A cura di Dalia Coronato
“Ci vuole un altro sguardo per dare senso a ciò che barbaramente muore ogni giorno, omologandosi” scrive Antonio Neiwiller (“Per un teatro clandestino”) e l’occhio puntato sui panorami figurati, come per il teatro anche per il cinema, può abbattere la quarta parete e cercare un interazioni tra tutte le forme artistiche.
Ne è pienamente convinto Mario Martone, un regista di opere teatrali che si rivela presto grande appassionato di scrittura cinematografica. Con “Morte di un matematico napoletano” comincia l’esordio filmico dedicato alla storia del matematico Renato Caccioppoli, un intreccio tra personalità umane e teatrali agli inizi di una carriera luminosa, nata intorno all’esperienza di Teatri Uniti di Napoli.
“La realizzazione di un opera non è divisa dal procedimento produttivo, l’energia complessiva che muove una produzione, cinematografica o teatrale che sia, orienta il risultato artistico e, i limiti incontrati dal punto di vista economico diventano una forza inaspettata dal punto di vista creativo” , confessa l’artista napoletano alla giornalista Piera Detassis durante il primo incontro di “Maestri alla Reggia”. L’evento promosso da “L’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli” insieme a CIAK, favorisce confronti de visu con grandi registi italiani e torna per la terza edizione nella cappella palatina della Reggia di Caserta.
Mario Martone parla senza nascondere una sentita nostalgia per gli anni Settanta, un’epoca che vuole continuare a trasmettere ed aprirsi agli altri. Il regista di “L’Amore Molesto” è da sempre interessato al rapporto con le persone e agli incontri che mettono in evidenza l’esistenza e fa riferimento a sé stesso come ad un “contadino-mago”. Come un agricoltore, semina in un campo di relazioni scambi e, nel procedimento che segue dai frutti raccolti, nasce la magia.
I germogli cinematografici arrivano sempre dalle opere più profonde, imprese che aprono l’immaginazione, come i libri persuasivi di Elena Ferrante, “una figura importantissima capace di consegnare con i suoi scritti, una mappa di Napoli” ai napoletani.
Il primo appuntamento di Maestri alla Reggia sorprende con l’arrivo di due noti personaggi che chiudono il cerchio del teatro e del cinema. Toni Servillo dal pubblico applaude Martone e ricorda al regista i momenti di crescita, le corse in teatro e la voglia di spingersi sempre oltre. Mentre raggiunge il divano rosso destinato a ospiti spettacolari come lui, l’attore asserisce rivolgendosi sopratutto ai ragazzi in sala: “Siamo motivati da una passione che ci lascia giocare e conservare l’infanzia intatta. E’ come se non avessimo mai lavorato, anche se abbiamo lavorato tantissimo”. La passione è la parola chiave, il motore che dà il ciak, l’azione.
Dagli occhi interessati degli studenti seduti sui gradini di marmo borbonico si evince apprezzamento e ammirazione, la stessa stima che brilla nello sguardo lucido di Marianna Fontana, giovane protagonista di “Capri-Revolution”, il film diretto da Mario Martone in uscita nelle sale il prossimo 13 dicembre. La pellicola è dedicata alla storia della comune del pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach. Il regista affascinato dalle opere esposte all’interno della certosa di San Giacomo, si lascia ispirare da emozionanti paesaggi capresi citando in sala importanti riferimenti che nel mondo del cinema accompagnano gli studiosi e gli appassionati cinefili: “Il Miracolo” di Rossellini, “Il Disprezzo” di Godard e “Zabriskie point” di Antonioni.
E’ un cinema quello di Martone che non smette di tramandare bellezza, di divulgare conoscenza e trasmettere curiosità per il genere umano. Sono narrazioni semi-fantastiche che descrivono sensibilmente condizioni antropiche capaci di riprodursi al di là del sipario e nella mente del pubblico spettatore, per un finale senza fine.