SICUREZZA PORTI, IL PRESIDENTE DI SICURITALIA POLETTI: “URGONO INVESTIMENTI PER IL BENE DEL PAESE”

0

PAOLO POLETTI È STATO VICEDIRETTORE DELLA INTELLIGENCE NAZIONALE ED OGGI È IL PRESIDENTE DI SICURITALIA, SECURITY SOLUTIONS

Paolo Poletti SICUREZZA PORTI, IL PRESIDENTE DI SICURITALIA POLETTI: “URGONO INVESTIMENTI PER IL BENE DEL PAESE”
Paolo Poletti

“Miglioramenti nelle normative sono possibili, quelle internazionali sono sufficientemente precise, quelle nazionali richiedono dei ritocchi a carico dell’uno o dell’altro Paese, ma ciò che soprattutto oggi manca è la sensibilità per la sicurezza, dei porti certamente, ma anche di tutte quelle catene logistiche che sono collegate ai porti e che costituiscono l’intermodalità. Intendiamoci: quando parliamo di porti distinguiamo tra porti commerciali e porti turistici, ma a fattor comune, sta il fatto che l’attrazione di flussi, turistici o commerciali, dipenderà in gran parte dalla sicurezza e dalla qualità dei servizi, a fronte di una domanda che, nel post Covid 19, sarà certamente più selettiva”.

Perché inscindibilmente legare la sicurezza alla qualità dei servizi? Vediamolo.

“Bisogna considerare che quando parliamo di sicurezza, in realtà, intendiamo una serie di capitoli che vanno dalla sicurezza fisica e, quindi, la protezione della infrastruttura in sé, nonché l’identificazione e la legittimazione a muoversi nel porto delle persone e delle merci, cioè in quali condizioni una merce entra ed esce dal porto e in quali viene stoccata. Vedi il Libano, anche se ne sappiamo ancora poco – spiega Poletti. Su questo la tecnologia può fare molto”.

“Poi dobbiamo ricordarci che vicino al capitolo della sicurezza fisica c’è tutto il capitolo della sicurezza logica, con il tema della sicurezza IT, cioè delle reti di dati e della sicurezza OT, quella della operational technology, delle macchine collegate in rete, dell’industria 4.0 per capirci, nel quale la logistica è pienamente presente. Questi due capitoli sono interconnessi, per cui occorre una visione olistica del problema cioè, generale. Molti sono infatti i rischi ‘correlati’, in cui misure di sicurezza fisica e logica devono concorrere. Ma questo investimento in sicurezza non è relativo alla sola integrità delle infrastrutture fisiche e tecnologiche di un porto, ma anche alla ottimizzazione e riduzione dei costi nonché al miglioramento dei servizi.

Dobbiamo ricordare che la sicurezza fisica e quelle IT ed OT sono condizioni necessarie a stimolare gli operatori perché lavorino nel nostro Paese ed essendo necessariamente integrate ‘by design’, cioè già nella progettazione, ai modelli di Industria 4.0 ed a quelli comunque basati sulle nuove tecnologie IT, se ben gestite possono determinare riduzione anche di costi e miglioramento dei servizi in tutte le operazioni portuali. Insomma, una serie di tecnologie e soluzioni abilitanti nuovi e più qualificati servizi, che possano attrarre la domanda, funzionano solo se accompagnati da idonee misure di sicurezza”.

“Parlo sempre di porti e di catene logistiche all’interno del porto, perché è l’intermodalità che va protetta oltre che l’infrastruttura portuale in sé. Tuttavia, quando parliamo di mettere in sicurezza un porto – conclude il Gen. Paolo Poletti – tuteliamo in parte anche la sicurezza nazionale: di qui la necessità di prevedere capitoli di finanzianti specifici nei programmi operativi nazionali o regionali da progettare con i fondi New Generation Ue”.