OSPEDALE, IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 281

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(f.n.) – Un Memoriale difficile quello di oggi, complicato come tutte le cose levigate per obbligo, inutile come tutto ciò che. razionalmente, si tenta di mettere insieme, con l’unico obiettivo di provocare una reazione positiva, negli interlocutori naturali, quelli che potrebbero ma… preferiscono apparire sordi, pavidi persino nel dichiararsi per ciò che sono veramente: una via di mezzo, tra incapacità ed esecuzione degli ordini…un Memoriale simile allo spreco delle speranze, come tutto ciò che ruota, intorno alla Sanità de noautri e inorridisce fiaccato dall’ennesimo fallimento. Oggi, esitazioni e complicazioni si moltiplicano, perché siamo costretti a moderare i toni, fare in modo che siano in linea con il “politically correct”, una delle “penzate” più fasulle che il genio di qualcuno, abbia messo insieme per apparire interessante a tutti i costi. Non sarebbe possibile infatti, per chi conserva quel brandello di umanità che gli consente di continuare a pensare, con grande partecipazione, che vive in branco, raccontare del braccio armato della solitudine che continua a falciare vite col silenzio, senza avventarsi contro quei muri invisibili, insultando chi li ha eretti, inconsapevole del resto del mondo, ma…forse… soprattutto di sé. Un uomo giovane, (troppo), da tempo , (troppo), impegnato in una lotta impari contro quella parte di sé, che non riusciva a frenare la sua corsa verso il buio, oltrepassate le soglie della ragione, aveva deciso di placare il suo tormento…era esausto…nessuno di noi saprà mai quale sia stato l’epilogo della sua sofferenza, quali siano state le parole trasudate dalla sua anima…forse la solitudine che nell’irrisolto dolore, diventa feroce, avrà continuato a tramare con le sue insicurezze, mentre il mondo degli altri, cui spetta il rituale stupore nel momento del dramma, non aveva tentato di proteggere quella parte di lui, che da tempo aveva perso la via. Un giovane uomo, che non aveva neppure 50 anni, un infermiere del nostro Ospedale, di quell’Ospedale della cui gestione, che oggi raggiunge livelli inimmaginabili ed inammissibili di estraneità al suo stesso ambiente, continuiamo ostinatamente a parlare, nei giorni scorsi si è tolto la vita…, quell’uomo nelle festività natalizie ha chiuso i conti con l’indifferenza altrui e con il proprio dramma. E noi…d’istinto , appena venuti a conoscenza di questa terribile, insopportabile disgrazia, avremmo voluto salire a due a due, i gradini di quella palazzina “grigiotopospento” in fondo al parco, raggiungere il terzo piano, correre ancora fino a sfondare con un calcio la porta dell’ufficio del Dg, lasciando magari l’impronta della scarpa, come ai bei tempi rustici ma autentici, del fu Dg Annunziata che in quel modo, trovò forse ed infine, la maniera giusta di farsi ascoltare da un primario…Avremmo voluto sbattere i pugni sulla scrivania del Dg urlatore, che in quel frangente, vi assicuriamo, non avrebbe potuto esibirsi e chiedergli conto della sua organizzazione e sopratutto di quella cosa misteriosa e semisconosciuta, che viene definita “mission”…Avremmo voluto chiedergli conto, dei privilegiati che accoglie nel nostro Ospedale, per consentir loro di riposare meglio. Avremmo voluto riprendere il famoso discorso “impastrocchiato” a  dovere e mai relazionato in maniera onesta ed efficace, sullo stress da lavoro correlato ma, soprattutto avremmo voluto chiedere conto, dell’attività praticamente inesistente di S.E.I, la Psicologa dell’Ospedale che, dopo il Nobel all’ASL adesso ne vorrebbe conquistare un altro sulla parola chez nous, n’est pas? Nella vita e nella fragilità del povero infermiere passato oltre, mentre si festeggiava il Natale ed il Capodanno, rendendo il ricordo ancora più triste e devastante, vi erano  