– di Cristina Bruno –
Dalla grande diffusione di massa degli smartphone, esplosa dopo il lancio dell’iPhone nel 2007 da parte di Apple, ad oggi contiamo quasi 7 miliardi di utenti nel mondo. Abbiamo accorciato le distanze, semplificato la comunicazione e reso tutto immediato. Ma a che prezzo? Gli adolescenti prendono in mano il cellulare fino a 115 volte al giorno e trascorrono in media circa 6 ore quotidiane davanti allo schermo. Secondo alcuni esperti, superare le 20 ore settimanali online può già essere considerato un comportamento problematico, mentre oltrepassare le 30 ore rientra nei casi di dipendenza vera e propria.
Un fenomeno sempre più diffuso, infatti, è quello della nomofobia: la paura incontrollabile di rimanere sconnessi dalla rete, cioè senza il proprio smartphone.
Tale dipendenza può portare a conseguenze serie come ansia, depressione e insonnia. Un dato ancora più preoccupante riguarda i più piccoli: si stima che oltre l’80% dei bambini tra i 3 e i 5 anni utilizzi abitualmente lo smartphone dei genitori.
Tutto ciò può causare problemi di attenzione e memoria, oltre a ridurre la capacità di concentrazione e l’interazione con gli altri.
Da abitudine a dipendenza il passo è breve. Per evitare di oltrepassare quel confine, è importante educare all’uso consapevole della tecnologia, insegnare a riconoscere i segnali dell’abuso e proporre valide alternative, soprattutto ai più piccoli: lettura, sport, attività creative e momenti all’aria aperta.
È giusto riconoscere anche gli aspetti positivi della teconologia e della connessione. Grazie ad essa possiamo comunicare a grandi distanze, fare ricerche illimitate sul web e restare sempre aggiornati. I social, se usati con consapevolezza ed equilibrio possono essere grandi alleati dei nostri tempi: creano comunità, avvicinano persone e condividono idee.
La chiave dunque risiede nell’equilibrio e nel dosaggio: dobbiamo ricordare di essere noi padroni dei nostri smartphone e non viceversa. Rischiamo di allontanarci sempre più dalla realtà, siamo convinti di essere sempre più vicini, quando in realtà non siamo mai stati così lontani.