LIBERA: IN CAMPANIA UN COMUNE SU DUE NON TRASPARENTE SUI BENI CONFISCATI

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“RIMANDATI CAMPANIA”, FOCUS REGIONALE SULLO STATO DELLA TRASPARENZA DEI BENI CONFISCATI NELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI CAMPANE CON I DATI AGGIORNATI

Il numero dei comuni che pubblicano l’elenco dei beni confiscati è appena sopra la metà e il quadro generale resta critico.

Domenica 25 luglio ore 10.00

Assemblea Regionale di Libera presso Associazione Figli in Famiglia

Via Ferrante Imparato, 111 Napoli

Un comune su due poco trasparente sui beni confiscati alle mafies131 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati, sono 65 i comuni che ancora non pubblicano l’elenco. Ciò significa che ben il 49,6% dei comuni resta totalmente inadempiente. Tra quelli che pubblicano, sono ancora tantissimi quelli che lo fanno in maniera parziale e non pienamente rispondente alle indicazioni normative. I comuni meno “trasparenti” si trovano prevalentemente in Provincia di Napoli (26), seguono la Provincia di Caserta (22), quella di Salerno (9), quella di Avellino (5) e, infine, quella di Benevento (solo 3 comuni). Buona la performance del Comune di Napoli.

La fotografia aggiornata è stata scattata da Libera Campania con la presentazione di “RimanDATI Campania”, un approfondimento regionale della ricerca nazionale il report sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. Il rapporto è frutto del lavoro di monitoraggio civico sperimentato in Campania dal Coordinamento regionale di Libera che sarà presentato Domenica 25 luglio ore 10.00 in occasione dell’Assemblea elettiva regionale di Libera che si svolgerà presso la sede dell’Associazione Figli in Famiglia in Via Via Ferrante Imparato, 111 Napoli

In Campania, stando ai dati del portale OpenRe.g.i.o (gennaio 2021), sono 2625 i beni immobili confiscati. Il dato si riferisce agli immobili destinati, quelli cioè già trasferiti al patrimonio indisponibile dei comuni nei quali insistono per scopi sociali o ad altre Amministrazioni dello Stato per finalità istituzionali o usi governativi. La distribuzione per province vede in testa la città metropolitana di Napoli con 1529 particelle confiscate e destinate. Seguono la provincia di Caserta (663) e quelle di Salerno (348), Avellino (64) e Benevento (21).

La ricerca sui 66 comuni che hanno pubblicato l’elenco ha evidenziato in maniera piuttosto evidente come la logica degli open data sia ancora estranea alla stragrande maggioranza degli enti monitorati. Solo 27 comuni pubblicano infatti in formato aperto, che consente una fruibilità totale da parte dei cittadini e di chiunque voglia utilizzarli e appare l’unico a rispondere con coerenza alle disposizioni di legge sul tema della trasparenza. Sono invece 12 i comuni che presentano un PDF immagine (frutto cioè di semplici scansioni) o totalmente chiuso, che sono inservibili nella logica open data. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato: quasi il 52% dei comuni campani che pubblicano elenco non specifica quale sia la destinazione tra istituzionale o sociale, il 42,5non presenta informazioni sulla metratura o sugli ettari dei beni e terreni confiscati. Quasi il 90% dei comuni specifica invece quale sia l’ubicazione del bene e l’82% la sua tipologia.

Sui 66 comuni che hanno pubblicato l’elenco è stato costruito un ranking mediato regionale: su una scala da 0 a 100, la media è pari a 51.4 punti. La Provincia di Benevento risulta la più “virtuosa” con 58.9 seguita da Salerno 56.9 e Caserta 51.3. Sotto la media regionale le province di Napoli (47.7) e Avellino (42.3). A livello comunale ottime le performance di Melizzano (Bn) con 98.2; Battipaglia (Sa) 94.3; Baronissi (Sa), Afragola (Na) e Castel Volturno (Ce) con 91.3