motivi familiari in aggiunta ad una vita stressante, a causa di un lavoro in Ospedale non sempre all’insegna della serenità. Qualcuno, parlando di Sanità parla di missione…già…e noi aggiungiamo che è compito della direzione dell’Aorn mettere il lavoratore nelle condizioni di lavorare in tranquillità, rendendo il clima sereno. Possibile che nessuno si sia accorto dello stato in cui ormai da tempo, viveva il povero infermiere? L’aridità si è impossessata a tal punto, di tutti i lavoratori dell’Ospedale, da far loro ignorare il disagio in cui viveva un collega?, un collega con il quale, come accade in molti ambienti, si sta a contatto più di un familiare?E accade che un giorno, questo collega che soffriva da tempo, è arrivato ad uno stato di tale disperazione, da pensare al suicidio! E il Dg invece… pensa ai lavori del Pnrr, urlando che è un piacere…uno di questi giorni dovremmo dedicare seriamente tutta la nostra attenzione, a capire qualcosa di più e di meglio, di questi sacrosanti lavori…perché l’interesse semi isterico, a giudicare dalle urla in crescendo,  del Dg per gli stessi, preoccupa… sta diventando addirittura inquietante…n’est pas? Caro Dg,  il suicidio è qualcosa di tremendo e soltanto il pensiero degli attimi di lucidità precedenti all’atto, ci impedisce di respirare!. Dove erano la psicologa aziendale ed il servizio Prevenzione?,sarà il caso che in ualità di Dg lei si faccia un appunto… perché verrebbe da chiedersi se esistano fisicamente o siano soltanto le solite sceneggiate sulla carta, tipiche di questa oasi di speranza e benessere che fa pubblicità a se stessa al terzo piano della palazzina “grigiotopospento” infondo al parco…Anni fa e crediamo di ricordare perfettamente, fu pubblicata una procedura di prevenzione dei suicidi in Ospedale…ma… signori della corte attuale di belle speranze e con l’hobby dell’edilizia costosa, qualcuno di voi si è mai posto, così per caso, il problema relativo allo stato psichico degli operatori sanitari? E’ appena il caso di chiedervi se, superato il periodo del Covid,  abbiate valutato o meno, il problema dello stato di salute dei dipendenti…Ah già! La psicologa aziendale ed il servizio prevenzione sono assai concentrati nei corsi obbligatori, di cui ai dipendenti, in verità, importa poco o nulla. Dovrebbero a rigor di logica, Madame e il Servizio Prevenzione, pensare a valutare seriamente come stanno i dipendenti, quanto incida la morte sul morale e quanto i continui episodi di violenza e stress quotidiano, incidano sul morale e sulla psiche dei dipendenti. A proposito…quanti dipendenti vengono in media attenzionati dalla psicologa aziendale?, ed anche su questo sarebbe il caso che il Dg si faccia un appunto… Quanti incontri ha tenuto nei reparti la dottoressa Simonova e quanti la dottoressa Agresti, per valutare seriamente lo stress del personale? Una delle due o entrambe, sempre per caso, si è mai recata, almeno una volta,  giusto “pe ffa vedé”, a dialogare con il personale del PS  per osservare come stanno in una postazione assai problematica come quella?,e la Rianimazione ?…è mai capitato che l’abbiamo vista da vicino? Sarebbe il caso che qualcuno di voi, si facesse qualche domanda perché vedete…a parer nostro e non solo…ma di tutti coloro il cui ragionamento non si cementa sui propri piedi, ma riesce a spostarsi sul simile di fronte….questa morte ingiusta, impossibile da accettare, tremenda, forse se si fosse intervenuti prima avrebbe potuto essere evitata. E se qualcuno dovesse sentirsi offesi per queste parole….è appena il caso di suggerirvi di evitare cose ridicole come la permalosità, almeno in frangenti come questi in cui, se non ve ne siete accorti…c’è stato il morto. Un bel respiro profondo e poi un simile interrogativo rivolto verso voi stessi: io faccio il lavoro per il quale sono pagato?, ed in questo caso l’ho fatto? Hasta el Domingo!