
La sua installazione, distribuita in punti nevralgici della città – dai muri dei Navigli alle vetrine di Porta Venezia, fin dentro i mezzi pubblici – era composta da semplici pezzi di nastro adesivo, accompagnati da un post-it giallo con su scritto:
“Uè guaglió bell sta banana”.
Un chiaro riferimento all’opera di Maurizio Cattelan (Comedian, la banana attaccata al muro), ma anche una sua decostruzione brutale. “Ti ho rubato la banana,” sembra dirgli Cupydo firmandosi sul bigliettino, “ed è rimasto solo il nastro. Ma forse, è proprio lì che sta l’arte ora.”
L’opera, apparentemente ironica e goliardica, si è trasformata in un fenomeno virale: repostata sui social, discussa da appassionati d’arte e di design, ha saputo unire street art, performance concettuale e humor partenopeo.
Ma dietro al tono leggero si nasconde, forse, qualcosa di più. In diverse storie Instagram, Cupydo ha promesso che “il vero significato dell’opera verrà svelato presto”, lasciando intuire che il nastro non è solo una battuta, ma una soglia.
Nel mare di design patinato e opere spettacolari del Fuorisalone, l’intervento di Cupydo ha ricordato a tutti che a volte, per far riflettere, basta un pezzo di scotch.