SANITÀ NORVEGESE, ONCOLOGIA PRIVA DI CUFFIE IPOTERMICHE

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di Francesca Nardi

La polemica di oggi è faticosa, stentata…triste… affrancata da ogni residuo tentativo di ironia. Le parole che non si pronunciano sono dure, come alcune diagnosi. Oggi si guarisce di tumore ma il verdetto positivo scava un solco profondo nella tua vita, scende nel luogo più nascosto della tua anima ed attenta al tuo futuro ed è così acuto il senso di pena che ti pervade, che condizionerà il tempo guadagnato, i giorni regalati, l’eterno immaginato. Oncologia è una parola complessa, ostinata e persistente…logorante come un tarlo che rode a prescindere ed altrettanto inconsapevolmente emette verdetti mai pronunciati…è una parola che rivendica rispetto sensibile per tutti coloro che per forza o per paura, per caso o per dovere varcano la soglia del dolore

Ospedale di Caserta, AORN: Ambulatorio di oncologia: tre letti per ogni stanza, nessun televisore ne wi fi, i bagni sono in fondo al corridoio del reparto e la sala d’attesa nell’atrio del reparto, situata tra gli ascensori e le scale, ovviamente senza bagno a disposizione. Il personale è ridotto ma fortunatamente all’altezza della situazione, sia per competenza che gentilezza. Il tempo della terapia iniettiva trascorre lentamente, una eternità… mediamente 4 ore. Non c’è nulla da mangiare o da bere durante la mattinata ma… nell’atrio c’è il distributore automatico. Nel grigio andirivieni dell’attesa o nel buio della sosta…il pensiero di ognuno si svincola e si libra e se ne va…poi ritorna e si adagia nel momento che verrà… Una paziente che ha atteso e sostato si racconta con noi:

 “Sono una donna di 63 anni, casalinga, una vita spesa tra casa e famiglia. Nulla di particolare nella mia vita, tranne che un giorno, nel corso di un controllo dal medico di base mi hanno detto che la mammografia non era buona…da allora è iniziato un percorso difficile: visite, controlli, intervento ed ora la chemioterapia. Non ho avuto il tempo di pensare né di parlare, abbiamo solo pianto io e la mia famiglia…abbiamo solo pianto. Ora sta per iniziare la chemio. Sono nella sala d’attesa, nell’atrio del reparto, c’è tanta gente, c’è tanto vociare. Io non voglio stare qua…voglio andare via…lontano…una signora dell’AVO si accorge del io disagio, gentilmente si offre di fare qualcosa ma io non l’ascolto. Adesso sta uscendo l’infermiera ed ecco che a voce alta pronuncia il mio nome, tutti si girano, io mi vergogno un po’. Mi alzo silenziosamente, cerco di scomparire ed entro.  Ho paura ma mia figlia non può entrare con me…deve restare fuori. La mia mano scivola dalla sua. Entro, sono tutti molto gentili, cortesi. Dentro di me c’è il vuoto assoluto, la paura del dolore mi prende. Mi sdraio sul letto, la vena, la boccia rossa, la paura. La mia vicina di letto parla, parlare caccia i demoni, parlare ti fa sentire viva e svuotata dalle emozioni. Tutte hanno un cappello, un turbante, un foulard. Non è un vezzo. E’ l’inevitabile caduta dei capelli che tu vuoi nascondere…Le lacrime mi rigano le guance. I miei capelli se ne andranno… rimarrò senza capelli, così tutti mi chiederanno cosa ho avuto, la vicina di casa quella pettegola lei è la figlia che non si fanno mai i fatti loro, potrà “inciuciare”  meglio sulla mia malattia…L’infermiera si avvicina a chiedermi il perché di quelle lacrime …ed io piango ancora di più….vorrei fermarle…ma non ci riesco….singhiozzo violentemente per quei capelli che se ne andranno e la mia vanità di donna …non credevo fossero così importanti finché ci sono stati. Piano piano mi calmo, l’infermiera mi tiene la mano, entra mia figlia, mi asciugo le lacrime. Mia figlia apre il cellulare e cerca un sollievo o un rimedio alle mie lacrime. “Utilizzo cuffia ipotermica in chemioterapia” costo 135 euro, si potrebbe fare, chiediamo notizie ma in ospedale non si usano. A Caserta non ci sono, a Bolzano si. Ma io vivo a Caserta, ho scelto di curarmi nella mia terra ma …non ho lo stesso diritto ad una sanità migliore”?

La cuffia ipotermica riduce l’alopecia associata ai trattamenti di chemioterapia…135 euro…

Non è sicuramente una questione di denaro per un Ospedale che sguazza negli sprechi, nella gestione sconsiderata, nelle guardianie ai quadri, nei distributori automatici, nelle assurdità…e sovente nel ridicolo…ma è soltanto una questione di sensibilità…Ha presente, cara signora Tetta della Sanità?, sensibilità! Ma cosa pensa debba fare una direzione sanitaria, oltre che barcamenarsi tra due incarichi, metterne uno in forno al caldo mentre si usufruisce dell’altro?, ha mai sentito parlare di cuffie ipotermiche?, caso mai non sapesse cosa sono…ebbene adesso lo sa e sa anche che costano un bazzecola…e allora alzi stancamente la divina zampetta destra,  si porti verso il suo costosissimo Iphone X Apple e faccia l’ordine seduta stante!, e non perda tempo a fare l’offesa…potrebbero venirle le rughe e sarebbe un vero peccato.