LA MADRE DEI FESSI

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        –          di Vincenzo D’Anna *         –                    

Che l’Italia fosse un Paese non catalogabile, è cosa risaputa da anni. Troppo lunga per essere omogenea e vittima di troppe dominazioni per essere autoctona. Abbiamo pertanto sviluppato il senso della sopravvivenza e doti di adattamento alle circostanze ed agli eventi. Un esempio di scuola viene dalla struttura della nostra lingua, l’italiano, e dei tanti dialetti parlati sotto mille e mille diversi campanili.

Per noi meridionali il dialetto è lingua parlata correntemente, contiene i riferimenti alle radici storiche della terra nella quale si parla. Con la lingua cambiano anche i costumi e gli atteggiamenti umani, a seconda della latitudine. Un grande giornalista del secolo scorso, Ugo Ojetti, soleva dire che gli Italiani sono un popolo di contemporanei, non hanno ascendenti, perché non imparano, e non conoscono la storia e non hanno discendenti, perché non hanno cura della sorte delle future generazioni. In questa considerazione può essere racchiusa anche l’indole della politica italiana, che con lo Stato pauperistico, assistenziale e clientelare, ha sempre premiato i contemporanei, accollando il costo ai posteri, che ancora non votano. L’abitudine di governare utilizzando la leva della spesa a debito crescente è il monumento finale di questa vocazione italica e degli elettori italiani sempre pronti a correre in soccorso del vincitore e di coloro che rinnovano le tesi che al popolo vadano garantiti redditi, senza alcun onere di lavoro. È con questa logica becera e secolare, al tempo stesso, che molti innovatori di facciata hanno costruito il successo politico-elettorale.

Ancora oggi, uno degli imbonitori di maggior successo, Beppe Grillo, invita dal proprio Blog l’adozione del reddito universale che sostituisca quello di cittadinanza. Inutile sprecare molto inchiostro per evidenziare che si possa distribuire solo una parte della ricchezza prodotta in una Nazione e che senza ricchezza non c’è assistenza. Ma non basta, il comico politico si avventura anche nella valutazione di prove sperimentali effettuate su di un farmaco, il Tocilizumab, utilizzato per primo dall’oncologo napoletano Paolo Ascierto, durante l’emergenza da Covid-19, con buoni risultati. Pur essendo a digiuno di qualsivoglia rudimento di scienza medica e biologica, Grillo non si esime dal decretare inutile la cura e farlocco lo scienziato.

D’altronde, il comico è tra i sottoscrittori del cosiddetto “Patto per la Scienza” con altri politici, tra i quali Matteo Renzi, e scienziati che vanno di moda come Roberto Burioni. Si tratta di una associazione metapolitica e parascientifica, che dovrebbe stabilire quale sia la vera scienza e stroncare scienziati non accreditati (secondo loro), soprattutto se non allineati alle istituzioni sanitarie. Peccato che, da qualche tempo, le istituzioni sanitarie abbiano ai vertici non il meglio della scienza selezionata per concorso, ma dei nominati dal ceto politico di governo. Un vero peccato che alcuni di questi scienziati ortodossi, come Valter Ricciardi, già ai vertici dello Istituto Superiore di Sanità e commissario per il piano vaccini, si sia dovuto dimettere per conflitto di interessi e consulenze con Big Pharma. Lo stesso dicasi per Ranieri Guerra, traferito dal Ministero della Salute all’OMS, perché pescato nella imbarazzante condizione di componente di organismi gestionali della Multinazionale Glaxo, quella che produce i vaccini acquistati dal Ministero della Salute, e per Roberto Burioni, che pare abbia prestanomi che gestiscono Pomona, la società che produce e commercializza vaccini ed immunoglobuline. La lista dei consulenti e dei finanziamenti delle case farmaceutiche a tanti scienziati sarebbe molto lunga. Per sintesi, ricordiamo che solo la Glaxo Smith Kline in un triennio ha erogato contributi per 42 milioni di euro in Italia. Ma al sistema non bastano i soldi, non tollera voci fuori dal coro. Si attaccano e discreditano scienziati non allineati come Giulio Tarro, Maria Rita Gismondo, Silvio Brusaferro e, adesso, anche Paolo Ascierto.

Quale sia la logica, quale l’interesse pubblico, che consente giudizi scientifici ad un comico come Grillo ed il valore degli scienziati a chi ha evidenti conflitti di interesse? La risposta risiede nella complessa rete del finanziamento garantito dalla multinazionale del farmaco. Finanziamenti al sistema politico-istituzionale dei partiti, alle università ed alla ricerca in Italia, al regime che alimenta la pubblicità che foraggia i giornali e le reti televisive.  Tutto torna e riesce comprensibile e razionale. L’unica cosa che non quadra è la cecità degli italiani in un sistema condizionato, se non corrotto, spacciato per Scienza. Ma si sa, la mamma dei fessi è sempre incinta.

*ex parlamentare