LA NOTTE DEL RISVEGLIO (terza parte)

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–             di Francesco Aliperti Bigliardo *           –          

 –            disegni di Daniele Bigliardo **                  –

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Non si sbagliava Gregorio. Non ce la fece infatti, nonostante fosse riuscito a consegnare entro le 19,00 i quattro fusti di  kerosene al distributore di via Kerbaker. Sebbene fosse riuscito a dirottare i due fusti di carburante del “Nuovo Livingstone”, sul mezzo di un altro corriere incrociato nel lungo serpentone che si estendeva da corso Arnaldo Lucci  a via dell’ammiraglio Ferdinando Acton. Così, anche quella sera rientrò alle 21,30 ovvero, mezz’ora dopo che sua moglie, più rigorosa del Direttore del carcere di Poggioreale, aveva già messo a letto la sua bambina.

Gli arcangeli volarono in direzione della piazza. Erano feriti, perdevano sangue. I colpi esplosi dall’ottusità fatta persona, non li avevano centrati, ma la violenza dell’impatto dei loro corpi sul faraglione in divisa, aveva in più punti lacerato le loro flessibili cartilagini.

Non poteva inseguirli combinato in quel modo. Così Giovanni controllò in che direzione quei cornuti riprendevano la loro corsa e con l’andatura tipica di chi partecipa alla corsa nei sacchi, si avviò verso le scale che portavano al suo appartamento. “Ce vedimm’a Stazione, strunz’e mmerda!”. L’ascensore era guasto. Se avesse avuto ancora un proiettile, non avrebbe esitato a farlo esplodere al suo indirizzo. Salì le scale con la rabbia di Rambo nei confronti dello sceriffo della città di Hope. Piangeva e visto da lontano, doveva fare davvero tenerezza con il cinturone in vita, i pantaloni all’altezza dei polpacci, i boxer da clown e quelle lacrime da bambino cui hanno appena rubato il lecca – lecca. La difficoltà nel procedere e la voglia di passare nel tritacarne quei cornuti, fece apparire la salita di ogni singolo scalino, un’impresa da pioniere d’altri tempi. Giunto mugolante sul pianerottolo di casa, levò lo sguardo in direzione dell’ingresso. La porta era spalancata. Fu come un flash. Il fotogramma in cui si racchiude tutto il senso di un film. In controluce la sagoma di un uomo magro e dinoccolato (‘o professore?) che stringeva tra le braccia, la sagoma di quella che, con ogni evidenza, era la sua… “…Carmela!!!”

Altro che tregua. Non erano passati nemmeno cinque minuti, che già bussavano alla porta. “Questo di sicuro sarà ‘o professore che mi viene a portare la sua poesia.” Pensò Carmela. Carmela trovava davvero curioso quell’uomo. Solitario e lunatico, sempre con i libri sotto al braccio e con quell’ espressione da fesso negli occhi annacquati. “Così sono i ricchioni” diceva per sintetizzare il quadro suo marito Giovanni. Lei però non era convinta di quella conclusione, non si faceva persuasa che il professore fosse malato, proprio di quella malattia là. Aprì la porta e la luce dell’appartamento inondò il pianerottolo rigorosamente al buio.  “Professò dite, che vi manca stasera?” chiese con il tono di chi si è già vista tutta la puntata. Gli occhi del professore però non erano gli stessi delle altre rappresentazioni. Dentro c’era una strana luce. No, non era l’effetto della luce dell’appartamento, sullo scuro fondo in cui annegava il pianerottolo. Si trattava piuttosto, della perturbata intenzione che li animava. C’era dentro un fuoco inconsueto per uno sguardo generalmente diluito e senza sale. Qualcosa che li faceva somigliare agli occhi di Giovanni… sì, proprio agli occhi di mezza recchia quando gli partiva la testa.

“Professò, allora? È quasi mezza notte, che vi serve?” chiese ancora Carmela, frettolosa ed imbarazzata come non lo era mai stata al cospetto di quell’uomo letterario.

