La riforma di un parlamento distonico

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di Alessandro Barbieri*

IMG 20170706 WA0003 225x300 La riforma di un parlamento distonico
        Alessandro Barbieri                           avvocato penalista

Sembrerebbe, a prima vista, che la riforma in materia penale approvata alcuni giorni orsono dal nostro parlamento sia una coerente risposta ad un desiderio di efficientismo e legalità che albergherebbe nelle menti penale,dei sapienti rappresentanti del popolo.

Eppure, già da una prima lettura superficiale della riforma Orlando, potremmo ricavare alcune considerazioni sul comportamento distonico del legislatore negli ultimi anni.

La distonia, come sappiamo bene, è un fenomeno che fotografa i movimenti involontari del corpo umano, movimenti che potremmo dire non sono coordinati con il nostro pensiero.

Così leggendo le nuove norme (che entreranno in vigore dal giorno 3 agosto prossimo) scopriamo che il parlamento si è “pentito” di avere abrogato alcune norme che erano già presenti nel nostro codice di procedura penale.

Paradossalmente si “reintroducono” il cd. patteggiamento in appello e l’appello per le (poche, ad onor il vero) sentenze di non luogo a provvedere emesse dal Giudice delle Indagini Preliminari.

Una movenza ondivaga che ha una giustificazione chiara, forse ignota a chi reintroduceva queste norme.

Deflazionare la Cassazione invasa da ricorsi di imputati condannati (e non solo).

Nel contempo, però, si sono anche per legge recepite le decisioni della stessa Corte di Cassazione, molte rese sempre per scopo deflattivo per impedire all’imputato condannato (che non potrà più proporre ricorso di persona) di ricorrere in Cassazione.

Insomma con questa riforma il Ministro Orlando ha dichiarato, espressamente, che il principio della tripartizione dei poteri su cui si fondono le democrazie moderne è cessato.

L’incapacità cronica dei nostri parlamentari di offrire al sistema giustizia un “prodotto legislativo” valido, un modello cioè ragionato di leggi che regolamenti il sistema della giurisdizione, viene colmato con il prodotto della stessa giurisdizione.

Sancendo, così, l’inutilità della funzione legislativa.

Forse sarebbe stato meglio regolamentare in maniera più garantista i processi di primo e secondo grado, così scoraggiando gli imputati ed i loro difensori dal proporre ricorsi inutili.

Di questo ne parleremo poi.

Dato che le mie dovranno essere incursioni veloci, chiudo la mia prima nota con una domanda ai Nostri lettori.

In caso di malattia Vi arrendereste se un medico Vi dicesse che non c’e’ più nulla da fare?

Cosi all’imputato condannato si potrà imporre di non fare ricorso in Cassazione?

La speranza, si sa, è l’ultima a morire.

*Avvocato penalista