Un vero e proprio capolavoro dimenticato, un cult apprezzato da troppi pochi, The Fall di Tarsem Singh è un tripudio visivo, scritto come un poema e rappresentato come un dipinto, caratterizzato da inquadrature uniche, colorate e spettacolari, al limite dell’impossibile. Il film del 2006 ricade purtroppo nella categoria di film che causa fallimento al botteghino vengono presto rimossi e archiviati, privando spesso molto della possibilità di apprezzare anche grandi opere come in questo caso.
La pellicola (ispirata a un film bulgaro del 1983 dal nome Yo oh oh) è ambientata interamente in un ospedale a Los Angeles nel 1920. Qui si incontrano i nostri due protagonisti: Roy, uno stuntman che in seguito a una caduta sul set si è rotto ambedue le gambe, e Alexandria, una bambina che si è rotta un braccio mentre raccoglieva delle arance nel frutteto di famiglia. Quando per puro caso i due si incontrano Roy cercherà di farsi amica Alexandra raccontando una storia epica di 5 personaggi in cerca di vendetta. Con lo scorrere del film scopriremo che questa narrazione è solo un mezzo che Roy utilizza per convincere Alexandria a portargli delle pillole per porre fine alla propria vita, dopo l’incidente infatti lo stuntman rischia di rimanere paralizzato e ciò, unito a una grande delusione amorosa, hanno fatto perdere a Roy la voglia di vivere.
Ciò che noi vedremo durante la visione del film è la storia immaginata da Alexandria, è la sua immaginazione che crea le immagini della storia di Roy, immagini di una purità e potenza oltre qualsiasi limite. Roy è il perfetto cantastorie, lei è l’ascoltatrice perfetta, e insieme riescono a creare un mondo onirico indimenticabile. I personaggi del racconto sono infatti tutte le persone che viste da Alexandria trovano posto in qualità di protagonisti o antagonisti. Tarsem usa tutta la sua esperienza da regista di commercial per dar vita a inquadrature uniche nella storia del cinema, girate tra 28 paesi utilizzando sempre location reali enfatizzate da precise illusioni ottiche assai ben studiate. Impossibile non citare sia la grande interpretazione di Lee Pace (celebre Re degli elfi nella trilogia de Lo Hobbit) e le spettacolari colonne sonore di Levy Krishna.
Il racconto di Roy è il vero fil rouge della storia. Con l’avanzare della trama e l’aggiunta di personaggi diviene sempre più chiaro che la storia raccontata è in realtà la storia dello stesso Roy dopo la caduta che ormai stanco di vivere vuole farla finita ma è qui che entra in gioco Alessandria che salva Roy sia metaforicamente all’interno dello stesso racconto sia nella vita reale, mostrandogli che la vita è qualcosa che vale sempre la pena affrontare, in un finale che si configura come un vero e proprio inno alla vita.
