1996…OMICIDIO DI NADA CELLA

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malke 1996...OMICIDIO DI NADA CELLA

–    di Ursula Franco*   –                             

Nada Cella, 25 anni, segretaria, è stata uccisa nel suo ufficio dello studio del commercialista Marco Soracco il 6 maggio 1996. Lo studio di Soracco si trovava a Chiavari, Genova, in via Marsala 14/5.

nada cella 1996...OMICIDIO DI NADA CELLANada fu colpita alla testa con un corpo contundente tra le 8.50 e le 9.10. Marco Soracco la trovò agonizzante intorno alle 9.10 e chiamò i soccorsi ma la ragazza morì in ospedale.

Nello studio del Soracco non furono rilevati né segni di scasso né segni riferibili ad una colluttazione.

Visto l’orario in cui fu commesso l’omicidio, è probabile che l’omicida sapesse che il Soracco, che abitava in un appartamento sopra l’ufficio, era solito scendere dopo le 9.00.

Poco prima delle 9.00, alcuni condomini sentirono il rumore di un oggetto che cadeva e di passi di qualcuno che scendeva le scale dello stabile.

Sotto il corpo di Nada Cella gli investigatori repertarono un bottone particolare che non apparteneva né alla vittima né al Soracco.fac simile bottone nada cella 1996...OMICIDIO DI NADA CELLANel 2017, la dottoressa Antonella Pesce Delfino, per la sua tesi di un Master in Criminologia all’Università di Genova, ha letto i vecchi atti d’indagine, ha messo insieme gli indizi e ha fatto riaprire il caso dalla procura di Genova.

Per l’omicidio di Nada Cella è ora indagata una ex conoscente del commercialista Marco Soracco, tale Anna Lucia Cecere, 53 anni, ex insegnante. La Cecere, come il Soracco, era già stata indagata all’epoca dei fatti ma la sua posizione era stata rapidamente archiviata.

A casa della Cecere, durante le prime indagini, erano stati sequestrati alcuni bottoni dello stesso tipo di quello ritrovato sotto il corpo della Cella.

La procura di Genova sta ora cercando prove scientifiche che possano collocare la Cecere sulla scena del crimine.marco soracco 1996...OMICIDIO DI NADA CELLAA ridosso dell’omicidio, una donna telefonò al Soracco, ad un avvocato di Chiavari e al commissariato di Chiavari, per riferire di aver visto una certa “Anna” allontanarsi in motorino da via Marsala la mattina del 6 maggio in un orario compatibile con quello dell’aggressione alla Cella.

Ad Anna Lucia Cecere è stato sequestrato un vecchio motorino Piaggio.

Marco Soracco ha raccontato che la Cella gli aveva riferito che la Cecere era stata al suo studio mentre lui era assente. C’è da chiedersi se la Cecere fosse a conoscenza del fatto che non vi avrebbe trovato il titolare. Infine, una teste ha raccontato agli inquirenti che, dopo essere stata allo studio del Soracco, la Cecere le aveva detto di aver percepito una certa ostilità da parte della Cella nei suoi confronti.

– In un articolo dal titolo “Nel confessionale i segreti sulla morte di Nada Cella. Dieci preti interrogati” pubblicato l’8 novembre su “La Stampa” si legge: Il movente dell’omicidio a parere di chi indaga è la gelosia. «Perché – insistono gli inquirenti – Annalucia, pensando di accasarsi grazie alla sua avvenenza, voleva prendere il posto di Nada sia nell’ufficio di Soracco sia nel cuore di quest’ultimo, che per la sua dipendente aveva una predilezione ancorché non corrisposta».

– Mentre studiava il caso, la dottoressa Antonella Pesce Delfino ha parlato con Anna Lucia Cecere, l’attuale indagata, fingendosi una collega interessata alle dinamiche scolastiche. La Cecere si è però resa conto che quello della Delfino era un escamotage  per acquisire informazioni sul caso Cella e le ha inviato alcuni messaggi vocali, messaggi che aprono un interessante spaccato sulla sua personalità.

Riporto la trascrizione di alcuni dei messaggi vocali della Cecere alla Delfino:

“Non c’è niente di male però… b… inizia tu a dire la verità, brutta stronza, bugiarda, eh, che cosa sei venuta a fare oggi a casa mia? Lo posso sapere? Chi ti manda? Su cosa stai indagando? Domani finisci sui giornali, ti faccio vedere io.”

