IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 378

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   –    di Francesca Nardi    –                                                                                                                   

Nel Memoriale di questa Domenica, come sempre dedicato al nostro Ospedale, non troverete critiche, scoperte, ipotesi ed esortazioni né il solito avvilimento che manifestiamo puntualmente, constatando, volta dopo volta che, quando sembra che tutto stia cambiando, in realtà non cambia nulla, anzi… dobbiamo ritenerci fortunati se non peggiora. Il Memoriale di oggi, abbiamo voluto dedicarlo agli Anziani, a quel patrimonio di vita e cultura, talvolta ignorato e talvolta considerato soltanto un peso, ma che… Don Antonello Giannotti, come sovente avviene, ha riportato al centro dell’attenzione con “delicatissima prepotenza”. Quando la stanchezza sta per oscurare l’ultima frangia preziosa dell’anima,  capita che Dio offra magiche occasioni a Don Antonello, che riesce a fermare le nuvole di passaggio e ad inviare messaggi profondi che, emergendo dalle parole pronunciate, iniziano a navigare… L’occasione per ricordare a noi stessi chi siamo o cosa riteniamo di essere e soprattutto dove intendiamo andare, si deve ad una pregevole iniziativa della UOC di Geriatria dell’Aorn, diretta dalla dottoressa Gina Varricchio, che ha organizzato il Congresso: “Uptodate Geriatria Casertana:  Salute e benessere dell’Anziano: le nuove frontiere terapeutiche” tenutosi all’Ordine dei Medici, tra i cui prestigiosi relatori, figurava appunto Don Antonello, che ha parlato della Solitudine dell’Anziano, con quella sua maniera “ossimorica”…lieve, sorridente che accoglie, comprende ed al contempo scava attraverso i detriti inesplorati del dubbio e frusta infine il pensiero assopito. Pertanto il Memoriale di oggi vuole essere soprattutto, un riconoscimento per chi, procedendo lungo sentieri cosparsi di sterpi e rovi intricati che stracciano le vesti, tentando di sbarrargli il cammino, riesce a trovare, nonostante la violenza improvvisa delle raffiche di vento, la via che porta al cuore della gente, di quella gente buona che si era persa di vista ed oggi, lasciando che l’anima si riavvolga nelle emozioni dimenticate, ritorna al principio del sé. Pubblichiamo di seguito lo splendido e significativo intervento di Don Antonello, non prima di aver rivolto il dovuto apprezzamento alla dottoressa Varricchio, per l’attenzione e considerazione che, quotidianamente, dimostra nei confronti del “paziente fragile” e per avere organizzato un Congresso dedicato, nella consapevolezza che la UOC di Geriatria dell’Aorn, rappresenta l’unico riferimento di un certo livello, per la cura delle patologie che afferiscono alla Geriatria. E poiché la forma è sostanza, soprattutto in casi come questo, non possiamo non meravigliarci dell’assenza sia del padrone di casa e cioè di Carlo Manzi, presidente dell’Ordine dei Medici sia, ancora più grave, a nostro modesto avviso, dell’assenza del Dg dell’Aorn Gennaro Volpe. Nonostante i buoni propositi in apertura, diventa addirittura impossibile far finta di non vedere, n’est pas? Hasta el Domingo!   

Di seguito l’intervento di Don Antonello Giannotti

%name IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 378LA SOLITUDINE DELL’ANZIANO

