BASKET, PAPERDI CASERTA ULTIMA DOPO IL KO DI RIETI: LE CAUSE DIETRO LA STRISCIA DI SCONFITTE

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foto 26 300x225 BASKET, PAPERDI CASERTA ULTIMA DOPO IL KO DI RIETI: LE CAUSE DIETRO LA STRISCIA DI SCONFITTEdi Alessandro Aita

RIETI – Le facce deluse del PalaSojourner sono ancora lì, a tormentare i tifosi della Paperdi Caserta. Che dopo il ko con la NPC Rieti si ritrova all’ultimo posto in Serie B Nazionale, con una striscia aperta di nove sconfitte consecutive ed il penultimo posto, quello valido per i playout, lontano due partite, anche a causa dello scontro diretto perso. Un ko che ha sottolineato ancora una volta le problematiche di questa squadra, in un loop che va avanti ormai da quasi due mesi.

POLVERI BAGNATE DA ENTRAMBE LE PARTI – Nel match di sabato si è assistito a qualcosa di diverso offensivamente parlando. Una squadra sicuramente più ordinata in molti casi, sfruttando molto di più i blocchi per gli esterni lontano dalla palla invece di rimanere spesso in situazioni ristagnanti, con gli esterni costretti a doversi inventare qualche conclusione negli ultimi secondi dell’azione. E soprattutto, nell’ultimo parziale si era trovata la chiave per portarla a casa, con il pick and roll tra Mei e Mehmedoviq parso immarcabile per molti minuti, almeno fino a quando il lungo ex Pozzuoli è rimasto in campo prima di essere messo ko da un evidente fallo in attacco di Kurt Cassar. Le vecchie abitudini tornano qualche volta a galla, ma ci si chiede come sia possibile perdere una partita quando riesci a tirare sedici volte in più rispetto ai tuoi avversari, 71-55 il divario: sintomo di un attacco che crea, ma non concretizza. 22/49 da due, ma soprattutto 4/22 da tre punti, uno dei pochi fondamentali che aveva funzionato in stagione. Dipende anche dalla difesa, che concede nemmeno troppo in generale, ma quel che concede è facilmente capitalizzabile come ci dicono i dati: nel primo tempo Rieti ha tirato con il 50% dal campo, in tendenza con il fatto che Caserta concedeva prima di questa sfida il 50% da due ed il 39% da tre (e quest’ultimo dato va a braccetto con il fatto che la Juve era quinta per concessione di tiri dall’arco, solo in quattro facevano meglio).

MANCANZA DI FREDDEZZA – Uno dei temi cardine di questa squadra. Rivedere le immagini dell’ultima azione, quella che avrebbe portato al pareggio se non alla vittoria, sono davvero dolorose per i puristi. Poiché si è applicata la cosiddetta legge di Murphy: tutto quello che non deve accadere, accadrà. Riassumiamola insieme: disegnati un taglio in angolo per Alibegovic, usato più come esca, e un blocco in uscita per Nick Mei, con il difensore che però sceglie di passare sopra il blocco e ritrovandosi così sulle tracce dell’esterno. Il Venerabile Maestro non ha avuto la lucidità del ‘controtaglio’ verso l’interno: definirlo errore sarebbe ingiusto e in malafede (in pochi sarebbero riusciti a leggere per bene la situazione), ma è una goccia che porta a tutto ciò che accade successivamente.
Con Hadzic dall’altra parte del campo e troppe braccia in mezzo, l’unica soluzione per Diego Lucas rimane quella di appoggiarsi a Paolo Paci, che dai 6,75 è quantomeno inoffensivo. Il lungo riceve e sa di non essere lui l’uomo deputato all’ultimo tiro, il suo pensiero è quella di darla a qualcun altro. Ma Lucas è uscito nella stessa zona di Mei non occupando il lato destro del campo e i due si pestano i piedi; non sentendosi sicuro di consegnare la sfera a uno dei due esterni, Paci preferisce servire Hadzic con un passaggio schiacciato. Ed un secondo è già andato via. Damir prende la palla e spara senza coscienza, senza avvedersi che poteva anche tentare un improvvisato uno contro uno con l’area totalmente sgombra e con il lato destro completamente libero: ferro e nuova sconfitta. Un’altra sul filo di lana, dopo quelle già ‘assaporate’ con Gema Montecatini e Fiorenzuola.

CERVELLI ANNEBBIATI – E anche negli altri casi è mancata la lucidità giusta per potersi giocare al meglio l’ultimo possesso. Se con Fiorenzuola però avevi quantomeno costruito il tiro migliore possibile per il pari, con Zampogna che sbatte sul ferro, in casa con la Gema si è vista nuovamente una squadra che non sapeva che cosa fare nel momento cruciale della partita. Una squadra appesantita nel cervello dalle continue sconfitte, il che non aiuta le azioni in campo secondo il mantra ‘mens sana in corpore sano’. Certo, manca anche un po’ di fortuna, come il non fischio (su Mehmedoviq per la spallata di Cassar che gli ha spaccato un labbro) ed un fischio certosino affibbiato a Biagio Sergio lontano dalla palla sul tiro da tre punti dell’italo-maltese che ha consegnato a Rieti un potenziale gioco da cinque punti, ritrovandosi sotto di un punto quando dieci secondi prima eri sul +3. Ma alla fine, decisioni dubbie o meno, hai avuto comunque la palla per raddrizzare gli eventi avversi. Per citare (quasi) il verso di una canzone, le cose sono solo due per svoltare: trovare con le proprie forze una vittoria che sblocchi finalmente la psiche dei ragazzi in bianconero o aspettare che di fronte ai ragazzi si presenti una squadra che sbagli completamente la partita. In ogni caso, al termine non vedremmo le facce sconvolte e sconfortate del PalaSojourner, di un gruppo che ci prova, ci prova in continuazione tra sfortune e infortuni a catena, Zampogna e Moffa gli ultimi di una serie bella lunga. Ma al momento, non ci riesce, ed è in fondo alla Serie B Nazionale.