribuisce a fornire sicurezza e fiducia nelle proprie possibilità di riuscita nonché aumentare il senso di autostima e di auto efficacia. Ci sono tantissime situazioni problematiche legate all’ assegnazione dei docenti di sostegno in primis il cambio di approccio che ogni docente ha con la propria metodologia, gli strumenti utilizzati e la tipologia di lavoro in classe nonché un metodo di studio in cui si è formato. Spesse volte il titolo conseguito con il corso abilitante TFA, non garantisce dal punto di vista pratico, la giusta qualità dell’esperienza di cui purtroppo molti docenti sono carenti e sono costretti così ad improvvisare la delicata azione formativa-pratico a cui sono chiamati a rispondere in quanto docenti anche precari.

Un’altra nota dolente se si pensa ad un alunno autistico e alle difficoltà che la tipologia degli autismi differenziati e diversificati caratterizzano i singoli alunni in classe, i quali già  hanno grossi difficoltà nella sfera relazionale comunicativa è poter contare sulla costante continuità didattica del proprio docente di sostegno dell’anno precedente, il quale può garantire sicuramente un miglioramento non solo negli obiettivi a breve termine ma anche a lungo termine in quanto il rapporto fiduciario per questi bambini è essenziale perché se si fidano, si affidano completamente alla persona con cui sono in relazione e instaurano un rapporto empatico fondamentale e funzionale per qualsiasi apprendimento.

Purtroppo ogni anno gli alunni con disabilità certificati presenti nelle varie classi di ogni ordine e grado di scuola sono costretti a cambiare il docente di sostegno, in molti casi i posti di sostegno sono coperti da insegnanti di classe di concorso in esubero, con assegnazione provvisoria non specializzati per attività di sostegno, i quali non avendo scelto volontariamente e liberamente di occuparsi di attività sul sostegno, considerano quest’opzione come unico mezzo per soddisfare esigenze personali e per entrare prima o poi nel mondo Scuola. La nota dolente è che nel sistema italiano scolastico mancano docenti di sostegno specializzati che vengano stabilizzati e che possano garantire la continuità almeno per cicli ossia un biennio e un triennio, il tutto a discapito dei bisogni degli alunni con disabilità i quali vengono spesso sacrificati e messi da parte .

Non è possibile che il Ministero non si renda conto che la precarizzazione dei docenti specializzati va ad esclusivo discapito della continuità didattica, fattore fondamentale per favorire il successo formativo, affettivo, relazionale di ragazzi disabili. E soprattutto non emani un decreto che sancisca l’obbligo della continuità per cicli.

In tutto ciò nessuno pensa agli stati d’ansia che si trovano a vivere i genitori dei bambini che vivono inizio della scuola con perenne preoccupazione, rabbia in quanto sanno già che faranno i conti con l’impreparazione del sistema scolastico italiano e l’improvvisazione dei docenti di sostegno. Genitori che devono continuamente fare ricorsi al TAR, e che nel migliore dei casi previa richiesta della continuità educativa-didattica ai sensi del decreto legislativo del 13 aprile 2017, numero 66, legittimando l’articolo 14 sulla continuità del progetto educativo e didattico, tenendo conto dell’interesse del proprio figlio e quindi dell’alunno in questione, chiedono che quel professore, che ha contribuito a favorire i processi di apprendimento, di socializzazione, di relazioni, di comunicazione del proprio figlio, stabilendo un’intesa positiva, possa continuare ad essere presente in classe. Insomma in uno stato civile quale si considera l’Italia, i diritti di questi bambini disabili diventano privilegi, tante volte non concessi ma elemosinati dalle famiglie: però tutto sommato, suvvia, siamo uno Stato inclusivo!

 

6 Commenti

  1. Dottoressa, ha parlato del due più grandi problemi per uno studente, sia esso disabile o meno: il cambiamento dell’insegnante e la sua formazione. Su questo ultimo punto stendo un velo pietoso, in questi ultimi anni ogni ora spunta un nuovo insegnante, persone che fino al giorno prima avevano un negozio di abbigliamento, lavoravano come architetti…bah, magia!! E quelli che ne pagani le conseguenze sono gli studenti più fragili. Sentire un “insegnante di sostegno lampo” dire ” perché quel bambino autistico muove sempre le mani in quel modo” o frasi del genere è il massimo. Mi fermi qui in merito a questo punto. Il cambiamento dell’insegnante, come dice Lei, Dottoressa, va a interrompere quella continuità e fa male. Per uno studente, in particolar modo per uno studente più fragile, il cambiamento dell’insegnante è una cosa terribile. Per un bambino autistico, ad esempio, che non ama i cambiamenti, un cambiamento del genere potrebbe genere meltdown e malesseri di altro genere. Perché arrecare tutti questi problemi? Perché? Un genitore fa di tutto e di più per il proprio figlio, per vederlo stare bene, perché anche la scuola, lo stato e la società in generale non si impegna? Ci vuole più attenzione, sensibilità, accortezza, empatia, UMANITÀ. Non si può tagliate un legame così all’improvviso e pretendere di crearne un altro velocemente.
    C’è bisogno di tanta cura in tutto ciò che si fa. Basta pensare ai soldi, alla distanza del lavoro da casa, ecc…
    Grazie, Dottoressa! Come sempre tratta argomenti importantissimi.

  2. Condivido tutto ciò che è stato evidenziato nell’articolo interessantissimo. Da ex insegnante, ormai in pensione, non posso che evidenziare quanto sia necessario, urgente, assicurare insegnanti di sostegno formati e dotati di empatia.

Comments are closed.