“Dai non fare la finta tonta, stronza… eh, ma come facevi a sapere che uscivo con (…) e tutti i cazzi miei? E di quello bassino, di Marco, come facevi a saperlo? Eh? Hai paura, eh. Adesso son qua, non ti preoccupare.“

“Ma quanto sei bugiarda e falsa e come facevi a sapere che uscivo con (…)? Eh? E perché sei venuta qua ad assicurarti che io avessi solo un cane? No, non ho solo quello di cane, ne ho un a… anche un altro che se te ripresenti qua eh ti spappola viva, ha capito se ti ripresenti un’altra volta tu e quell’altra mezza tossica e quell’altro drogato, adesso ci penso io, stai tranquilla ma stai tranquilla, ora lo faccio riaprire io il caso perché ho la cazzimma, come si dice a Napoli.“

“Senti, non fare la finta tonta, eh, hai capito con me? ora faccio riaprire il caso, stai tranquilla, anzi ho saputo adesso da Chiavari, ho parlato ora con la polizia di Chiavari che forse è stato già riaperto il caso. Stai tranquilla, ti ci trascino per i capelli, eh, poi ti faccio fare le domandine e gli indovinelli. Indovina, indovinello, quale zoccola è venuta a casa mia?”

“E mi devi dire il cognome, lo sai benissimo, Marco, chi? Marco, chi? Rispondi!”

“Non farti più né vedere né sentire, a me non mi vedrai mai più, cioè non cercarmi, soprattutto qua non venire più perché hanno il fucile, eh, i parenti di mio marito, questi che abitano di fronte a me.”

– Sempre nell’articolo dal titolo “Nel confessionale i segreti sulla morte di Nada Cella. Dieci preti interrogati” pubblicato l’8 novembre su “La Stampa” si legge: (…) i poliziotti della squadra mobile stanno ristudiando alcune vecchie intercettazioni telefoniche: sembrerebbero dimostrare che Cecere era in parte a conoscenza di quel che facevano gli investigatori, essendo stata indagata pure allora. Il giorno prima della perquisizione nel suo alloggio, per esempio, contattò in maniera compulsiva una serie di avvocati e chiese ad amici nomi di legali. In precedenza si era presentata in caserma urlando «se non smentite il mio coinvolgimento prendo il mio bambino (avuto da una precedente relazione, ndr) e mi ammazzo». E negli stessi giorni aveva contattato Marco Soracco, ai tempi principale sospettato, sull’utenza di casa, per insultarlo. «Guarda che tu non mi piaci, mi fai schifo», diceva l’ex maestra secondo quanto riportato nelle annotazioni dell’Arma. Ora la Mobile vuole capire la ragione per cui Cecere inveì contro Soracco, nell’ipotesi che si stesse precostituendo una specie di alibi, immaginando che il commercialista fosse intercettato.

– Alcuni giornali hanno diffuso una recente breve dichiarazione di Anna Lucia Cecere:

“Fatemi pure il Dna, fate gli accertamenti che volete, non ho nulla a che vedere con quella ragazza. Non ho niente da nascondere”.

In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Da un soggetto indagato per omicidio ci aspettiamo che neghi in modo credibile di aver ucciso la vittima e che lo faccia spontaneamente, ci aspettiamo anche che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero e che possegga la protezione del cosiddetto “muro della verità”, che è un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.

Ci saremmo aspettati che la Cecere dicesse spontaneamente “Io non ho ucciso Nada Cella”, ancora meglio se, riferendosi alla sua negazione, avesse aggiunto “sto dicendo la verità” oppure “ho detto la verità”.

Ed invece la Cecere ha provato a negare senza successo.

“non ho nulla a che vedere con quella ragazza” non è una negazione credibile perché sono assenti sia il riferimento all’omicidio che il nome della vittima. La Cecere è indagata per l’omicidio di Nada Cella, che è un fatto preciso commesso in un preciso spazio temporale, non per avere qualcosa a che vedere con una “ragazza”. La Cecere non solo ha minimizzato, non ha infatti detto “ucciso” o “ammazzato”, ma, non facendo il suo nome, ha preso le distanze dalla vittima.

Nel contesto di una dichiarazione di questo tipo, la frase “Non ho niente da nascondere” non solo rivela di un bisogno di convincere ma è un invito a cercare.

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ursula franco 1 1996...OMICIDIO DI NADA CELLA* Medico Chirurgo, Criminologo, Statement Analyst. E’ allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Fa parte del Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper.