SANITÀ, CECCARELLI (COINA): “ASSISTENTE INFERMIERE È GRAVE ERRORE DEL FNOPI, SI TRADISCONO GLI INFERMIERI E SI ABBASSA LA QUALITÀ DELLE CURE”

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LA SCELTA DI COSTITUIRSI “AD OPPONENEDUM” NEL RICORSO AL TAR CONTRO IL NURSING UP: COSA C’È DIETRO? PERCHÈ LA FEDERAZIONE CHE RAPPRESENTA TUTTI GLI INFERMIERI SOSTIENE UNA FIGURA IBRIDA, PERICOLOSA E DALLA FORMAZIONE ASSAI DUBBIA, NATA ESCLUSIVAMENTE PER SUPPORTARE LA CARENZA DI PROFESSIONISTI?

ROMA – Il COINA – Sindacato delle Professioni Sanitarie, tra i primi a denunciare e contrastare con forza l’introduzione della figura dell’“assistente infermiere”, esprime sorpresa e sconcerto per la decisione della FNOPI di costituirsi ad opponendum contro il ricorso al TAR promosso dal sindacato Nursing Up per chiedere l’annullamento del DPCM che ha istituito questo nuovo profilo.

«È una scelta per noi grave e incomprensibile – dichiara Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINA – perché schierarsi in difesa dell’assistente infermiere significa, di fatto, andare contro la maggioranza dei professionisti che rappresentiamo. Gli infermieri sono già delusi e amareggiati da un sistema che non li valorizza: non possono accettare l’introduzione di una figura ibrida, surrogata, che rischia di ledere la loro immagine, abbassare la qualità delle cure e creare squilibri in una professione già messa a dura prova».

Una figura ibrida che divide e indebolisce

Per il COINA l’assistente infermiere è un progetto sbagliato alla radice. Non si tratta di un rafforzamento delle equipe, ma piuttosto di una pericolosa scorciatoia per coprire la carenza di organici con personale meno formato e meno retribuito, un “cerotto” che apre invece nuove ferite. «Nessuno osi affermare il contrario, non abbiamo l’anello al naso», tuona il Segretario.

«Con questa scelta – aggiunge Ceccarelli – si crea un vuoto enorme nel cuore della professione, si confonde il cittadino, si mortifica l’infermiere e si indebolisce l’intero sistema sanitario. L’Italia non ha bisogno di figure spurie, ma di investire seriamente sugli infermieri, sul loro riconoscimento economico e professionale e sul rispetto delle direttive europee che fissano a 4.600 ore il percorso formativo per l’abilitazione».

Non mansioni “minori”: il peso delle responsabilità

Il DPCM assegna all’assistente infermiere compiti tutt’altro che marginali: dalla rilevazione costante dei parametri vitali all’esecuzione di ECG, dalla somministrazione di ossigeno al monitoraggio tramite puntura capillare e dispositivi POCT, fino alla nutrizione enterale in condizioni di stabilità clinica e all’aspirazione delle secrezioni oro- e naso-faringee, anche nei pazienti con tracheostomia stabilizzata.

Sono attività che richiedono formazione, prontezza e responsabilità. Non si tratta di semplici gesti di supporto, ma di manovre che incidono direttamente sulla salute e sulla sicurezza dei pazienti.

Ed è qui che sorge la domanda provocatoria: tu, futuro assistente infermiere, sei davvero sicuro di avere la preparazione necessaria per affrontare compiti di questa portata?

Le vere emergenze ignorate

COINA ricorda alla FNOPIche le priorità della professione sono altre e ben note:

  • la mancanza di valorizzazione economica, che rende l’Italia fanalino di coda in Europa;
  • le aggressioni sul lavoro, in aumento costante e spesso prive di adeguata tutela;
  • carichi di lavoro insostenibili, con infermieri che arrivano ad avere in carico fino a 30 pazienti per turno;
  • l’innalzamento dell’età media della categoria, senza ricambio generazionale;
  • la fuga all’estero di migliaia di professionisti formati in Italia e non adeguatamente trattenuti.

«Invece di affrontare questi nodi – prosegue Ceccarelli – l’Ordine si concentra su un progetto che non risolve nulla e che, anzi, crea nuove divisioni. È un paradosso: da un lato si discute di lauree magistrali a indirizzo clinico, dall’altro si promuove un assistente infermiere che rappresenta un passo indietro culturale e professionale».

Le domande inevase

Il sindacato chiede apertamente:

  • Perché FNOPI difende una figura ibrida non prevista in Europa e che rischia di aprire contenziosi a livello comunitario?
  • Perché si sceglie di investire in un surrogato invece di rafforzare il ruolo dell’infermiere laureato e specializzato?
  • Quali sono le motivazioni reali di questa scelta, che non trova consenso tra gli operatori?

La linea di COINA

Il COINA si riconosce nelle posizioni già espresse da altri protagonisti del mondo infermieristico, a partire da Walter De Caro, presidente CNAI, e dal sindacato Nursing Up, e ribadisce con fermezza che la via maestra resta una sola: investire sugli infermieri e sulle loro competenze, non introdurre scorciatoie pericolose.

«Difendere la professione – conclude Ceccarelli – significa difendere la formazione, la qualità, la dignità e la sicurezza delle cure. Noi continueremo a batterci in tutte le sedi contro l’assistente infermiere, perché il futuro della sanità italiana non può poggiare su figure ibride ma su professionisti qualificati, motivati e rispettati».

“Il COINA conferma la sua contrarietà senza compromessi all’assistente infermiere e ribadisce che continuerà a tutelare la professione infermieristica in ogni sede istituzionale, sindacale e politica.

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