 Le cause profonde della solitudine nella terza età

La solitudine dell’anziano è un fenomeno complesso, determinato da fattori biologici, sociali e culturali. Il primo elemento è il cambiamento del ruolo sociale: con il pensionamento molti individui perdono un contesto quotidiano di relazioni, di responsabilità e di riconoscimento, che per anni ha dato ritmo e significato alla loro vita.  A ciò si aggiunge la perdita di persone care—coniuge, fratelli, amici di lunga data—che lascia un vuoto affettivo difficile da colmare e riduce la rete di supporto emotivo. Un altro fattore chiave è la fragilità fisica, che può limitare la mobilità e rendere complicato partecipare ad attività sociali, soprattutto per chi vive in contesti urbani dove gli spostamenti sono più difficoltosi. Anche le famiglie moderne, spesso costrette da ritmi di lavoro intensi o residenti in città diverse, fanno sì che l’anziano rimanga per molte ore, o intere giornate, senza contatti significativi. La società contemporanea, orientata alla produttività e alla velocità, rischia inoltre di marginalizzare chi non è più considerato “attivo”, alimentando la sensazione di essere d’intralcio o di non avere più un ruolo riconosciuto. La CEI, nel documento “La Chiesa e la persona anziana” (1999), sottolinea come la cultura contemporanea, orientata all’efficienza, rischi di «ridurre l’anziano a un peso», dimenticando che egli «porta in sé una ricchezza di memoria e di sapienza» che la comunità deve custodire. Papa Francesco ricorda che «gli anziani sono un tesoro della nostra società. Non possiamo lasciarli soli» (Angelus, 26 luglio 2020).

 Le conseguenze psicologiche, fisiche e sociali dell’isolamento

La solitudine in età avanzata non è solamente un’esperienza emotiva dolorosa, ma rappresenta un fattore di rischio per la salute globale dell’individuo.  Sul piano psicologico può portare a depressione, perdita di motivazione, ansia, e favorire un progressivo ritiro da attività che prima erano fonte di piacere. Il senso di inutilità e l’idea di “non essere più necessari” possono diventare convinzioni radicate, alimentando un profondo malessere emotivo. Dal punto di vista fisico, diversi studi dimostrano che la solitudine cronica può incidere negativamente sul sistema cardiovascolare, aumentare l’infiammazione generale dell’organismo, peggiorare le condizioni già presenti e favorire il declino cognitivo. La mancanza di stimoli sociali, infatti, riduce l’esercizio della memoria, del linguaggio e dell’attenzione, accelerando processi degenerativi già in atto. Sul piano sociale, la solitudine genera un circolo vizioso: meno si esce, meno si incontra qualcuno, e più diventa difficile reinserirsi. Ciò porta l’anziano a perdere progressivamente autonomia e fiducia nelle proprie capacità, rinunciando a esperienze che potrebbero migliorare la sua qualità di vita. In molti casi, l’isolamento favorisce anche situazioni di vulnerabilità, come la difficoltà nel chiedere aiuto, la scarsa informazione sui servizi disponibili e, talvolta, un maggiore rischio di abusi o truffe. Il documento CEI “Invecchiare bene” (Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute, 2002) ricorda che l’anziano solo rischia di perdere autonomia e capacità di chiedere aiuto, e invita la comunità cristiana a vigilare su queste forme di esclusione silenziosa.

 Gli interventi e le strategie per contrastare la solitudine

Affrontare la solitudine degli anziani richiede l’impegno congiunto di famiglie, istituzioni, comunità e società. Dal punto di vista familiare, anche un semplice contatto regolare—una telefonata quotidiana, una visita settimanale, la partecipazione a piccoli momenti di vita—può avere un grande impatto emotivo. Coinvolgere l’anziano nelle decisioni familiari, anche quelle pratiche, lo fa sentire parte integrante della rete affettiva. Le comunità locali possono svolgere un ruolo decisivo attraverso centri diurni, attività culturali, gruppi di lettura, corsi di ginnastica dolce, laboratori creativi: luoghi e momenti in cui gli anziani possono socializzare, mantenere la mente attiva e percepire di avere ancora un ruolo nella collettività. Anche il volontariato intergenerazionale è una risorsa preziosa: giovani che dedicano tempo agli anziani possono creare relazioni che arricchiscono entrambi. La tecnologia, spesso percepita come una barriera, può invece diventare un ponte di connessione, se introdotta con pazienza e accompagnamento. Videochiamate, chat semplificate, dispositivi di assistenza e piattaforme pensate per la terza età possono ridurre le distanze e facilitare l’accesso ai servizi. Infine, a livello istituzionale, è importante garantire politiche che sostengano la domiciliarità, l’assistenza sociale e sanitaria e la creazione di reti territoriali dedicate all’inclusione.

