– di Francesca Nardi –
Se i sacerdoti della solidarietà, fossero stati nel tempo meno saccenti e soprattutto meno propensi all’autocelebrazione e magari più tolleranti nei confronti del mondo circostante, popolato a loro giudizio, secondo le stagioni, da sporchi razzisti, infami classisti, affamatori e bastardi insensibili alle altrui difficoltà, forse…la nostra reazione alla notizia che la Procura della Repubblica aveva concluso le indagini preliminari, relative ad un procedimento penale a carico di 17 indagati, tutti a vario titolo, impegnati nel Progetto SPRAR (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e nell’ATS (Associazione Temporanea di Scopo), sarebbe stata di incredulità e meraviglia e ci saremmo adoperati per scrutare a fondo, nelle viscere delle verità nascoste, sperando che gli inquirenti avessero preso un granchio. Nulla di tutto questo è successo, soprattutto perché il tempo delle emozioni, nel bene e nel male, pare sia finito e trapassato ormai per tutti e la lettura delle “carte”, che gratta il fondo delle illusioni, ha messo la firma in calce ad una vergogna totale ed assoluta. I 17 destinatari delle indagini, sono persone conosciute da sempre, perché da sempre, quasi tutti, a Caserta, si occupano di accoglienza agli immigrati, un’accoglienza che nel tempo è diventata un business organizzato e legittimato inconsapevolmente da istituzioni importanti, come il Ministero degli Interni che oggi, nella persona del Ministro, compare come persona offesa, assieme ad una coppia di immigrati ghanesi, dipendenti a tempo indeterminato dell’Associazione Comitato per il Centro Sociale di Caserta. Tra gli indagati troviamo nomi di spicco, come quelli di Matteo Palmisani, RUP del Comune di Caserta per il Progetto SPRAR; di Fabio Basile, legale rappresentante pro tempore dell’ATS e presidente del Centro Sociale di Caserta, soggetto gestore del progetto SPRAR 2017/2019 e di Suor Rita Giarretta, legale rappresentante delle Suore Orsoline SCM Comunità Ruth Caserta e membro dell’ATS. A seguire Bruno Michelina, D’Agostino Bruno e Losco Pietro, revisori dell’ATS Progetto SPRAR; Cocciardo Massimo addetto alla rendicontazione ATS anno 2017; Campolattano Claudia, addetta alla rendicontazione 2018 e 2019; Mosca Giovanni Paolo, cassiere ATS addetto ai pagamenti; D’Amico Immacolata, coordinatrice dell’ATS del progetto SPRAR; D’Amico Domenica e Fiano Vincenzo, responsabili dei rapporti con la politica dell’ATS; Crovella Federica Maria, responsabile ATS strutture alloggiative dello SPRAR; Crovella Virginia Anna coordinatrice ATS dei corsi di formazione e di istruzione e presidente di Caserta Città Viva, Bartoli Andrea addetto ATS agli alloggi e ai corsi di istruzione dei beneficiari del Progetto SPRAR, Castaldi Gian Luca rappresentante della Caritas Diocesana di Caserta, partner Progetto SPRAR; Russo Riccardo del servizio Centrale SPRAR di Fondazione Cittalia. Una storia drammaticamente banale, come il male che si intravede, quella che si dipana dietro la griglia rovente della Giustizia, una storia intessuta di abili sotterfugi ed inganni, posti in essere fin dall’inizio, per ottenere regolarmente la gestione del Progetto SPRAR, attraverso il Comune di Caserta, una storia assai articolata che si sviluppa e svolge con temeraria spregiudicatezza, attraverso affidi dei progetti di cui sopra, ottenuti con raggiri e artifizi e nonostante il Comitato Centro Sociale di Caserta, magna pars dell’intero affaire, non avesse una sede, ma utilizzasse, sine titulo, locali allocati all’interno dell’ex Canapificio e pertanto a rischio, dal momento che l’edificio presentava gravi carenze strutturali e pericolo di crollo. In una sarabanda variegata di false dichiarazioni e sotterfugi e procedendo senza alcuna certificazione antimafia, tanto per gradire, il tutto al fine di ricavare il classico ingiusto profitto, i 17 indagati, a vario titolo sono risultati coinvolti in quello che viene definito con il classico: “medesimo disegno criminoso”. Ma ciò che colpisce con maggior violenza l’immaginario, ormai “provato ed oltre” è l’accusa che grava su Fabio Basile e Mosca Giovanni Paolo, nei rispettivi ruoli di presidente dell’Associazione Comitato Centro Sociale di Caserta e cassiere della predetta associazione…I due gentiluomini, secondo l’accusa avrebbero minacciato di licenziamento, una coppia di giovani coniugi ghanesi, dipendenti a tempo indeterminato dell’Associazione Comitato per il Centro Sociale di Caserta, qualora si fossero rifiutati di assecondare la richiesta di restituire mensilmente, parte della loro retribuzione eccedente gli euro 700 mensili pro capite. In tal modo avrebbero costretto i due poveretti a versare illegittimamente la somma complessiva di euro 65. 634.52 a loro beneficio. La tecnica che definire spregiudicata è un eufemismo, ricorda più o meno quella applicata da molti imprenditori crumiri o peggio che obbligavano gli operai a firmare una busta paga che riportava stampato un certo importo calcolato su criteri legittimi e a tacere contemporaneamente, pena il licenziamento, sul reale importo contenuto nella busta che risultava assai inferiore rispetto alla cifra ufficiale. La stessa tecnica che i difensori del popolo e dei fratelli sfortunati condannavano pubblicamente nei comizi e nelle sacre contestazioni di cui si facevano promotori in ogni occasione utile soprattutto ed oggi possiamo dirlo, a mischiare le carte e a confondere le acque…Se i risultati sono questi , evidentemente qualcuno ha barato pesantemente, o no? E pensare che molte volte ci siamo sentiti in colpa per non essere riusciti ad essere abbastanza presenti ed incisivi nella difesa dei diritti dei più deboli…e pensare che progetti validi ed estremamente efficaci dal punto di vista culturale per favorire una inclusione dignitosa e partecipativa, dopo essere stati magnificati ed apprezzati sono stati accantonati per far posto ad altro…forse perché quei progetti accantonati, non prestavano a dovere il fianco alla stesura organizzata delle solite cofecchie…adesso finalmente abbiamo capito perché. Hasta la vista!