ALLE ORIGINI DEL MALE. LA PAROLA AD UN ESPERTO: ALESSANDRO SCORCIARINI COPPOLA (XII puntata)

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origini del male ALLE ORIGINI DEL MALE. LA PAROLA AD UN ESPERTO: ALESSANDRO SCORCIARINI COPPOLA (XII puntata)        –    domande di Francesca Nardi      –  

La filosofia della supercazzola è diventata in breve tempo, una affollatissima scuola di pensiero, i cui adepti si cimentano nell’elaborazione continua di ricette da somministrare al popolo bue affinché progressivamente si ammassi in recinti sempre meno confortevoli con l’illusione di essere alle Hawai…Eppure, prima della definitiva impanatura che ci vedrà agonizzare e scomparire dall’universo della ragione,  basterebbe assai poco per accorgerci, che qualcuno sta seriamente pensando di averci  fregato…Sarebbero sufficienti cinque minuti di sosta, con la mente libera dalle scorie che assumiano quotidianamente, girando su noi stessi e la veloce presa d’atto degli slogan “politici” e non degli ultimi sei mesi…allora si che la nostra libertà, sfilacciata brutalmente da noi stessi, con convulse e ritmiche decisioni, assunte inconsapevolmente davanti ad uno schermo qualsiasi, chiederebbe finalmente conto della nostra idiozia a ciò che resta di noi…

Dottore Scorciarini Coppola, vuole dirci qualcosa in libertà?

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Alessandro Scorciarini Coppola

Giorni addietro ho letto la recensione di un saggio sulla “supercazzola” da poco in libreria, l’arte di parlare molto e non dire niente, autori Alberto Forchielli e Michele Mengoli e il collegamento con le vicende del passato è stato immediato. Per chi è giovane e potrebbe non saperlo ” la supercazzola permanente prematurata con scappellamento a destra…come disse Antani” è il momento più esilarante, creativo e irriverente del grande film di Mario Monicelli “Amici miei” e del personaggio del nobile decaduto Conte Raffaello Mascetti interpretato dall’immenso Ugo Tognazzi. Dal Conte Mascetti a Giuseppe Conte siamo lì; supercazzole “poderose” a volontà. In realtà si trattò di una saga e i film furono tre. I primi due con regia di Monicelli; il terzo di Nanni Loy. La recensione mi ha spinto indietro nel tempo riportandomi poi a noi perché i soggetti cui vengono elargiti onorari tanto immeritati, quanto sontuosi sono quelli che elaborarono le supercazzole che dovetti ascoltare al tempo del Progetto Bufala. Dal piano di risanamento dalla brucellosi, alla cabina di regia, il fare rete, il tavolo di concertazione, l’intesa programmatica, fare sistema, l’incapacità di fare impresa, le sinergie, le eccellenze, l’analisi costi benefici, il Patto Territoriale per lo Svilippo. Per non dire di quelle attuali, come la decrescita felice ed altre simili amenità, che riguardano non solo la bufala ma che sono certamente delle bufale, come il piano di risanamento dalla brucellosi, sempre lo stesso, non è un errore di battitura, il sistema Italia, le task force, l’assumersi le proprie responsabilità, gli studi di settore, bisogna ripartire dal Mezzogiorno, ce lo chiede l’Europa, la narrazione, un presidente di garanzia, bisogna fidarsi dello Stato, bisogna credere nella giustizia, la tolleranza zero, il politicamente corretto che diventa politically correct per i radical chic al caviale, lo sbattere i pugni sul tavolo, la spending review, il sammit (il summit latino orrendamente pronunciato all’inglese dai giornalisti RAI; una vergogna) fino a nulla sarà più come prima e quando ripartiremo le cose da sistemare saranno soprattutto quelle che non abbiamo voluto aggiustare, per giungere esausti alla sublimazione del concetto che senza dubbio alcuno è rappresentato dal Piano Marshall per il Sud. Supercazzole in senso proprio e non in quello lato, utili a chi fa credere a chi lo vuole credere che si sta impegnando per lo sviluppo di qualche comparto agricolo come quello bufalino, che resta per me emblematico di come al sud una enorme potenzialità, salvo eccezioni, sia tenuta a freno. Un comparto rappresentativo di un sud che potrebbe essere e non è; di una Ferrari che gira in pista con una pinza dei freni bloccata. Metafore e concetti chiari a tutti espressi senza supercazzole. È questo che ho sempre cercato di fare nel corso di riunioni, relazioni a convegni e partecipazioni televisive RAI per illustrare i salumi di bufala o gli utilizzi della pelle di quell’animale. Analogamente per il suino casertano di cui mi occupai riuscendo a farlo inserire negli anni ’90, se l’erano proprio dimenticato, fra le specie zootecniche di maggiore interesse. Ne erano rimasti una cinquantina e a quest’ora sarebbe estinto. La concorrenza è agguerrita e ce lo impone la globalizzazione. Cina e India hanno decine di milioni di capi bufalini. Oggi fanno sorridere gli stolti e gli ottimisti ma domani potrebbero annientarci. È accaduto in altri settori produttivi molto più sofisticati. Poi c’è la pianura padana dove il comparto bufalino è già presente e ben organizzato. Vorrei evitarmi la supercazzola, per giunta lamentosa, del nord che ci ha scippato. Nessuno, neppure chi la produce, può più sapere che sapore potrebbe avere una mozzarella prodotta con il latte di animali al pascolo di montagna, che si nutrono di erbe fresche e miste, polifite, in luogo del ripetitivo pasto con uno sfarinato industriale e insilato di mais. Dopo aver verificato tanti anni fa l’ingrasso a costi irrisori dei bufali maschi in una boscaglia interna del grossetano, l’ultimo esperimento che vorrei condurre sarebbe proprio questo. Verificare che mozzarella si potrebbe ottenere da animali messi in Alto Adige al posto delle vacche. Il comparto bufalino deve ancora sviluppare il comparto del latte e non restare più limitato, confinato alla sola mozzarella. Deve sviluppare i comparti della carne fresca e trasformata e quello dei salumi e crescere, crescere anche nel numero dei capi in allevamento. Anni addietro, ebbi parecchi contatti con il mondo bufalino dell’India, non perché fossi stato io ad andare laggiù ma perché incontrai qui in Italia alcuni di loro. Mi proposero il trasferimento solo che non esiste motivo per cui salirei su un aereo e poi ho sempre avuto altri interessi da seguire. Si sente dire in questi giorni che la crisi rappresenti una occasione di crescita. Pare che per primo l’abbia detto Einstein. Il fatto è che non credo che al comparto bufalino accadrà nulla. Sarebbe possibile ma resterà tale e quale, in attesa di qualcosa di indefinito. Come il tenente Drogo nel Deserto dei Tartari. Conosco le persone e le mentalità inclini all’ascolto delle supercazzole somministrate dal politicante del momento e lo dico consapevole di quanto sia “politicamente scorretto” il mio dire. Traduco: imbarazzante per qualcuno. Concetti chiari e semplici evitando le conferenze di settore. Come disse Antani.