Si era fatto convincere a prender su i fusti che Gregorio Madonna doveva consegnare al rettifilo. Lo aveva fatto conscio del fatto che quello fosse l’unico modo per passare dalle parti della ferrovia, senza destare sospetti nel principale. Doveva assolutamente prendere il bazooka esposto nella vetrina dell’armeria alle spalle del Terminus. Si trattava di un modello di bazooka di quelli usa e getta adottati dalle truppe americane nel corso dell’ultima guerra santa. Lo aveva promesso ai ragazzi che per quella sera, stava preparando qualcosa di veramente “esplosivo”. E lui era uno che ci teneva ad onorare le sue promesse. Ecco perché, di fronte alla serranda abbassata del “Nuovo Livingstone”, scaricò un calcione per sfogare la sua frustrazione. Quel contrattempo rischiava di mandare tutto all’aria. Il sottopassaggio era completamente deserto e così per azzerare definitivamente la rabbia, cacciò nella stessa serranda un secondo violentissimo calcione. Questo piegò la lamiera e fece partire la sirena dell’allarme antirapina. Scappò via come una saetta, lasciando davanti alla serranda abbassata il carrellino, la bolla di accompagnamento ed uno dei due fusti di carburante per aeromodelli, oggetto della sua sosta.

Vista in controluce, Carmela apparve al professore come Beatrice al Sommo. Una figura mitologica, aliena, divina. Per la verità quello che però davvero gli fece accapponare la pelle, fu il profilo di quel corpo giunonico, rivelato dalle trasparenze della veste in cotone che la donna aveva indossato, per andare a letto. Non aveva mai visto nulla di simile. Fianchi così generosi e seni così sodi, non li aveva descritti neppure D’annunzio. Sentì una fiammata incendiargli la base del collo e diffondersi nella calotta cranica, un po’ come gli capitava quando si perdeva tra le pagine del Decamerone. Così, in preda ad un raptus che sentiva di non voler contenere, le afferrò i glutei panoramici, in una stretta finalmente vigorosa. Quindi la tirò a sé e le cacciò in bocca un bacio appassionato che culminò nel doloroso, quanto incredibile scontro tra i rispettivi incisivi.

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** Daniele Bigliardo, talentuoso fumettista della Bonelli Editore. Disegnatore di Dylan Dog e Art Director della serie dedicata al Commissario Ricciardi

* Francesco Aliperti Bigliardo (FAB) napoletano, classe 1967, scrittore per passione e metalmeccanico presso lo stabilimento Avio Aero (ex Alfa Romeo Avio) di Pomigliano D’Arco per necessità “perché non si vive di sole parole…” afferma.

Ha pubblicato nel 2009 per Edizioni Mayhem “La grande combustione” una commedia in due atti di ispirazione ambientalista andata in scena al teatro Gloria di Pomigliano d’Arco nel dicembre del 2014.

Altre pubblicazioni minori sono contenute nell’antologia “Assurdotempo e l’esatta logica” di Edizione Corsare e nella raccolta del 2012 per nuovi autori campani di Caracò Editore “Terra mia”.

Prossima uscita a settembre 2020 “Lo strano caso di Domenico Cuomo e del casale 116430623 10221596840862703 6136263620435959378 o LA NOTTE DEL RISVEGLIO (terza parte)Sgambizzo”

Breve sinossi

Domenico Cuomo, meglio conosciuto come padre Robin, è un parroco della periferia partenopea che, come il leggendario arciere a cui si ispira, ha deciso di votare la propria esistenza alla protezione dei più deboli. Molto amato dalla comunità parrocchiale, è invece assai temuto dai suoi superiori e dalle istituzioni, che vedono in lui un elemento scomodo. Ma padre Robin va dritto per la sua strada, perché ha un obiettivo ben preciso: recuperare il casale Sgambizzo, antica residenza nobiliare abbandonata, e farne un centro di formazione per quei giovani che vivono tra disagio e criminalità. Quando i permessi tardano ad arrivare, a padre Robin non resta che affrontare di petto la questione.