L’ESSENZIALISMO…

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–   di Peppe Rock Suppa   –                                                   
Che storia! A livello scientifico si chiama essenzialismo il valore che può assumere un oggetto quando acquisisce un particolare status. Tipo un fazzoletto da due dollari ma se il fazzoletto in questione era di Elvis Presley può valere migliaia di dollari pur restando lo stesso fazzoletto.
Può essere anche una semplice t-shirt indossata da Freddie Mercury o un cappello di Michael Jackson, magari lanciate al pubblico durante un
concerto, cose molto pericolose da fare, perché la gente potrebbe uccidere per appropriarsene.
C’è anche una versione artistica di essenzialismo: il -ready-made- di Dushamp. Duchamp prendeva un oggetto comune, lo firmava, e diventava un’opera d’arte che valeva milioni e finiva in un museo.
Insomma, questa è una storiella essenziale di essenzialismo, per farvela breve: pochi mesi fa in un cestino per le donazioni di un’associazione per senzatetto in Oregon ci sono finite un paio di scarpe usate.
Si tratta di un paio di Nike Jordan dipinte d’oro, con una peculiarità: sopra c’è ricamato il nome di Spike Lee e quello del designer della Nike Tinker
Hatfield. Il fatto è che le scarpe non solo sono originali ma sono state fatte realizzare appositamente in pochi esemplari dallo stesso Spike Lee.
Questo cambia parecchio le cose, almeno per chi le ha trovate e se n’è accorto. Non subito. Si chiama Erin Holcomb, la direttrice del programma, che se l’è viste arrivare giù dallo scivolo degli oggetti donati, e subito ha pensato fossero delle scarpe false, neppure delle Nike vere. Magari solo appartenute a un fan di Spike Lee. Le porta a un negozio per farle valutare e il negoziante le offre subito 10.000$.
Al che la Holcomb informamdosi scopre che un paio di scarpe simili sono state battute all’asta da Sotheby’s due anni prima per 47.880 mila dollari. Li mortacci! deve aver pensato la
Holcomb. O meglio una variante de li mortacci americana. Al che li mette all’asta pure lei da Sotheby’s e vengono battute per 50.800 mila dollari, che vanno puliti puliti in beneficenza alla Portland Rescue Mission.
Ora resta da chiedersi una cosa: chi è lo scemo che ha buttato un paio di scarpe del genere? Oltre all’essenzialismo, si tratta di un caso di beneficenza involontaria. Da qualche parte
del mondo, presumibilmente negli States, c’è qualcuno che si starà mordendo le mani e anche le dita dei piedi.