CASERTA – Il 22 settembre 2025, alle ore 12,00, nella Sala “Papa Francesco ‘24” della Curia Vescovile di Caserta, alla presenza dei giornalisti e degli organi di stampa, ci sarà la presentazione ufficiale e la sottoscrizione del protocollo d’intesa del progetto “STUDIARE PER ESSERE LIBERI”. L’iniziativa di formazione universitaria è rivolta ai giovani stranieri di seconda generazione, nata dalla collaborazione tra diverse istituzioni del territorio campano. L’obiettivo del progetto è favorire l’integrazione e l’emancipazione di questi ragazzi, offrendo loro un percorso di studi universitari che li aiuti a superare le difficoltà socio-economiche e ad accedere a opportunità lavorative più qualificate.
Promosso dall’Arcidiocesi di Capua e dalla Diocesi di Caserta, il progetto coinvolge un’importante rete di partner, tra cui le Caritas diocesane, la Fondazione Erri De Luca e l’Università della Campania “L. Vanvitelli”.
Un ponte verso il futuro, una risposta alla discriminazione
Mons. Pietro Lagnese, Arcivescovo di Capua e Vescovo di Caserta, ha sottolineato il profondo significato dell’iniziativa. «L’obiettivo principale del progetto è favorire l’accesso agli studi accademici ai nuovi cittadini italiani, figli di stranieri e quindi “di seconda generazione”, spesso non incentivati a proseguire gli studi a causa dei limiti socio-economici delle loro famiglie», ha dichiarato. Il Vescovo ha inoltre spiegato la scelta simbolica della data, il 22 settembre 2025, in prossimità della commemorazione della strage di Castel Volturno del 2008: «Il progetto “Studiare per essere liberi” vuole essere, infatti, una risposta condivisa delle nostre Chiese, delle Istituzioni accademiche e delle Associazioni di promozione sociale affinché, anche attraverso il diritto all’istruzione, sia promossa e valorizzata la presenza degli stranieri sul nostro territorio».
Il contributo umanistico della Fondazione Erri De Luca
La partnership si arricchisce del contributo filosofico e culturale della Fondazione Erri De Luca, che si impegna a promuovere il pensiero critico e la narrazione come strumenti di inclusione. Lo stesso Erri De Luca ha espresso con parole intense la visione alla base del loro impegno: «Siamo contemporanei delle grandi migrazioni di vite umane. Attraverso oceani, mari, deserti e montagne, da un continente all’altro si muovono innumerevoli destini. Una voce li diffama definendoli clandestini. Se lo sono, lo è l’umanità con la sua storia viaggiante sul pianeta». La fondazione, ha proseguito l’autore, vuole essere un faro per chi cerca un nuovo avvenire: «La nostra piccola fondazione aiuta giovani destini venuti da lontano e da cause di forza maggiore. Sosteniamo chi cerca presso di noi il suo avvenire. Diamo così forze e intelligenze nuove all’avvenire del nostro paese».
L’educazione come strumento di libertà
Anche il mondo accademico ha sposato con entusiasmo il progetto, riconoscendo nell’istruzione la chiave per un’integrazione efficace. Il Rettore prof. Giovanni Francesco Nicoletti ha ribadito l’impegno dell’ateneo: «Siamo molto soddisfatti di questa ulteriore iniziativa, rivolta ai giovani stranieri di seconda generazione, che va nella consolidata direzione del nostro Ateneo, sempre più impegnato nell’accoglienza e nella Terza Missione, rafforzando la nostra presenza e la nostra mission sul territorio. In particolare, il carattere umanitario e di solidarietà del protocollo d’intesa siglato oggi sarà di stimolo per l’attuazione delle finalità previste nel progetto. Ringrazio tutti i partner per l’entusiastica adesione e la disponibilità mostrate in questi mesi». Sulla stessa linea, il Prorettore sostenibilità prof. Furio Cascetta ha evidenziato come il progetto sia nato da una sinergia proficua, affermando: «Il progetto Studiare per essere liberi nasce da una proficua e sinergica collaborazione dei partner sui temi della formazione universitaria rivolta ai giovani. In particolare, crediamo fortemente che la cultura e l’educazione siano indispensabili strumenti di integrazione e di libertà, l’unica via che porta verso l’emancipazione sociale e verso la fuoriuscita dalla vulnerabilità socioeconomica e culturale. Per una piena integrazione dei giovani stranieri di seconda generazione occorre offrire loro nuove opportunità di vita e di lavoro qualificato, per spezzare le negative dinamiche e le limitazioni strettamente legate alla condizione di migranti». L’Università “Vanvitelli” si occuperà non solo dell’orientamento e del tutoraggio degli studenti, ma anche del loro inserimento nel mondo del lavoro al termine degli studi.
Accompagnare per integrare
La Caritas gioca un ruolo cruciale nell’iniziativa, occupandosi dell’identificazione e del supporto dei beneficiari. Don Antimo Vigliotta, Direttore Caritas Caserta, ha sintetizzato l’approccio dell’ente: «Accompagnare per integrare: così potrei sintetizzare questo nuovo progetto che vede coinvolte tante realtà educative al fine di un impegno a creare ponti e non muri soprattutto con le nuove generazioni, e generazioni di migranti presenti sul nostro territorio. Un progetto che ben si inserisce nel solco avviato da anni dalla nostra Caritas Diocesana in modo particolare dall’area Immigrazione: la persona non solo come oggetto ma soggetto del suo riscatto, della sua integrazione, della sua promozione. Si auspica di incoraggiare sempre di più gli immigrati di seconda generazione a continuare gli studi accademici al fine di non cadere nelle mani della criminalità ed essere sfruttati». Suor Paola Germanò, Direttore Caritas di Capua, ha descritto i giovani coinvolti come “veri pellegrini di speranza, sono la speranza del futuro”, auspicando che il progetto diventi un “trampolino di lancio verso un futuro di speranza”.
Il progetto, che prevede una prima fase sperimentale di tre anni e l’iscrizione di un massimo di dieci studenti per anno accademico, rappresenta un impegno concreto per promuovere una cultura dell’integrazione e offrire a questi giovani le opportunità che meritano.