‘DI CHI SONO LE CASE VUOTE?’, IL ROMANZO DI ESORDIO DI MARINA IADICICCO

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%name DI CHI SONO LE CASE VUOTE?, IL ROMANZO DI ESORDIO DI MARINA IADICICCOCASERTA – Marina Iadicicco (Caserta, 1996) è una scenografa e aspirante regista. Laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha conseguito una triennale in Scenografia Teatrale e Cinematografica e una magistrale in Didattica dell’Arte e Mediazione del Patrimonio Culturale. La sua formazione accademica si intreccia con un percorso personale e professionale ricco di esperienze artistiche e culturali, che hanno contribuito a definire una personalità creativa e versatile.
Dal 2013, Marina ha collaborato con diverse associazioni culturali e ha partecipato attivamente a una compagnia di teatro sperimentale, avvicinandosi anche al teatro di strada. Queste esperienze le hanno permesso di sviluppare una sensibilità artistica unica e di calcare, in qualità di aiuto scenografa, i palcoscenici di città come Napoli e Venezia.
Per la sua tesi di laurea specialistica, Marina ha affrontato un tema di grande valore culturale: “Il  cinema di Carlo Verdone. Uno sguardo agli anni ’70, di una Roma dannata e coraggiosa”. Questo lavoro l’ha portata a collaborare direttamente con il celebre regista e attore romano, approfondendo non solo il suo cinema, ma anche il contesto storico e sociale che lo ha ispirato. Tra le sue collaborazioni più rilevanti, figura quella con Lello Arena, in occasione dell’allestimento di una mostra dedicata alla carriera artistica di Massimo Troisi, ospitata presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca. Queste esperienze hanno consolidato il suo desiderio di raccontare storie attraverso il linguaggio visivo, portandola a sognare una carriera come regista
cinematografica.
Di chi sono le case vuote?, il suo romanzo d’esordio, rappresenta un naturale proseguimento del suo percorso artistico. Nato inizialmente come una sceneggiatura cinematografica, il romanzo riflette la sua passione per il cinema e per il racconto visivo.
Dichiarazione dell’Autore Ho concepito e scritto questo romanzo durante la mia permanenza a Capri, un’isola che con la sua struggente bellezza ha saputo accogliere e amplificare la mia ispirazione. La protagonista, Nina, è una figura che portavo dentro di me da molto tempo, una presenza latente alimentata da esperienze vissute, incontri significativi e frammenti di emozioni. È il risultato di un intreccio tra la mia memoria personale e una riflessione più ampia sulle fragilità e le contraddizioni della società contemporanea.
Nina è nata in un periodo di trasformazione profonda della mia vita, segnato da difficoltà personali e incertezze. Attraverso di lei, ho potuto esplorare temi complessi e spesso dolorosi, dando forma e parola a sensazioni di smarrimento che avevo sempre taciuto. La scrittura di questo romanzo è stata, per me, un processo di elaborazione emotiva e intellettuale, un modo per trasformare il dolore in un’opera che spero possa parlare direttamente al lettore.
L’idea originaria del progetto era una sceneggiatura cinematografica: ogni scena del romanzo è stata concepita come se dovesse prendere vita sul grande schermo. La struttura narrativa e la componente visiva sono fortemente influenzate dal linguaggio cinematografico, e la musica lirica, ascoltata durante il processo creativo, ha avuto un ruolo fondamentale nel suggerire atmosfere e stati d’animo.
Uno dei temi centrali del romanzo è il rapporto con la classe operaia e la realtà dei lavoratori.
Ho voluto rendere omaggio a mio padre, fabbro di professione, e al sacrificio che ha affrontato per mantenere la famiglia. Questo aspetto si riflette nella caratterizzazione dei personaggi e nella rappresentazione di un mondo che spesso resta nell’ombra, fatto di fatica, dignità e rinunce.
Un’altra figura chiave che ha ispirato il romanzo è quella di Antonio Mandarino, noto come “il cavaliere dei pezzenti”. Fino a qualche anno fa, la sua piccola baracca sulla strada di Viale Carlo III, nei pressi del Big Maxicinema, rappresentava un punto di riferimento per chiunque amasse l’arte autentica e fuori dagli schemi. Mandarino, con la sua visione originale e il suo legame con il territorio, è diventato il modello per il personaggio di Domenico Morelli, una figura centrale nel romanzo. Ho dedicato un intero capitolo a lui e alla distruzione del Big Maxicinema, simbolo del declino culturale che affligge molte realtà provinciali.
