QUANDO LA GIUSTIZIA DIVENTA OPACA: CONSULENZE SENZA REGOLE E GIOVANI AVVOCATI AI MARGINI

0

   –   di Christian Mancini   –                                                                                                               

Nel sistema giudiziario italiano si stanno accumulando segnali preoccupanti che denunciano un’inquietante deriva: consulenze affidate senza adeguata trasparenza, compensi liquidati in assenza di documentazione fiscale, e controlli quasi del tutto assenti da parte degli organi preposti.

In un recente procedimento giudiziario, un consulente tecnico ha richiesto un anticipo sul proprio compenso senza rilasciare fattura, violando apertamente le normative fiscali. Ancora più grave, però, è che nonostante la segnalazione di tale irregolarità, il giudice ha comunque liquidato il compenso, imponendo alla parte soccombente il pagamento in favore della controparte. Il tutto senza alcuna quietanza. Un episodio emblematico che solleva dubbi non solo sulla correttezza delle procedure, ma anche sull’efficacia degli strumenti di vigilanza.

 Medici pubblici CTU senza autorizzazione: una prassi ignorata

Tra le criticità più diffuse, emerge la posizione dei medici impiegati presso strutture pubbliche, i quali non potrebbero iscriversi all’albo dei consulenti tecnici d’ufficio (CTU) senza la previa autorizzazione della ASL di appartenenza. Un vincolo che viene sistematicamente ignorato.

Non è raro trovare, nelle aule di giustizia, dirigenti medici che — dimentichi delle responsabilità etiche sancite dal Giuramento di Ippocrate — sfruttano tale ruolo come fonte di reddito parallelo, spesso senza nemmeno adempiere agli obblighi fiscali previsti per le prestazioni intramoenia.

 Perizie di bassa qualità e giustizia compromessa

La mancanza di controlli effettivi consente che incarichi vengano affidati anche a professionisti privi delle competenze necessarie, specialmente in ambito assicurativo, dove consulenti con una preparazione insufficiente producono perizie approssimative, influenzando negativamente l’esito delle controversie.

Questa giungla procedurale va a discapito soprattutto dei cittadini, che vedono compromessa la qualità dell’assistenza legale e la fiducia nel sistema.

 Civicrazia: “Basta con la giustizia mercificata”

Come sottolineato da Civicrazia nella sua campagna “Basta con la giustizia mercificata”, il settore legale e giudiziario sta sempre più scivolando verso una logica di profitto che mette in secondo piano i diritti delle persone e la serietà delle prestazioni professionali.

“Non si può mercificare la giustizia – denuncia l’organizzazione – né permettere che consulenze e risarcimenti diventino strumenti di arricchimento personale a scapito dell’interesse pubblico”.

 Giovani avvocati dimenticati e sviliti

Ma a pagare il prezzo più alto di questa distorsione sistemica sono i giovani avvocati. Spesso costretti a ricoprire ruoli marginali e a lavorare in condizioni economiche precarie, vengono relegati a mansioni esecutive, senza adeguata formazione e con sempre meno spazio per l’approfondimento e la qualità.

Si tratta di una crisi culturale prima ancora che lavorativa, che svuota la professione del suo significato originario: tutelare diritti, cercare giustizia, dare voce a chi non ne ha.

 Serve un’azione istituzionale urgente

Il quadro è desolante, ma non inevitabile. Serve una risposta urgente, concreta e coordinata da parte delle istituzioni. Il Consiglio Nazionale Forense e gli Ordini territoriali devono esercitare un controllo più rigoroso, sanzionando le scorrettezze, dall’uso improprio delle procure in bianco fino alla pubblicità ingannevole. Gli Ordini dei Medici e i Collegi professionali devono verificare che i consulenti operino nel rispetto delle norme. Le associazioni dei consumatori vanno sostenute per rafforzare il loro ruolo di vigilanza. E infine, le autorità fiscali e giudiziarie devono intensificare i controlli per contrastare le irregolarità e ristabilire il rispetto delle regole.

Il risarcimento in ambito sanitario o assicurativo non può diventare una macchina da soldi priva di scrupoli. Al centro devono tornare la sofferenza delle persone, il diritto alla giustizia, la correttezza delle procedure. Solo così si potrà restituire dignità a chi esercita la professione forense con passione e rispetto, e dare una prospettiva vera ai giovani che ancora credono nella giustizia come valore.