ANNO NUOVO, VECCHIE ABITUDINI

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d anna disegno piccolo 150x150 ANNO NUOVO, VECCHIE ABITUDINI 

  –   di Vincenzo D’Anna*   –                             

Basta “voci di dentro per la politica casertana. Dopo i clamori del capodanno con i rituali cenoni, il frastuono dei botti e gli auguri per un anno migliore, il 2025 ha già iniziato il suo corso. Inesorabilmente, il carro infuocato delle ore solcherà il cielo fino ad immergersi nel mare al tramonto. Riprende cosi, senza soluzione di continuità, il lento ma inesorabile trascorrere del tempo. Il mito greco definisce le ore non solo come la misura degli anni che passano. Esse infatti, in quanto figlie dell’ordine universale, vengono anche poste a presidio del rispetto delle leggi morali che disciplinano tutto l’universo, umanità compresa. Ora, quando queste leggi restano inosservate ecco che l’ordine sociale ne rimane turbato. Per quanto mitologici siano, si tratta di concetti adeguati ed al passo con i tempi correnti. Se all’ordine universale dei greci sostituiamo quello della società umana, il normale scorrere della vita degli individui, il discorso si cala nella realtà fattuale di tutti i giorni. Se l’ordine naturale è turbato dalla violazione delle leggi morali, la società stessa ne subisce le conseguenze. Quando, ad esempio, il malaffare turba l’ordine morale e quello sociale, tutta la società ne subisce gli effetti negativi, per alterazione del vivere civile e del patto sociale che gli uomini accettano, attraverso le norme, per vivere in pace ed armonia tra loro. Se l’armonia civica viene minacciata da chi governa la cosa pubblica, da chi dovrebbe regolarla e migliorarla in nome del bene comune, la turbativa diventa ancora più grave e violenta. Astratta filosofia? Nossignore!! E’ pura e semplice regola politica, mero intralcio della tecnica di governo della società, elementare disarmonia del dettato che deve osservare chi ha il dovere di amministrare il bene pubblico ed i relativi servizi. Un grande antifascista, politico ed intellettuale come Leo Valiani amava ripetere che “la politica può anche fare a meno delle leggi morali, ma non è affatto detto che riesca meglio nei suoi scopi”. E così Sant’Agostino, dottore della Chiesa, quando ci ricordava che: “nella casa del giusto anche il comandare è rendere un servizio ai comandati” e che “non si comanda per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene agli uomini; non per orgoglio di primeggiare ma per amore di provvedere”. Fuori o contro questo portato etico la politica diventa null’altro che un espediente: il rifugio dei bricconi, un’opportunità per i lestofanti. Ed ancorché il malaffare renda sul piano del consenso elettorale e clientelare, il risultato finale è il disagio in cui versa l’intera società. Questo vale anche per quelli che di politica non si intendono o che ne hanno una pessima considerazione non recandosi a votare, che lasciano alla parte più scadente del consesso sociale la rappresentanza politica. Quelli, per intenderci, che dicono di avere le mani pulite solo perché, in fondo, le tengono inoperose e candide nelle proprie tasche! Se la politica non si riorganizza su basi morali, se la cosiddetta società civile se ne frega altamente, non restano allora che i rigori della legge e di coloro che sono chiamati a farla osservare, con tutto il proprio corredo etico. Sono mesi che i blogger casertani, i giornali cartacei e quelli online, ci notiziano di vari episodi non in linea con i profili della corretta gestione del potere; di concorsi orientati a beneficio di parenti e galoppini , degli stessi pubblici amministratori che li vincono in altri enti locali o enti economici collaterali dipendenti dalla politica; di appalti pubblici “sospetti”, di un cono d’ombra che si proietta su taluni politici ed amministratori di primo piano alcuni dei quali sono posti ai vertici di enti importanti. Lo stesso dicasi per le querelle da cortile che ormai hanno soppiantato il civile confronto politico, la scomparsa dei partiti in Terra di Lavoro sostituiti da piccoli ras e trafficanti della politica di basso conio e ad alta redditività. I nomi? Sono da tempo ben fissi nelle cronache degli organi di informazione, quasi sempre gli stessi che fanno da capofila di quelli che hanno al loro al seguito. Si susseguono da mesi le “voci di dentro” di indagini e di perquisizioni, di dimissioni cautelative, di interrogatori serrati. Orbene nessuno più di chi scrive si è battuto in nome del garantismo e per denunciare gli abusi di certa magistratura inquirente quando i poteri di certi togati hanno travalicato sia la giurisdizione sia la certezza delle prove, innanzi a sbrigativi provvedimenti giudiziari e cautelari in carcere. Chi non aspira ad una giustizia serena, certa ed imparziale? Ed è proprio in nome di questa idea di giustizia giusta che ci domandiamo perché esista ancora tanto divario tra il dire, o meglio il sussurrare, ed il fare di accertamenti dirimenti che mettano un punto fermo e definitivo al vociare insistente. Certo si spera che i riscontri siano negativi per i sospetti e gli indagati, in riferimento ad una serie di fattispecie oblique denunciate dalla stampa. Con il passare del tempo l’opinione pubblica casertana è diventata scettica e questo non aiuta né la politica, né la magistratura, né l’ordine sociale in una provincia già tanto martoriata e deprezzata dalla criminalità organizzata. Abbiamo il diritto di sapere per chi abbiamo votato non fosse altro per non sbagliare ancora!!

*già parlamentare