REGIONALI CAMPANIA, I FRUTTI DELL’ALBERO DI FICO

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d anna disegno piccolo 150x150 REGIONALI CAMPANIA, I FRUTTI DELL’ALBERO DI FICO  

–   di Vincenzo D’Anna   – 

Nel marasma generale che connota la politica nella cosiddetta Seconda Repubblica, i valori di riferimento ed i programmi di ciascun partito sono oramai elementi residuali del loro agire. A voler essere sprezzanti si potrebbe dire che essi rappresentano ormai solo un mero e vago riferimento al passato: antiche testimonianze di un tempo andato. “Buone cose di pessimo gusto” per dirla con le parole del poeta crepuscolare Guido Gozzano. E tuttavia l’arte della politica non è cambiata nel tempo né potrà cambiare se resta fermo ed ineludibile il sistema basato sulla libertà e sulla democrazia dello Stato di diritto. Ora, se non muta il contesto liberale della democrazia non cambia neanche l’arte del “governare” e la modalità stessa di poterlo fare senza valori e programmi ai quali ispirarsi ed attenersi. Si obietta che gli strumenti innovativi ed i supporti tecnologici abbiano stravolto quelle vecchie impostazioni e che i partiti debbano adeguarsi diventando, in una società mutevole, strutture “leggere”. Il punto però è che quella leggerezza ha sconfinato sempre più nella sublimazione, ossia nel passaggio dallo stato solido direttamente a quello aeriforme, bypassando la forma liquida. Risultato: i partiti si sono ridotti a ditte personalizzate, se non proprio a una specie di “stato di famiglia” con parenti a carico ed adesioni per cooptazione di soggetti prelevati tra familiari ed affini. Ebbene, se questo è il brodo di coltura nel quale vivono e crescono le forze politiche, soggetti costituzionalmente concepiti come trait d’union tra lo Stato e la società, le liste ed il sistema elettorale saranno composte da gente non scelta e mai validata dal consenso espresso dagli appartenenti a quelle medesime formazioni politiche. Ne consegue pertanto che l’offerta all’elettore, poi chiamato a scegliere recandosi alle urne, sarà dettata da un’assoluta estemporaneità e da criteri privi di qualsivoglia preventiva selezione e legittimazione democratica. In breve nulla di più che un Foro Boario. Accade così che le stesse assemblee elettive risultino composte da persone prive di qualsivoglia identità politica, che, una volta elette, se ne fregheranno di tutto, pensando a lavorare per tutelare i propri interessi e quelli delle varie clientele di turno. Da tutto questo sgorga una continua disaffezione alle “cose” della politica con tanti, troppi, eletti tronfi e satolli che si sentono colti ed avveduti sui fatti del mondo, attraversati, come sono, dal fiume carsico di notizie che acquisiscono attraverso i social network nel mentre, al massimo, sono solo informati e giammai consapevolmente eruditi. Ed arriviamo al dunque nello specifico del tema che qui ci interessa, ossia quello della futura campagna elettorale di novembre che deciderà chi debba essere il presidente e quale il governo che reggerà le sorti della Campania, la seconda regione d’Italia per popolazione residente, equivalente a tutto il Belgio. La partita si annuncia già determinata a vantaggio del centrosinistra e di quel campo largo che assomma il Pd, il M5S la Sinistra, Renzi, le truppe cammellate degli ascari di Vincenzo De Luca e quelle di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, la cui lista riformista è piena zeppa di cattolici. E sono proprio questi due ultimi addendi a dare fiato alle trombe della vittoria del candidato Roberto Fico, napoletano e grillino della prima ora, già sbiadito presidente della Camera dei Deputati. Proprio l’asse composto da De Luca (in primis) e Manfredi, il vero regista silenzioso dell’operazione in Campania, costudiranno, di fatto, la futura debolezza del Governatore Fico. A cominciare dalla consistenza numerica dei futuri eletti dell’ex “sceriffo” che, come il cuculo, coltiva uova (candidati) anche in altri schieramenti, e le future pretese di questi ultimi. Lo stesso dicasi per gli aficionados di Manfredi che pure si annunciano di buon numero. Ma non sarà solo questione di potere quanto di programmi e di valori. Fico infatti annuncia cose in aperta antitesi col pensiero dei suoi due potenti alleati: una legge sull’utero in affitto, il reddito di cittadinanza regionale, la sanità stilizzata come monopolio, politiche gender ed altre di questo tipo. Gli elettori moderati del centrosinistra le sanno queste cose? I cosiddetti cattolici democratici e l’apparato ecclesiale che li spalleggia, sono a conoscenza di queste idiozie? De Luca, che è contrario da sempre a quei propositi e raccoglie voti moderati, ne farà certo un motivo di esacerbata contestazione.!! Insomma dall’albero di Fico verrano quei frutti amari ed evanescenti, altri debiti e distintivo. Per un popolo già pieno di problemi e abbastanza stanco di “guarratelle” politiche. Bisognerà che Cirielli ed il Centro Destra lo spieghino agli elettori, perché del senno di poi son piene le fosse.

*già parlamentare

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