Il romanzo affronta, infatti, il tema della perdita: non solo quella personale e affettiva, ma anche quella culturale e sociale. La protagonista, Nina, si muove in un mondo in trasformazione, dove il consumismo e la modernità cancellano luoghi, storie e identità. Di fronte a questa realtà, Nina trova rifugio nel passato, cercando appoggio negli anni ’80, nei mercatini dell’usato, tra vinili, fotografie antiche e oggetti carichi di memoria. È in questi dettagli che si intravede il suo bisogno di autenticità e bellezza in un’epoca che percepisce come vuota e priva di valori. Uno dei momenti più significativi della narrazione è l’incontro con Carlo Verdone, figura simbolica per Nina, che rappresenta un legame con il cinema del passato, con una cultura che sembra sempre più lontana. Questo dialogo diventa l’occasione per esplorare il tema della nostalgia, che attraversa tutto il romanzo, e per riflettere sul significato del rapporto tra memoria e identità.
In definitiva, il romanzo è un inno alla bellezza del passato e alla sua capacità di parlare al presente. Al tempo stesso, è una critica al consumismo e alla perdita di valori che caratterizzano la modernità. Nina incarna la tensione tra il desiderio di aggrapparsi a ciò che è stato e la necessità di trovare una strada per andare avanti. È una storia che unisce introspezione, denuncia sociale e amore per l’arte, offrendo al lettore uno spaccato universale delle sfide dell’animo umano.
Titolo: Di chi sono le case vuote?
Autrice: Marina Iadicicco
Data di uscita: Le prevendite inizieranno online, Giovedi 30 Gennaio, alle ore 17.30, sul sito ufficiale della casa editrice di Milano, Bookabook (https://bookabook.it/)
Sinossi Nel cuore pulsante e contraddittorio di Napoli si dipana la vicenda di Nina, una giovane donna intrappolata tra il peso di un passato che non riesce a dimenticare e un presente che la lascia priva di radici. Alla disperata ricerca di sollievo, Nina si rivolge a una cartomante enigmatica del quartiere Forcella, con la speranza di cancellare dalla memoria i ricordi che la tormentano. La cartomante, in un’atmosfera intrisa di simbolismo e mistero, le svela cinque carte, ognuna delle quali rappresenta un nodo irrisolto della sua vita: il sogno infranto del cinema, i traumi familiari, gli amori mai vissuti, i ricordi che vorrebbe dimenticare e la struggente nostalgia degli anni d’oro. Ma la donna le offre una verità crudele: non si può dimenticare il passato senza prima affrontarlo. Ha inizio così un viaggio interiore che condurrà Nina attraverso i frammenti della sua memoria, riportandola in un borgo dimenticato della provincia di Caserta, un luogo marginale e consumato dal tempo, dove la modernità si insinua come un’onda spietata, cancellando ogni traccia del passato e lasciando dietro di sé solo desolazione. Nina
vive prigioniera della sindrome degli anni d’oro, quel desiderio lancinante di appartenere a un’epoca mai vissuta, in cui bellezza e autenticità sembravano intrecciate nel tessuto della vita.
Figlia della classe operaia, Nina porta il peso di un’esistenza scandita dalla fatica e dal sacrificio. Suo padre, Aniello, è un fabbro piegato dal lavoro, un uomo imponente ma distante, il cui amore si esprime in silenzi opprimenti. Rosa, la madre, è l’incarnazione di un patriarcato che l’ha ridotta a un’ombra: custode di una casa che non sente sua, priva di sogni e parole. La vita domestica di Nina è uno specchio crudele del destino che l’attende, se non troverà la forza di ribellarsi. Fuori dalle mura di casa, il peso del tempo che svanisce si fa insostenibile. Un vecchio cinema, che per Nina era un santuario di poesia e resistenza, viene demolito per far posto a una fabbrica anonima, grigia, implacabile. Davanti alle macerie, stringe tra i denti una vecchia fotografia, masticando simbolicamente ciò che non può trattenere: il passato che si dissolve come polvere. Tre uomini attraversano la vita di Nina, ognuno portando con sé un riflesso del suo mondo frammentato. Piero, un regista teatrale, incarna una speranza fragile che si infrange nel tradimento; Leo, un pittore e tanguero irrequieto, le offre un barlume di passione tra le calli malinconiche di Venezia; e infine Sandro, un uomo enigmatico di Capri, che, rappresenta un ideale irraggiungibile, l’incarnazione di una bellezza che Nina rincorre pur sapendo che non potrà mai afferrarla. I viaggi di Nina, da Venezia a Capri, sono specchi della sua anima, tappe di un’odissea emotiva che intreccia la decadenza della modernità con la ricerca disperata di un significato. In questi luoghi, Nina incontra personaggi surreali ed eccentrici, specchi delle sue inquietudini, ma anche guide verso una comprensione più profonda della vita e del suo stesso tormento.
Di chi sono le case vuote? non è solo il racconto di una donna, ma un affresco implacabile della dissoluzione di un mondo: il declino della classe operaia, la perdita dell’identità culturale, il trionfo della modernità sull’autenticità.

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