È VERO CHE ALCUNI MEDICI CHE VANNO IN PENSIONE “VENDONO” I LORO MUTUATI AD ALTRI DOTTORI?
“Mille e cinquecento pazienti (il massimo che un medico di medicina generale può assistere) sono una piccola roccaforte e un tesoretto per il quale la tentazione di monetizzazione non è poi così irrealistica”. Afferma in una nota il dottor Salvatore Caiazza ViceSegretario Vicario FIMMG Napoli ASL Napoli 2 Nord, e aggiunge: “Anche i medici, come tutti i professionisti, non sono immuni dai calcoli prepensionamento, e con l’avvicinarsi di quella data (l’unica che provoca uno stravolgimento degli equilibri) il colpo di coda è purtroppo una prassi”. Le liste dei mutuati sono abbastanza stabili, è raro che un grande quantitativo di pazienti si sposti in blocco da un medico verso l’altro. La partita si gioca quando qualcuno va in pensione o muore.” E in quel caso cosa accade? “Il medico che si avvicina alla pensione mette il proprio ‘pacchetto pazienti’ su piazza. Detto questo, però, una volta trovato l’acquirente e stabilito l’importo iniziano le procedure”. Di che genere? “Anche chi acquista vuole delle tutele. Ecco perché alcuni dottori prossimi al pensionamento precompilano e poi si fanno firmare dai pazienti i modelli di delega o revoca del medico di base. Quella risma completata rappresenta la loro garanzia. Poi è normale che il sostituto venga presentato agli assistiti come la migliore strada per la tutela della loro salute. I pazienti sono tenuti all’oscuro delle dinamiche che si nascondono dietro il cambio di un medico – spiega il dottor Caiazza – Spesso i moduli precompilati persino in una farmacia. Sembra una campagna elettorale”. La materia è purtroppo nota. Già nel 1968 Alberto Sordi aveva raccontato di un medico cinico e assetato di guadagni che cercava ogni escamotage per dribblare il sistema. Poi, in particolare negli anni Ottanta e Novanta, si sono concentrate inchieste che hanno fatto emergere numerosi scandali, e un recente servizio de Le Iene ha riacceso i riflettori sul fenomeno. Ma è davvero così? E, soprattutto, quella che ci è stata raccontata – ammessa la veridicità dell’informazione – è una pratica diffusa, o eventualmente un episodio sporadico e isolato? Nei paesi di provincia il medico di famiglia continua a detenere quello status di autorevolezza e riconoscibilità che condivide con poche figure della vita cittadina: il parroco, il sindaco e il comandante dei carabinieri. In altre parole: il dottore è sempre il dottore, ma i medici di base lavorano perennemente sotto ricatto. Da una parte questa competizione sfrenata e sfrontata sul numero dei mutuati, dall’altra la libertà di poter cambiare senza restrizioni o limiti di tempo non permette di operare in un clima sereno. Soprattutto in provincia, dove le voci corrono e alla fine ci si conosce tutti, un medico molto concessivo è spesso definito un bravo dottore; mentre chi esercita la propria professione in modo puntuale, non concedendo ad esempio giorni di malattia senza valide motivazioni, viene additato come un pessimo medico. In occasioni come questa si rischiano di perdere i pazienti, che però, in questo sistema, somigliano più a clienti che ad assistiti. Riguardo la possibilità di cambiare medico, invece, è una sacrosanta libertà che si concede ai pazienti perché l’unica figura in tutto il panorama del Servizio Sanitario Nazionale che si può scegliere liberamente, oggi peraltro facendo tutto online, è proprio il medico di medicina generale. Tutti gli altri sistemi non garantiscono un meccanismo di continuità a meno che non si parli di privati. In questo contesto si insinua un’altra pratica illegale, tutta recente. Da marzo c’è la possibilità, dove c’è una reale carenza di medici, di poter prorogare l’età di pensionamento di altri due anni. In alcune Aziende Sanitarie Locali (ASL) di Regione Campania, in particolar modo ASL Caserta e ASL Napoli 2 Nord qualche medico ha subito colto la palla al balzo per chiedere la proroga e, con la complicità di alcuni dirigenti aziendali e di qualche pseudorappresentante di Categoria medica, con l’aiuto di qualche politico e amministratore locale, gli è stata concessa, andando a inficiare il rapporto ottimale di un medico ogni 1300 cittadini assistibili, ai sensi della normativa vigente in Campania (AIR 2014). Ciò ha come conseguenza l’aumento della competizione tra medici per accaparrarsi gli assistiti e, quindi, l’aumento della cattiva pratica della professione e, ovviamente, una maggiore domanda per il pensionando che vuole vendere il “pacchetto pazienti”; nelle aziende che non hanno concesso le proroghe, comunque, i venditori di pacchetti si celano negli studi dei convenzionati per veicolare gli assistiti verso i compratori. Tutto ciò va ad inficiare la buona medicina territoriale e, ovviamente, la qualità di assistenza e di tutela della Salute dei Cittadini.
Il Presidente De Luca – conclude il dottor Caiazza – dovrebbe essere più oculato nel nominare i dirigenti sanitari e protendere più alla tutela della Salute Pubblica, piuttosto che ai cosiddetti equilibri politici.