L’UNICO VERO SENSO DELLA VITA È L’AMORE

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–   di Giuseppe Rock Suppa   –  

Tutte le volte che vedo una coppia di vecchietti che si tengono per mano, di quelli che hanno passato tutta una vita insieme, di quelli che si sono amati per una vita, penso sempre quanto sia bello, ma anche quanto deve essere terribile ogni giorno pensare di poter perdere chi si è amato così tanto e restare soli, che sia peggio di morire. A un punto tale che spesso quando muore l’uno, muore anche l’altro.

Uno studio sui dati Inps del 2014-2022 sembra confermare questa ipotesi. Per i pensionati italiani maschi il rischio di mortalità in caso di perdita del coniuge è infatti del 35% in più, nelle donne vedove del 24%. Per carità è solo un’analisi statistica, ovviamente ci sono moltissime variabili, ma fa riflettere, perché credo sia attendibile.

Mi tornano in mente, come una conferma, una coppia che tutti abbiamo amato, inseparabile: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Lui morì il 15 aprile del 2010, e ricordo come fosse ieri l’immagine straziata di Sandra al funerale che urlava “Raimondo non c’è più!”. Lei morì poco dopo, il 21 settembre dello stesso anno. In realtà scientificamente, in medicina, c’è anche una ragione, si chiama sindrome di takotsubo, o sindrome del cuore spezzato. Più semplicemente, nel linguaggio popolare, morire di crepacuore. Di crepacuore.

D’altra parte che senso può avere la vita se chi ami non c’è più? Anche nel film Highlander, dove si combattevano uomini immortali, e alla fine ne sarebbe rimasto solo uno, il premio era poter invecchiare, troppe erano le persone amate che gli immortali si lasciavano dietro, troppo il dolore di sopravvivergli.

Nella meravigliosa colonna sonora dei Queen, Freddie a un certo punto dice “Who wants to live forever when love must die?”.

Chi vuole vivere per sempre se l’amore deve morire?