L’impegno della Chiesa nel ministero della consolazione

Come Direttore della Pastorale della Salute sento fortemente la responsabilità della Chiesa verso gli anziani soli. Il nostro compito non è solo organizzare servizi, ma esercitare il ministero della consolazione, autentica espressione della misericordia di Dio. Papa Francesco ci ricorda che «la vicinanza è lo stile di Dio» e che la Chiesa è chiamata a praticare «la carezza della consolazione» (Omelia a Santa Marta, 2016). La Pastorale della Salute, in comunione con la CEI e con le comunità parrocchiali, promuove:

  • la visita agli anziani soli come gesto sacramentale della presenza della comunità;
  • la formazione di ministri della consolazione, laici e religiosi capaci di ascolto, accompagnamento e cura spirituale;
  • la collaborazione con servizi sociali, associazioni e volontariato, per costruire reti che nessuno lasci indietro;
  • la cura spirituale, perché la fede diventi fonte di forza, dignità e senso nelle fragilità dell’età avanzata.

La Chiesa desidera dire a ogni anziano: «Tu sei prezioso agli occhi di Dio e sei parte viva del nostro cammino».
E il nostro impegno pastorale vuole diventare segno della promessa divina: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20). Concludendo questo mio contributo, desidero esprimere un pensiero riconoscente verso tutti voi — medici, geriatri, infermieri, professionisti della salute — che quotidianamente vi prendete cura degli anziani con competenza, dedizione e un’attenzione che va oltre il puro gesto clinico. Accanto agli aspetti biologici e terapeutici, la solitudine dell’anziano ci interpella come un’alleanza fondata sulla dignità della persona, oggi fragile, che ha ancora bisogno di sentirsi guardata negli occhi e chiamata per nome. Per questo mi permetto di dire che la Chiesa vuole continuare a essere una compagna di viaggio nel vostro lavoro: nel prendersi cura delle ferite nascoste, nell’ascoltare ciò che non viene detto, nel visitare chi non può più uscire, nel sostenere interiormente chi vive la fatica della malattia e la prova della solitudine. Non per sostituirsi a nessuno, ma per offrire quella parte di umanità e di consolazione che nasce dal Vangelo e dall’esperienza millenaria della cura. Gli anziani non sono solo pazienti da trattare: sono memorie viventi, identità, radici, e soprattutto persone che chiedono relazioni significative. Credo che il futuro della geriatria — e della nostra intera società — passerà dalla capacità di proteggere queste relazioni, di mantenerle vive, di renderle generative. Vi ringrazio per l’ascolto, per il servizio che rendete e per la collaborazione che desideriamo continuare a costruire insieme. E permettetemi di chiudere con un pensiero che unisce le nostre prospettive: la solitudine dell’anziano non è un destino inevitabile, ma una responsabilità condivisa. Se ci camminiamo accanto — con professionalità, con compassione, con visione — allora nessuno, davvero nessuno, sarà lasciato solo.

Grazie.

1 commento

  1. Al netto della critica corretta e doverosa al Presidente degli Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Caserta, dott. Carlo Manzi, forse ancora troppo impegnato negli esiti della campagna elettorale a favore del dott. Iodice per il quale si è speso fortemente e facendo inidoneamente dell’Ordine Professionale un bacino di indirizzo ed una segreteria politica fisica di coordinamento elettorale resta senza meno la costruttiva iniziativa della dott.ssa Varricchio che, con merito, scienza ed elevazione culturale, rappresenta un valore sostanziale per il nostro territorio e per l’AORN Sant’Anna e San Sebastiano. Certamente don Antonello ha aggiunto una non trascurabile umanità e prospettiva all’evento toccando le corde più acute della sensibilità e formulando la più chiara esegesi di una condizione che presenta rilievi ben precisi nel perimetro dell’emarginazione lavorativa, familiare e sociale. La sua visione grazie alle voci di dentro degli anziani, le vittime, oltre alla riflessione dovrà condurre incontanentemente ad un’azione preventiva in cui istituzioni comunali, università specializzate e famiglie devono acquisire contezza delle proprie responsabilità per un piano di interventi precoce ed un’alleanza sociale.

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