INTERVISTA AD ANDREA DE FILIPPO

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   –   di Francesca Nardi   –             

Per cogliere silenzi e fruscii nascosti di una città come Maddaloni, impreziosita dal cammino della storia, dovresti sorvolarla al tramonto, sulla scia del falco pellegrino…allora ti accorgerai che il profumo del fogliame che si arrampica lungo le pietre delle torri, raccoglie i sospiri del vento e si confonde con la tempesta di ieri, per trovare dimora nel tempo che verrà…E lo sguardo allora… abbraccerà dall’alto lo scorcio dorato dei vicoli e l’ombra delle piazze al tramonto e noi potremmo immaginare, che l’incontro con Andrea De Filippo, sia avvenuto su una panchina di granito a ridosso della Chiesa dei Cappuccini e che l’unico argomento possibile sia stata la speranza, che nasce dalla memoria che si respira intorno. Il sindaco di una città come Maddaloni diventa il sindaco inconsapevole di mille città, al quale non si chiede lo stato dell’arte dei lavori di restauro della Fontana Vecchia, l’uomo giusto al quale si chiede se abbia ritrovato il filo del discorso dei secoli, che si era perso lungo il dolore, assieme alle nostre anime; l’uomo provato al quale si chiede se lungo i sentieri delle lotte intestine, abbia ritrovato e riconosciuto il senso slabbrato del principio; l’uomo di sempre, al quale chiediamo se valga la pena di ricominciare…