– di Francesca Nardi –
Qualcuno aveva detto…o forse soltanto lasciato intendere frammenti di verità… Cumuli di menzogne lasciati a fermentare ai bordi del pensiero collettivo, nel tempo produrranno percolato inquinante, che attraverserà l’ossatura cittadina, lasciando perniciosi residui nel pensiero collettivo…Sarà facile allora, per i servi della vigilia, modellare l’accusa e la prova, inquinare i silenzi discreti e manipolare i giudizi e… dopo una sapiente scrematura delle immagini, diluire la verità con emozioni posticce, e tradurre lo stupore del popolo, nel consenso, in nome del padrone di turno. Ed il torpore che avvolge da tempo la Città, trasuderà dai suoi filamenti, uomini e donne, vecchi e bambini, mentre quell’informe manipolo teleguidato, si riapproprierà immeritatamente, del titolo acquisito con un voto insensato, riempiendo con impunita, ma emozionante baldanza e passione patriottica, gli spazi devastati dalle sue stesse assenze, logorati dal suo silenzio e usurati dal vuoto in cui essi, i cosiddetti tribuni della plebe, li avevano lasciati. E all’improvviso… la dimensione cittadina si anima e si agita in virtù di un rinnovato ardore e lo spirito latitante si riappropria del significato di appartenenza… E le tragedie in progress che negli anni, hanno provocato urla e denunce, vergognosamente inascoltate, oggi trovano paternità sconosciute e adozioni facoltose…mentre la menzogna originaria si adorna e si auto decora, sdoppiandosi e moltiplicandosi, con spudorata ripetitività e sfrontatezza, degna di un premio Nobel su commissione, come si usa dalle nostre parti…o no? In questa dimensione, che oggi vive la sua discutibile apoteosi, nella vergogna di un commissariamento, spurgato su una Città inerme, in cui si registrano piccoli boccheggi e patetici sussulti indistinti a causa di fatti e misfatti, ragioni e indirizzi, prove e architetture sulla cui validità e veridicità si pronuncerà chi di dovere, ebbene in questa dimensione drammaticamente priva di dignità e autonomia di pensiero, accade che l’inerzia, laddove non sia soltanto vigliaccheria, diventi l’unica reazione alle offese gratuite, agli insulti…e persino gli agguati su commissione non abbiano riscontro alcuno, nel presunto sdegno delle persone dabbene …in quei casertani che in ogni frangente, all’occasione, hanno saputo essere degni cittadini e fedeli cristiani…Il fiele versato all’origine purtroppo, ha invaso le vene della Città ed ha tentato persino, ma invano, di corrompere le pietre della Chiesa e di schizzare le vesti di Don Antonello…ma nel silenzio delle anime che si affollano numerose, oggi più di ieri ad ascoltare le parole dell’unico uomo che, al di là dello spirito che lo guida e dell’abito che indossa, ha dato seguito a ciò che ha promesso, noi desideriamo intravedere un dolore taciuto, ma attivo nei gesti, nei passi, nella preghiera… Chiunque offenda Don Antonello, si concede il sacrilego diritto di demolire ciò che egli ha costruito nel cuore di tanti giovani e di tante famiglie e questo, nessuno di noi potrà consentirlo. Non vogliamo pensare a Caserta come ad una Città per modo di dire…ad una Città piegata sotto il peso dell’infamia…non vogliamo pensare a Caserta come ad una comunità stordita e sensibile allo schiocco di dita dei soliti infami… Non vogliamo pensare a Caserta come a quella Città perduta nelle nebbie della confusione e che ritiene di avere meritato la definizione più oscura, dimenticando forse che… quella definizione troppe volte ha costituito un alibi per miserabili monumenti di fango. Vogliamo credere ad una Città riflessiva, ad una comunità che si interroga sui cortei immediati e sulle invettive troppo celeri, sui giudizi subitanei…Vogliamo vivere in una Città che impari a contare e che riesca a guardare oltre le entusiastiche dichiarazioni di coloro, che oggi vivono il loro momento di gloria, millantando ciò che non è mai stato. Hasta la suerte Caserta!