– di Francesca Nardi –
E poi…un giorno accade che qualcosa ti si spezzi dentro e tu…decida infine di rinnegare il tempo trascorso sui davanzali del dubbio, mentre, chiuso nel tuo sudario di silenzio, consentivi al resto del mondo, “quello dei giusti e degli intemerati”, di umiliare le Idee e massacrare il Pensiero, profanando la memoria dei compagni, affinché non restasse nulla se non le “fogne” citate a ricordo del loro passaggio e la gloria conquistata con la barbarie della loro uccisione. Quel giorno in cui decidemmo di tacere io c’ero, quel giorno in cui qualcuno decise di transitare con la merce sbiadita e svenduta sui mercati della politica, silenziosamente, noi siamo scomparsi. E poi accade che un giorno di fine dicembre, qualcuno ti dica che hanno arrestato Gianni Alemanno e allora quel vento ribelle, contrario alla ragione imposta dall’istinto di conservazione, quel vento che da sempre soffia ed imperversa e turbina, purificando il pensiero dalla fuliggine grassa e malsana dell’ipocrisia, riprenda la corsa e travolga con violenza e trascini con sé diluvi di quell’inutile silenzio da cui hanno tratto benessere e giovamento gli infami ed i poveri di spirito. Abbiamo taciuto in nome del nulla che oggi si delinea chiaroscuro e pernicioso come un agguato. L’arresto di Gianni Alemanno e le motivazioni dello stesso che, per pudore e per rispetto, taccio, hanno squarciato di colpo l’ultimo brandello di tolleranza…come avviene ogni volta che la pochezza e l’ipocrisia esagerano nel manifestarsi, come coloro che, volgarmente, irrorano il seminato fuori dal vaso. L’abitudine al silenzio, dovuta in massima parte alla certezza assoluta che ogni parola sarebbe stata fraintesa, colpita a morte e portata in giro, infilzata sulla picca a monito…mi ha indotto a dialogare con un vecchio amico del Fronte, nella speranza che recuperi il senso logico all’interno di un atto che me sembra l’ennesimo sfregio alla ragione della dignità del pensiero. Antonio Mazzella oggi è un imprenditore affermato nella cosiddetta vita profana, resa meno profana dalla sua partecipazione al Comitato nazionale della Croce Rossa Italiana, ma nella nobile esistenza del pensiero di dentro, egli è impegnato in Politica in qualità di componente del Comitato “Fermare la Guerra”, fondatore, militante e dirigente del Movimento Indipendenza. E’ appena il caso di ricordare inoltre, il pubblico disimpegno di Antonio Mazzella da quella An annacquata di cui abbiamo, ahinoi, chiara memoria ed il suo incarico di capo della segreteria de La Destra di Francesco Storace. A chi chiedere lumi se non all’amico Mazzella dunque? Antonio Mazzella, dopo il “fatto” che le persone intellettualmente oneste esitano a definire…pubblica un post: “Arrestato Alemanno: cui prodest?”, quindi risponde al suo stesso quesito: “Le sue intuizioni politicamente lucide e rilevanti fanno paura ai mestieranti della politica, in questa “serva Italia” ne temono il dinamismo mentale, la forza interiore, le idee. In ogni caso né il “Comitato Fermare la guerra”, né il “Movimento Indipendenza” lasceranno interdire la loro presenza né si faranno intimidire nelle loro attività per la Pace ed il Sovranismo Sociale”. Infine l’hashtag #alemannolibero.
- Cosa è successo dunque, Antonio?
- R. “E’ stato arrestato Gianni Alemanno. Non il ragazzo animato da sacro furore rivoluzionario che alla fine degli anni ’80, fu protagonista e capeggiò l’interruzione del corteo presidenziale di Bush, così come la contestazione alla Ambasciata sovietica e cortei…il tutto risale appunto ad alcuni decenni fa…Parlo invece di un uomo di 66 anni, al quale è stata revocata la libertà condizionale, che aveva ottenuto dopo una condanna a 22 mesi e che, avrebbe terminato del tutto di espiare la pena tra soli quattro mesi, per un reato che non esiste più e che il 31 dicembre 2024, è stato sottratto ai suoi affetti familiari e messo in carcere, come se da parte sua, ci fossero state le condizioni di fuga o di reiterazione del reato che palesemente…non sembrano figurarsi…quanta fretta!”
- Spiega allora ai nostri lettori, quale condanna (e per quale reato) sta espiando Alemanno e perché sia stato improvvisamente tradotto in carcere?
