(f.n.) – E pensare che c’è stato un tempo in cui, nel silenzio circostante, un silenzio religioso quasi, intimorito ed esteso fin… “fuori le mura”, del nostro amato Ospedale, quella volta che, ogni morte di papa e giusto pe’ ffa vede, si rendeva necessario o soltanto appena opportuno, dare un’occhiata di sbieco, agli incarichi di coordinamento, alle posizioni organizzative e “varie ed eventuali”, per mostrare agli increduli che si rispettava quel regolamento che imponeva o, secondo la stagione, si limitava a suggerire … di osservare una certa regola, ebbene…dicevamo, c’è stato un tempo in cui tra le altre amenità che hanno fatto la storia del nostro amatissimo ospedale, inquinandola, i coordinamenti venivano rigorosamente decisi in Direzione Sanitaria senza se e senza ma, o meglio da quel direttore sanitario che, nel corso del suo regno, senza sprecare tempo prezioso con le regole, scriveva semplicemente più di una cinquantina di nomi su una lista… il che diventava delibera, disposizione, ordine e legge e li trasmetteva. Punto. E pensare che in quelle circostanze, a nessuno pungeva vaghezza di “fiatare” neppure di sguincio, perché, sempre a quei tempi, anche ciò che faceva rivoltare i martiri del diritto nella tomba, chez nous, per amore o per forza, andava bene ugualmente. Ebbene…sempre in quel tempo, teatro di enormi ingiustizie, favoritismi, licenze e vendette e persecuzioni più o meno evidenti, noi c’eravamo e facevamo esattamente ciò che facciamo oggi e, fin da prima di allora, continuiamo a registrare puntualmente e talvolta con raccapriccio, le modifiche e le alterazioni, la capacità e l’incapacità nonché, nei casi di rito, la disonestà intellettuale, di coloro che si sono alternati alla guida del nostro Ospedale. Ce la va sans dire che il preambolo non è casuale, dal momento che eravamo in attesa di qualcosa di significativo, al di là delle eleganti limature della forma, che offrisse della qualità, competenza, sentimento, obiettività, spessore umano e culturale di questa Direzione generale, un quadro d’insieme che fosse più o meno rassicurante. Osservare quindi l’atteggiamento del Dg Gennaro Volpe in primis e la sua maniera di intervenire, laddove decida di farlo, nella soluzione di un problema che in progress ha assunto risvolti profondamente umani, a nostro parere, potrebbe essere illuminante…E la maniera assai discutibile e nebulosa di gestire “l’affaire incarichi di coordinamento” da parte del suo predecessore Gaetano Gubitosa, coadiuvato nel compito dal solito sindacato, ha scodellato all’attenzione di Volpe, proprio il particolare problema di cui sopra. La primavera scorsa, in previsione del rinnovo dei famosi incarichi di coordinamento, come tutti sappiamo, è stata caratterizzata da un clima di sotterfugi, intrighi, accordi, condizioni, il tutto sintetizzato nella classica dimensione della cofecchia doc, …con il risultato che il Nursind presentava un esposto alla sezione del lavoro del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere contro l’Azienda, di cui non si conosce ancora l’esito ed inoltre, sempre a proposito delle brillanti disposizioni del Gubitosa, destava non poca meraviglia il criterio di valutazione utilizzato per stilare le selezioni relative alla tipologia degli incarichi di funzione organizzativa e quindi alla complessità dell’incarico e relativa contribuzione. Non crediamo sia necessario essere un esperto di sanità semplice e complessa, per individuare qualche anomalia piuttosto grossolana nella collocazione di alcune UO di afferenza dei titolari di incarico, in una selezione anziché in un’altra ma…si è trattato di una primavera illuminata da ingegni particolarmente fulgidi e da strategie particolarmente infide, pertanto nessuna meraviglia… Una magnifica stagione impostata da Gubitosa e lasciata in dote ad altri perché, all’occasione se la sbrigassero e tanti saluti ma, in questo stridente ingranaggio tenuto insieme con la solita approssimazione, qualcuno rischia di restare stritolato nell’assoluta indifferenza circostante laddove non si tratti della solita