LA PRATICA FORENSE: TRA FORMAZIONE, SFIDE E PROBLEMATICHE DEL SISTEMA LEGALE

0

   –   di Christian Mancini   –                                                                             

Il cammino per diventare avvocato in Italia è articolato e richiede un periodo di formazione specifico e rigoroso. Dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza, il passo successivo è l’iscrizione al praticantato, che ha una durata minima di 18 mesi. Durante questo periodo, il praticante avvocato è chiamato a mettere in pratica le conoscenze acquisite durante il corso di studi, lavorando a stretto contatto con un avvocato esperto. In questa fase, il praticante ha l’opportunità di acquisire esperienza nella redazione di atti, nella consulenza legale, e nella gestione di casi reali, ma anche di affrontare l’aspetto più umano della professione, come l’interazione con i clienti e la gestione delle dinamiche in tribunale. Al termine del praticantato, è necessario affrontare l’esame di abilitazione professionale per poter esercitare a pieno titolo la professione.

 CRITICITÀ DEL SISTEMA

Il sistema del praticantato presenta numerose criticità che incidono profondamente sul percorso formativo dei giovani legali. Innanzitutto, la durata stessa del praticantato, pur essendo una fase fondamentale per l’apprendimento, risulta a volte troppo lunga rispetto al carico di formazione effettivo che i praticanti ricevono sul campo. Un altro aspetto critico riguarda la compensazione economica, che in molti casi non è proporzionata all’impegno richiesto. La bassa retribuzione, o la sua totale assenza in alcuni studi legali, contribuisce a rendere il periodo del praticantato estremamente difficoltoso dal punto di vista economico. Inoltre, la formazione pratica spesso non è accompagnata da un adeguato supporto teorico, lasciando i praticanti privi di una guida strutturata. Questo sistema, purtroppo, non consente a tutti i giovani avvocati di entrare nel mercato del lavoro con una preparazione sufficiente per affrontare le sfide della professione.

 ABUSI E SFRUTTAMENTO

Le problematiche legate al praticantato non si limitano solo alla carenza di formazione e alla scarsa remunerazione, ma includono anche fenomeni di sfruttamento. Alcuni praticanti sono costretti a lavorare per ore senza una giusta compensazione, e talvolta si trovano a svolgere compiti che non sono minimamente legati alla loro formazione, come la gestione di faccende burocratiche o l’esecuzione di compiti puramente amministrativi. Altri ancora sono sottoposti a carichi di lavoro eccessivi, senza ricevere un adeguato supporto o supervisione. Queste condizioni, seppur non universali, sono abbastanza diffuse da minare il benessere psicologico e professionale dei praticanti, creando un clima di insoddisfazione che può avere effetti negativi sull’intera professione. A volte, inoltre, il praticante è considerato un semplice “collaboratore” a basso costo, piuttosto che un elemento fondamentale del processo formativo, e questo crea un divario tra le aspettative iniziali e la realtà.

 LE PROSPETTIVE

Nonostante le difficoltà evidenti, esistono segnali positivi per il futuro del praticantato e della professione forense. Negli ultimi anni, sono emerse iniziative per cercare di migliorare le condizioni lavorative dei praticanti, con proposte che vanno dalla revisione della durata del praticantato, al miglioramento della retribuzione, fino all’introduzione di una formazione più strutturata e continua. In alcune realtà, si stanno sviluppando forme di contratto più stabili e giustamente remunerate, che consentono ai praticanti di concentrarsi sull’aspetto formativo senza dover affrontare l’incertezza economica. Inoltre, alcune istituzioni hanno iniziato a promuovere un sistema di tutoraggio più efficace, che può aiutare i praticanti a orientarsi meglio nel complesso mondo giuridico. Se queste iniziative riusciranno ad estendersi su scala più ampia, si potrà sperare in un miglioramento sostanziale della qualità del percorso formativo e della preparazione dei giovani avvocati, garantendo loro migliori opportunità e un futuro professionale più equo.