- “Il provvedimento di revoca della misura alternativa sembra essere basato su qualche manchevolezza rispetto alle regole per gli spostamenti, imposte dai magistrati, circa orari mattutini e serali, di uscita e rientro…questo provvedimento arriva tra capo e collo, malgrado la solerzia di Alemanno nell’ottemperare agli incarichi assunti, sia ben testimoniata dagli operatori sociali che se ne avvalgono ed è stato quindi portato al carcere di Rebibbia. Non mi permetto però di entrare nel merito di questa decisione. D’altronde altri hanno espresso il loro intimo sentire sull’argomento. E penso a Marco Rizzo e a Franco Toscano, che sottoscrivono, fra l’altro, un documento in cui si afferma: “In Italia puoi uccidere un carabiniere o pestare a morte una donna ed andare agli arresti domiciliari e l’ex ministro e sindaco di Roma va in galera, per un ritardo o poco più. Un accanimento esagerato per una persona, certo non socialmente pericolosa. Evidentemente danno fastidio le sue recenti posizioni, contro la guerra e per l’indipendenza del nostro paese. Due pesi e due misure. Solidarietà!” Ed io li ringrazio.
- Antonio, in verità non è stata l’unica manifestazione di solidarietà a favore di Alemanno, non è vero?
- Sì Francesca e facendo una necessaria cernita, tralascerei i pochi “copincolla” ipocriti, concepiti e scritti secondo gli ordini di scuderia…e le sincere rappresentazioni di affetto e stima ed i comunicati di solidarietà, troppi per citarli tutti, per rivolgere lo sguardo ai social, che offrono ampi spunti di riflessione. Ad esempio, Carlo Taormina, commentando sui social scrive: “Se la Meloni non fosse stata presidente del Consiglio, Alemanno non sarebbe stato arrestato”. Ed insiste ancora più incisivo: “Qui la ragione è politica. Non si deve dimenticare che il Tribunale di sorveglianza è quello di Paternello, quello che ha dimostrato di odiare la destra e la Meloni”. Inoltre, consapevole delle dinamiche politiche differenti ed antigovernative che muove Alemanno con il Movimento Indipendenza, rispetto alla Meloni, aggiunge che…: “Sono tutti della stessa matrice ideologica”. Quindi Alemanno sarebbe stato colpito perché di destra, come il Governo. E che sia una destra sociale, non sembra importare, per quanto sia nemica capitale della destra liberal conservatrice governativa. Mi torna in mente Dante… “Ahi serva Italia…bordello” . Inoltre, ricordo che a Roma in Largo Goldoni, il lunedì precedente, come Movimento politico, Alemanno ha dato vita ad un flash mob, con un grande cartellone estremamente incisivo e qualcuno… se la deve essere presa a male, perché di qualche condotta criminale, al di là da definirla genocidio, piuttosto che sterminio, si pretende che neanche se ne parli… Ecco, potrebbe essere stato dato, così come un incentivo ad agire, trovando un modo urgente per silenziare una voce fuori dal coro, con un avvertimento al suo Capo…solo un avvertimento, certo…e come sai c’è modo e modo di dare un avvertimento ad un mondo, a un gruppo, ad una comunità…lo si può fare anche soltanto colpendo una persona significativa, che quel mondo lo rappresenti e nella quale quel gruppo, quella comunità si riconosca. E questo potrebbe essere un avvertimento che uno Stato totalitario può porre in atto. Non dimentichiamo mai che ci sono state persone suicidate loro malgrado, incidenti provocati o mese in scena con sinistri stradali fasulli e morti reali…Epperò siamo in democrazia, in Italy…beh…una democrazia a sovranità limitata…purtroppo. Ma non voglio credere che possa succedere questo, neanche quando la quasi totalità dei partiti concorda e deve mostrarsi solerte e zelante verso il padrone d’Oltreoceano o i suoi portabandiera di Oltralpe.
Antonio Mazzella da qualche tempo è “fermo” nel corpo ma ovviamente furente all’occasione e mobile nello spirito, costretto da un temporaneo problema di salute in un Ospedale. In previsione della triste ricorrenza della Strage di Acca Laurentia il 7 gennaio, ha scritto un post:
“Letto d’Ospedale o sedia a rotelle, con un libro in grembo, chiuso, e lo spirito a Roma, resterò sveglio alla vigilia della strage di Acca Laurentia e se quella sarà una lunga notte, il giorno stesso sarà interminabile…tutto avvenga con disciplina interiore…auspico che gli dei evitino incidenti…questo, malgrado gli infami”
- Antonio vuoi aggiungere qualcosa a quel post?
- “No…la prima parte era una presa d’atto dell’impossibilità di essere fisicamente presente al “Presente” proprio quest’anno che, necesse est esserci, per rispondere all’inaccettabile clima intimidatorio, artatamente diffuso, per impedire che si svolga serenamente. La seconda parte era ed è, una sorta di invocazione rivolta ad un ambiente vasto, vario e variegato a che ci si comporti come buon senso suggerisce. A maggior ragione adesso, che si è consapevoli del clima che, come una cappa opprimente, ammorba l’aria. Sia pure in maniera differente, la vicenda Alemanno è suonata come un ulteriore campanello d’allarme e spero abbia offerto una chiave di lettura aggiuntiva, al momento che stiamo vivendo”.
