LISBONA, NOTE DI VIAGGIO

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–   di Jolanda Capriglione   –                                                                         

Una gran Signora Lisbona, una Signora vera che non si mostra in pubblico se non con guanti, cappello e calze velate. Ma quando si mostra … Un’emozione: splendida, elegante. 

Con tutto l’egoismo estetico di questo mondo e l’altro dico d’impatto che non dovrebbe cambiare. Impossibile, lo so, ma il fatto è che qui i mutamenti sono da brivido, brutali, violenti come lo è la contemporaneità che sembra non conoscere misura, pur essendo necessaria, ineludibile, lo so, qui come ad Atene o a Napoli … Non si possono imbalsamare le città, neppure quando sono una gran Signora come Lisbona la magica: peccato.

%name LISBONA, NOTE DI VIAGGIOEcco, in realtà sogno un mondo, certo non gerarchico, dove Dubai, Abu Dhabi, Doha (che m’incantano) giocano il loro ruolo di ‘presente futuribile’ e luoghi altrettanto preziosi come Lisbona o Venezia, Isfahan giochino il ruolo di ‘memoria del mondo’, per usare una formula Unesco.

Sogno, lo so, sogno, ma quando entri nella magia della casa luminosa e magnifica di Amalia Rodriguez cos’altro puoi fare? Prima che per volontà della Gran Dama divenisse Museo, e che Museo!, era stata la vera casa di questa regina del Fado che con la sua voce potente ha incantato il mondo intero, raccontando le mille e mille storie di uomini e donne dolenti, ma anche la loro composta allegrezza che solo le volute barocche del Fado sanno raccontare con ineguagliabile maestria.

Cos’altro puoi fare? Potresti entrare nel grande salone, chiudere gli occhi e aprire il cuore al ritmo  della Gaivota di Amalia: ”Se arrivasse un gabbiano/ Portami il cielo di Lisbona o dell’Orfeo di Vinicius de Moraes che con la Regina amò collaborare: È la chitarra di Orfeo … Ascolta, Apollo … Suona …/ Suona, figlio mio, devi sembrare/Non un uomo, ma la voce della natura …/Se una stella parlasse, avrebbe la tua voce./Ascolta.

Ascolto e sento un altro richiamo. Un colpo al cuore anche la casa-museo di Pessoa. Ben altro, naturalmente: qui l’arte contemporanea regna sovrana ed è inutile cercare gli eleganti arredi di Amalia, vano sperare, eh sì sperare, di inciampare in uno dei favolosi tappeti di Amalia (dolcezza di un nome!), ma puoi certamente perdere ariostescamente il senno e il giorno intero fra i tanti e tanti libri di questa infinita biblioteca donata al museo dalla famiglia Pessoa. Un luogo dove il design discreto e raffinato cede il passo ai tanti ritratti del Poeta: star qui è davvero un dolce piacere, quasi un languore.

Ma, quanti suoni, quanti richiami!

Infatti, c’è lui, il Principe dei Musei: il Museo Nazionale d’Arte Antica (Museu nacional de arte antiga, MNAA), inaugurato nel 1884, che con la sua collezione di oltre 40.000 pezzi non teme niente e nessuno. La Storia è qui fin dall’Ottocento con collezioni nazionali e internazionali strepitose che vanno dal XII secolo alla fine del XIX, la Storia è qui e non manca di ricordarti ad ogni passo che il Portogallo è stata una delle più potenti nazioni del mondo. Infatti, il MNAA non offre solo la più grande collezione del Paese di artisti portoghesi, ma anche opere di Raffaello con l’elegante Miracolo di Sant’Eusebio da Cremona (1502-3), Tiepolo con un’aerea Fuga in Egitto’ e una dolente  Deposizione del Corpo di Cristo e poi ancora la splendida tela che canta Il Trionfo delle Arti (1731), Piero della Francesca con un solenne Sant’Agostino, Albrecht Dürer e Hieronymus Bosch col celebre Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio (1501 ca.) donata al Museo dal re Manuele II  nel 1911. Ma qui ci sono anche collezioni d’arte africana, indiana, cinese, anche se non si può perdere la collezione di ceramiche, ma soprattutto i magnifici paraventi e le splendide lacche giapponesi, testimonianza di arte Nanban che si sviluppò a partire dalla fine del 500 quando il Sud del Giappone cominciò ad avere contatti con gli Europei, in particolare Portoghesi.

A queste meraviglie si aggiunge il fatto che l’imponente palazzo ha un suggestivo giardino ricco di statue che si affaccia sul Tago.

Sul Tago e io suoi colori si affaccia anche lo spettacolare Museo di Arte Architettura e Tecnologia (MAAT, foto): una linea sottile e impalpabile come l’orizzonte in cui sembra voler confluire. E’ un luogo fantastico ‘su’ cui puoi passeggiare per andare verso l’interno o, semplicemente, per godere della bellezza sublime del paesaggio. Magia pura data anche dal rivestimento scelto dalla progettista Amanda Levete: oltre 15.000 piastrelle di speciale ceramica bianca che riflettono la luce e i toni delle acque del fiume, ma anche dei mattoni rossi-rossi dell’antica Centrale Elettrica con cui è collegata attraverso un parco, perché, come mi ha spiegato il nostro straordinario Ambasciatore Formosa, l’antico continui a vivere nella più audace modernità. 

E allora, non vorremmo mai andar via, ma intanto godiamoci luci, colori, suoni di questa fantastica città sulle parole di una guida d’eccezione come  Pessoa: “È disteso su sette colli, altrettanti luoghi da cui godere esaltanti panorami, il vasto, irregolare e multicolore insieme di case che costituisce Lisbona. Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un’affascinante visione di sogno, contro l’azzurro vivo del cielo che il sole colora del suo oro. E le cupole, i monumenti, i vecchi castelli si stagliano sopra il turbinio di case, come araldi lontani di questo luogo delizioso, di questa regione fortunata” (Lisbona, Torino 2016).

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