I medici di famiglia delle 5 province campane si sono riuniti sotto il palazzo della Presidenza e della Giunta di Regione Campania per protestare contro una trattativa che costringerà i medici di famiglia ad essere dei dipendenti di fatto senza alcuna tutela.
I medici, tra cui il Presidente e il Vicepresidente regionale della Società Scientifica di Medicina Generale Italiana (SIMG), rispettivamente i Drr. Lupo Giacomo Pulcino e Antonella Maria Ilaria Cicale, hanno espresso tutto il loro dissenso alla trattativa regionale.
“I medici di famiglia sono funzionali alla tutela della Salute dei Cittadini, se sono liberi di poter assistere i propri pazienti e non essere affogati da un lavoro, innanzitutto di natura burocratica, che non gli appartiene”, così esordisce il Dr. Salvatore Caiazza
Un accordo di lavoro che vogliono solo rappresentanti autoreferenziali, ai quali raccontano una realtà che non esiste, porterà alla fine della Categoria dei medici di medicina generale.
“Oggi c’erano circa 150 medici di famiglia in piazza a rivendicare i propri diritti. I rappresentanti che si definiscono ufficiali, portino anche essi a manifestare i medici che vogliono lavorare come essi propongono”, chiosa Caiazza.
“Siamo oggi presenti in Regione per manifestare la nostra ferma contrarietà alla paventata firma di un Accordo Integrativo Regionale che, se sottoscritto, penalizzerebbe gravemente i Medici di Famiglia”, dichiara il Dr. Pasquale Persico.
Riteniamo inaccettabile che, tra i rappresentanti sindacali seduti ai tavoli regionali, vi siano figure che ricoprono contemporaneamente ruoli apicali , presidente e vicepresidente, all’interno di cooperative alle quali si vorrebbe imporre l’adesione obbligatoria dei MdF, continua.
Questa evidente commistione di ruoli e interessi mina la trasparenza e la credibilità del processo negoziale. Chiediamo alla Regione di prendere posizione in modo chiaro e netto, garantendo che ogni decisione sia assunta nell’esclusivo interesse della categoria e dei cittadini, e non condizionata da possibili conflitti di interesse.
La nostra protesta è un atto di responsabilità verso la professione e verso i pazienti che ogni giorno assistiamo. Non resteremo in silenzio di fronte a scelte che rischiano di compromettere la nostra autonomia professionale e la qualità del servizio sanitario territoriale, conclude Persico.
“L’Accordo integrativo regionale – spiega Gianni Verde – prevederebbe un sovraccarico di lavoro, un trasformarci in burattini che si possono muovere e spostare tra studio e Case di Comunità senza nessuna garanzia, con i soldi che invece vengono impiegati sull’edilizia dal Pnrr. La Regione ha assunto questo modello insieme a tutti i sindacati ma noi come movimento di base dei medici apolitici ci siamo ribellati a questo. L’accordo ufficiale doveva essere firmato domani, hanno saputo della nostra manifestazione e lo hanno anticipato a ieri ma alla fine non è stato firmato, perché è chiaro che la base dei medici non lo vuole, perché elude la vita concreta della nostra medicina sui cittadini e sul futuro sviluppo del nostro lavoro di base”.