Nel rapporto regionale presentato da Libera per la prima volta viene fotografata anche la capacità di risposta delle amministrazioni locali alle domande di accesso civico, con le quali, successivamente alla prima ricognizione, è stata richiesta agli Enti Locali di pubblicare o aggiornare gli elenchi. A ottobre 2020, al termine cioè della prima ricognizione, su un totale di 131 comuni campani monitorati, solo 45 pubblicavano l’elenco. All’ esito della seconda ricognizione, a tutto marzo 2021, grazie all’ulteriore azione di monitoraggio civico che si è tradotta nella produzione delle domande di accesso, sono diventati 66. Si è passati cioè da un percentuale di pubblicazione del 34% ad una del 50,4%. Un dato, dal punto di vista dell’incremento percentuale, sicuramente significativo. Ma il numero dei comuni che pubblicano l’elenco è appena sopra la metà e dunque il quadro generale resta ancora decisamente critico. Inoltre, nel dettaglio, ben il 64% dei comuni cui è stata inviata la richiesta di pubblicazione o di aggiornamento dell’elenco non ha risposto, disattendendo in questo modo ad una precisa previsione normativa, secondo la quale gli enti della Pubblica Amministrazione, interrogati dai cittadini con gli strumenti previsti dalla legge, hanno l’obbligo di rispondere entro trenta giorni.

“È un passo avanti di non poco conto – commenta Riccardo Cristian Falcone, responsabile beni confiscati Libera Campania – intanto perché segna un’ulteriore sperimentazione in grado di indicare una traccia di lavoro anche per altri territori regionali. I contenuti ulteriori di questo focus regionale consegnano molto di più che un modello di riferimento. La fotografia che se ne ricava, infatti, consente di valutare l’impatto concreto dell’azione civica di una comunità monitorante. La produzione delle domande di accesso civico è stato il tentativo di stimolare gli Enti Locali a mettere a disposizione di tutti, nel rispetto delle previsioni di legge, dati chiari, fruibili e trasparenti. Ma ci sono ulteriori elementi – continua Falcone di Libera Campania – che rendono preziosa questa ricerca. Come, ad esempio, la possibilità che essa offre di misurare e valutare la capacità di risposta della Pubblica Amministrazione alle domande di accesso civico prodotte dai cittadini. O, ancora, di misurare e valutare quanto concretamente si sia accresciuta la qualità dei dati pubblicati dai comuni a seguito delle domande di accesso civico. Un elemento nient’affatto trascurabile perché in grado di dimostrare l’enorme valore che questi strumenti utilizzati dai cittadini hanno di incidere in profondità sulla qualità della trasparenza. I dati raccolti ed elaborati nel Rapporto – conclude il responsabile beni confiscati di Libera Campania – dimostrano che l’esame di riparazione a cui erano stati “rimandati” i comuni campani destinatari di beni confiscati dopo la prima ricognizione ha sortito un qualche effetto, determinando certamente un passo avanti, per alcuni comuni assolutamente decisivo e importante. Ma le risultanze di questo focus regionale dimostrano quanto il lavoro da fare sia ancora lungo e difficile. Ciò impone a tutti – istituzioni, cittadini, società civile organizzata – di assumersi meglio e di più la propria parte di responsabilità.

Restano sul tavolo le nostre proposte politiche che, a partire dal miglioramento delle condizioni e dei livelli di trasparenza dei comuni, mirano ad incidere sulla possibilità di rendere sempre più i beni confiscati, attraverso il loro riutilizzo sociale, beni comuni:

Proponiamo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di adottare un documento di indirizzo da inviare a tutti gli enti destinatari di beni confiscati con un vademecum dettagliato sulle modalità di pubblicazione e sui contenuti degli elenchi da pubblicare, anche fornendo un modello comune in grado di uniformare la pubblicazione;

Proponiamo che l’attuazione dei principi della trasparenza diventi pratica condivisa non solo per le amministrazioni comunali, ma anche e soprattutto per tutte le amministrazioni pubbliche che, a vario titolo, si intrecciano con la storia del bene;

Riteniamo importante che sia garantito un maggiore coordinamento e scambio lungo tutta la filiera istituzionale del bene confiscato, che consenta poi una risoluzione veloce delle criticità e una trasparenza del dato.