– di Vincenzo D’Anna –
Per la prima volta, nella lunga storia di Santa Maria a Vico, viene arrestato il primo cittadino: il sindaco. Da garantisti sappiamo bene che nessuna condanna può essere pronunciata prima che siano state emesse le canoniche sentenze fino al terzo grado di giudizio, e che vanno evitate tutte le speculazioni del caso. L’augurio pertanto è che i supposti reati a carico del capo dell’esecutivo, si rivelino inconsistenti e che si possa riconquistare, tutti insieme, l’onorabilità perduta da un’intera comunità. Perché di questo si tratta, non di altro. Per circa ottant’anni decine di amministratori si sono succeduti alla guida del nostro Comune, per periodi più o meno lunghi, operando bene o male secondo le proprie capacità. A nessuno di loro è mai stata contestata la collusione con la malavita organizzata, né alcuno si è avvalso dell’aiuto di chi delinque. “Fare il sindaco” ha sempre rappresentato una nota distintiva, un motivo di onore e di orgoglio. Per tutti. Oggi invece questo patrimonio morale è stato infranto e sporcato, anche solo dal sospetto, e nessuno potrà restituircelo. A coloro che oggi rappresentano la comunità nel civico consesso va chiesto di dimettersi per liberare il campo e non intralciare la ricerca della verità. Un gesto semplice ed eloquente, moralmente dovuto: un omaggio a tutti coloro che hanno amministrato Santa Maria a Vico ed a chi tuttora si distingue nel mondo, tenendone alto il nome e il decoro.


