messinscena resa possibile dalla buona fede della vittima. Immacolata Della Valle è una caposala storica del nostro Ospedale, il suo nome sta alla Neurochirurgia da sempre, come la Neurochirurgia sta alla sua affabile professionalità da tempo immemorabile. Tina Della Valle è una istituzione in quella Unità Operativa che, in quasi vent’anni è diventata parte integrante della sua esistenza. Per anni la sua posizione non ha dovuto essere sottoposta ad alcuna selezione successiva perché, fin dal 2002 con delibera 408, la Della Valle aveva acquisito un diritto soggettivo, né le delibere della “primavera illuminata” si erano espresse in maniera da lasciare intendere che le regole fossero cambiate…Fatto è che all’esito del procedimento relativo agli incarichi di coordinamento, annessi e connessi, Tina Della Valle, senza una parola di spiegazione da chicchessia, dopo anni ed anni di onorato servizio in Neurochirurgia, si ritrova con il profilo professionale di infermiere senior in qualità di coordinatore nella UO di Maxillo-facciale, incidentalmente inserita nella selezione A3, per intenderci nella selezione che ospita, con tutto il rispetto, la Farmacia e non ci credereste mai, la Cardiochirurgia e, siete pronti?, il Pronto Soccorso! Certo…vuoi mettere la complessità di una intera giornata al Sitra (A1) (6000 euro annui) con quattro punti di sutura in Chirurgia vascolare? (A3) (4500 euro annui). La Della Valle, profondamente mortificata per il verificarsi di eventi inaspettati e soprattutto immeritati, ha tentato di chiedere spiegazioni a chi di competenza che, puntualmente non sono arrivate e dopo diversi tentativi infruttuosi, ha deciso di presentare ricorso alla Sezione Lavoro del Tribunale di Santa Maria C.V.. Neanche un mese dopo, il ricorso viene rigettato. Tina Della Valle è profondamente depressa, per quanto si sforzi, non riesce ad emergere da un profondo senso di tristezza ed umiliazione che a parere di chiunque, non ha alcun motivo di essere e pertanto è assolutamente inconcepibile che si abbatta su di lei. Al di là del ricorso e del rigetto, Tina Della Valle, come del resto chiunque altro, non merita una simile ingiustizia ed una tale umiliazione ma soprattutto non merita il trattamento che, secondo il racconto di una collega che per quanto riservato sia, noi sentiamo il dovere di pubblicare, avrebbe subito dal suo diretto superiore. Rientrata da un periodo di malattia Tina Della Valle, si sarebbe recata dal sitrologo, per avere indicazioni sulla maniera di procedere e l’incomparabile dottor Meles il quale, dopo aver nicchiato, si sarebbe allontanato pregandola di attenderlo …l’attesa di Tina Della Valle pare si sia protratta per ben sei ore! Sei ore! la domanda sorge spontanea…ma in virtù di quale licenza questo signore, che si è distinto nell’arco di poco, quale monumento dell’immobilismo e simulacro dell’incertezza, lascia una professionista a due anni dalla pensione, a fare anticamera per sei ore?Non crediamo affatto che il Meles non abbia avuto alcuna contezza dell’offesa che stava arrecando a una donna e ad una lavoratrice, a meno che, da quel gentiluomo che dimostra di essere, far attendere le donne non sia parte integrante del suo manuale di bon ton. Ed in virtù di cosa, chiediamo noi, si comincia ad avvertire in giro uno strano senso di congiura, una piccola odiosa vergognosa congiura orientata a stroncare la serenità lavorativa di una professionista seria ed efficiente?, tra l’altro si parla di un altro incarico che sarebbe stato preparato per la Della Valle ma, potrebbero essere dicerie, malignità e perché no…tranelli. In definitiva qualcosa non quadra in questa faccenda e noi non perderemo di vista neppure una virgola da oggi in poi… Intanto, Tina DellaValle sta molto male e questo è ciò che conta e dovrebbe attirare l’attenzione del Dg Gennaro Volpe, dal momento che, quanto sopra sintetizzato…meriterebbe una sua attenta revisione, o no? e soprattutto il suo autorevole intervento. Perché, vede, egregio Dg… sono queste le cose che contano….Hasta el Domingo!



