- La tua degenza non è certo facile né si prospetta breve, tuttavia questa tua impossibilità a muoverti, come traspare dal tuo post, non sembra frenarti più di tanto nella passione e nell’impegno politico, se non dal punto di vista fisico…
- R. “In realtà è invece estremamente penalizzante. Ad esempio, ho sentito nella giornata di venerdì u.s. Davide Tutino di Resistenza Radicale, che si è recato a Rebibbia per consegnare una lettera aperta, destinata ad Alemanno, in cui ha dichiarato la vicinanza, la solidarietà ed il sostegno propri e della sua realtà. Ci siamo ripromessi di incontrarci, ma non avverrà se non quando sarò dimesso, sempre che non venga a trovarmi lui prima. Ed è così per tutti e tutto…E poi mi pesa molto non essere presente al “Presente” di Acca quest’anno. Esattamente come ho scritto…e inoltre vorrei poter vedere la mia Gente, senza doverne io stesso centellinare la presenza, secondo orari di visita ospedalieri. Vorrei poter scambiare reciprocamente strette di mano e di avambracci e dare e ricevere abbracci ed al momento opportuno, fare quadrato. Non solo virtualmente. E naturalmente, ci sono incombenze professionali e comunque lavorative, che reclamano la mia presenza, con tutto quello che questo comporta. Ecco tutto… e so… che non è poco”.
- Cosa vuoi aggiungere?
- R. “Nulla Francesca…credo di essere stato chiaro…Marcello Veneziani commentando duramente nel metodo, ma non solo nel metodo, l’arresto di Gianni si chiede “in che schifo di società faziosa, barbarica e disumana, viviamo”. Io ho preso atto di come sta la situazione e non perdo la speranza di ribaltarla, perché la maggioranza del nostro popolo, inorridisce davanti a quel che accade a Gaza e ritiene assurdo sostenere Kiev in uno sforzo bellico che, a prescindere da torti e ragioni, alibi e posizioni di comodo, non produrrà risultato. Avremmo dovuto, proprio perché Giorgia è brava ed all’estero anche stimata, rispetto a certi suoi predecessori, prendere noi, come Nazione, l’iniziativa, lasciando che la UE e gli USA protestassero pure, minacciassero, ci mettessero all’indice, ma imporci come ci sarebbe anche convenuto e farci portavoce ed artefici di un concreto progetto di pace, dialogando con Mosca e Kiev e prendendo posizioni chiare e non diplomatiche rispetto ad Israele ed ai massacri indiscriminati che compie con il placet di un cosiddetto Occidente, annichilito, ornai fuori tempo massimo, dai sensi di colpa indotti e torcicollo…neanche il fuoco amico sui soldati italiani, impegnati in missione di pace, ha dato la sveglia a Tajani, Crosetto, Salvini e compagnia, presidenti compresi della Repubblica e del Consiglio. E come dice Sant’Agostino…“La speranza ha due figli: la Rabbia ed il Coraggio. La rabbia nel vedere come vanno le cose, il coraggio nel vedere come potrebbero andare. Credo di avere in qualche modo, trasmesso entrambe e penso che Alemanno, stia pagando un enorme scotto personale, perché ha contrariato il pensiero unico (che detta condizioni cui si piegano pseudo governativi e opposizione farlocca che poi, a tenaglia cercano di zittire le voci fuori dal coro) con le posizioni politiche che ha preso con grande coraggio e con dei principi ideali ed etici, professati con amore per essi stessi e per la nostra gente. Ed anche se sta in galera per politica, piuttosto che per qualche cavillo giuridico, che sia arrestato per motivazioni congrue o meno, il punto non è questo, ma che ha agito con coraggio, magari con lievi infrazioni procedurali, mai per proprio tornaconto personale, bensì stando per amore, al servizio di una idea e del nostro popolo. E come ci ha insegnato il poeta, che a Fresnes scrisse i suoi ultimi versi prima di essere oggetto di una sentenza ingiusta ed assassina:“Amore e coraggio non sono soggetti a processo”
“Antonio, questa frase di Roberto Brasillach era scritta a caratteri cubitali su un muro di Via Tanucci, se ricordo bene…e…
Antonio Mazzella sa bene quale sia il prosieguo della frase e quale sia la domanda inespressa, la cui eco risuona comunque nell’aria…e sembra rimbalzare nello sguardo che si accende nell’annuncio di un sorriso, che è già nelle parole… “E’ stato tanto tempo fa…tanto tempo fa…E noi siamo ancora qui”…
E su quel sorriso accennato e sulle quelle scarne parole che regolano con precisione quasi musicandoli, i suoni taciuti e le memorie, chiudiamo questa intervista con il dubbio se… a rispondere sia stato Antonio che esce dal Fronte con la mano sulla spalla di Andrea in una sera d’autunno o se il tempo sia davvero trascorso veloce come uno sparviero tagliando l’orizzonte proprio là… dove incrocia l’uragano…