MASSA CARRARA, CHIUDE LA STORICA CAVA CHE FORNI’ A MICHELANGELO IL MARMO PER LE SUE OPERE PIÙ CELEBRI 

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L’ATTIVITÀ DEL PROPRIETARIO FRANCO BARATTINI STOPPATA PER MANCATO RINNOVO AUTORIZZATIVO

MASSA CARRARA – Riportiamo l’articolo di Cristina Lorenzi de La Nazione che analizza quanto accaduto in questi giorni in merito alla chiusura della storica cava che porta il nome del suo “cliente” più famoso, Michelangelo Buonarroti

Franco Barattini da sinistra nella sua cava con il principe Alberto di Monaco e Luciano Massari MASSA CARRARA, CHIUDE LA STORICA CAVA CHE FORNI A MICHELANGELO IL MARMO PER LE SUE OPERE PIÙ CELEBRI 
Franco Barattini, da sinistra, nella sua cava con il principe Alberto di Monaco e Luciano Massari

“Ancora una cava chiusa. Questa volta per l’autorizzazione non rinnovata. Si tratta della cava più celebre del mondo, la Cava Michelangelo di Franco Barattini, che oltre ad aver dato il marmo per la Pietà e per gli altri capolavori di Michelangelo, adesso dà lavoro a una ventina di persone. Che da qualche giorno sono a casa perché dal Comune non è arrivato il rinnovo all’autorizzazione all’escavazione, scaduta lo scorso 31 gennaio, che il magnate del marmo Barattini si era avviato a richiedere con l’adeguata documentazione da mesi. Sembra che il mancato rinnovo sia imputabile a ritardi del Comune e alla valutazione di impatto ambientale sulla quale la Regione dovrà pronunciarsi presto.

Nel frattempo la cava è chiusa, il marmo non esce, penalizzando oltre al lavoro al monte anche l’attività degli Studi d’arte Michelangelo che nella cava più famosa del mondo traggono la loro materia prima. Così la cava il cui marmo è passato alla storia con il genio del Rinascimento, adesso ha i cancelli chiusi, per la prima volta in circa 2mila anni di storia. Idem per la cava Canalbianco, che sempre fa capo a Barattini chiusa per eccezioni sollevate dai Carabinieri del corpo forestale.

In tutto una cinquantina di uomini che non potranno lavorare e che dovranno attendere il verdetto di Firenze. Da segnalare che fra sforamenti, articoli 58 bis, mancati rinnovi autorizzativi sono salite almeno a una decina le cave colpite da provvedimenti che, seppure a tempi alterni, ne hanno inibito la lavorazione con gravi conseguenze occupazionali mai registrate finora.

La città da tempo attende un rinnovo del regolamento degli agri marmiferi, i piani attuativi, il Piano cave affinché chi opera possa avere certezza legislativa e sappia come muoversi in quello che adesso è un autentico caos dove per lo più sono i vari giudici interpellati a stabilire chi lavora e chi no. Con grave danno oltre che per le casse del Comune, per la principale attiività economica della città che seppure non abbia risentito di crisi economiche, ha avuto i suoi contraccolpi in un groviglio di leggi e interpretazioni che finora hanno dato soprattutto lavoro agli avvocati”.