– di Vincenzo D’Anna* –
Che fine hanno fatto gli eroi in Italia? Dov’è finito il culto, meglio ancora, il mito, di quegli uomini e di quelle donne che, essendosi distinte per aver compiuto atti di straordinario coraggio nelle loro vite, vengono poi additate ad esempio di virtù civiche o militari sia nei libri di Storia, sia nell’immaginario collettivo? Domandiamoci: questo oblio è dovuto allo scadimento civico e morale degli abitanti del Belpaese che non hanno più in considerazione le persone eccellenti e straordinarie, oppure all’ignoranza dei fatti e delle gesta che pure queste hanno compiuto? Nell’uno e nell’altro caso resta la desolante considerazione che nel ventunesimo secolo questa particolare figura sembra essere passata drammaticamente di moda. Il drammaturgo Bertolt Brecht, marxista militante, mise in bocca a Galileo Galilei, mentre il grande scienziato, per salvarsi la pelle, faceva formale abiura della sua scienza innanzi al tribunale della santa inquisizione, la famosa frase: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Una metafora per ricordarci che, laddove vigono un regime di libertà civili ed un governo democratico, non occorrono gesti straordinari né è necessario compierli per vivere dignitosamente la propria esistenza o per far funzionare al meglio lo Stato e la società. Ora, viste le condizioni precarie e sgangherate nelle quali viviamo noi oggi, non credo che tutto sia perfettamente funzionante ed adeguato a garantire il pieno riconoscimento dei diritti e delle facoltà dei singoli cittadini e, quindi, che sia bastevole la normalità e non l’eccezionalità di quei comportamenti coraggiosi. E tuttavia di eroi non se ne vedono in giro se non quelli per i quali il vivere stesso rappresenta un quotidiano esercizio di eroismo personale. Esclusi quindi gli anonimi oppure quelli che agiscono necessitati dal bisogno se non dall’indigenza, di figure considerate eccezionali per fatti straordinari non se ne parla più da tempo. Certo sporadicamente qualcuno s’immola per il bene del prossimo, in particolari circostanze ed assurge a notorietà per qualche minuto nei tg della sera. Tempo qualche giorno, però, e di lui si perdono le tracce. Sissignore: gli eroi in questo senso sono pochi e perlopiù ignorati. Scarseggiando l’idealità, i valori alti, il senso civico e la consapevolezza della libertà responsabile, vengono meno anche gli idealisti nella cui schiera dovrebbero militare gli eroi. Una società epicurea sempre più ignorante e superficiale non indirizza i giovani verso l’idealismo. Parliamoci chiaro: i valori fondanti del vivere civile quotidiano sono rappresentati, oggi, dalle griffe, dalla moda “mordi e fuggi” e dalle notizie rapide ed inconcludenti. Se velocità e sintesi sono il tratto distintivo di questi tempi digitali per propalare notizie, indirizzate a gente che, a quanto dicono le statistiche, poco comprende del testo che legge, le conoscenze della Storia e dei suoi eroi diventano pressoché nulle. Attenzione: qui non si tratta di ricordare Leonida alle Termopili che con un nucleo di Spartani fermò l’esercito persiano, oppure le imprese di Alessandro Magno, Giulio Cesare, Cristoforo Colombo, Carlo Magno e Napoleone, Eleonora Pimentel Fonseca, ma almeno gente come Enrico Fermi, Guglielmo Marconi, Albert Einstein, Albert Sabin, Madame Curie, Cristian Barnard, la suffragetta Millicent Fawcett, che nell’era moderna hanno rivoluzionato i costumi, la scienza e la tecnica! Domandare ad un giovane chi siano stati Amatore Sciesa, Enrico Toti, Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro, Cesare Battisti, Salvo d’Acquisto, i martiri delle Fosse Ardeatine e quelli di Cefalonia, le vittime delle Brigate rosse, gente come Enrico Mattei, Martin Luter King, J.F. Kennedy, il commissario Luigi Calabresi, Aldo Moro, Pio La Torre, Giorgio Ambrosoli, e via via fino ai giorni nostri, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Carlo Alberto dalla Chiesa, Fabrizio Quattrocchi e Peppino Impastato, sarebbe esercizio inutile. Senza il ricordo di questi uomini e di altre decine di esempi fulgidi come i loro, scompare il concetto stesso di eroismo. Sì, anche quello che non ha niente a che vedere con le gesta guerriere ed epiche dei tempi andati. Tutto si riduce al contingente ed all’effimero e gli “eroi musicali”, i grandi happening delle star dello spettacolo si sostituiscono, nella coscienza popolare, ai martiri ed ai benemeriti dell’umanità. In estrema sintesi: il Festival di Sanremo vale più di un Pantheon di eroi, la quotidianità prevale sulla storia dell’esistenza. La scuola, in uno con la società dei consumi, ha cancellato i saperi ed i valori tramandati dal passato. Nella mente della gente si fa spazio il culto della buona vita ed a breve anche quello della buona morte. Se per le generazioni che ci hanno preceduto sapere e ricordare gli eroi e le loro gesta, aveva un senso, anche come monito per il futuro, oggi ci si consuma nell’ignoranza e nel cinismo. È proprio beato quel popolo senza eroi?
Una sintesi perfetta! Al Comune di Caserta si ignorano Universitari casertani che hanno stima nazionale ed internazionale, progettualità sovraeuropea, si emarginano scultori, si ha bassa considerazione di studiosi, di fulgidi geni dell’arte vera, della poesia, di storici, di poeti e, invece, si fa l’occhiolino a Capriati, si distendono red carpet e si indugia in abbracci e tanto altro. Nulla contro l’espressione musicale di Capriati, ma se si vuole essere “aperti” diamo senso a qualunque forma di arte, sapere, cultura, competenza e non facciamoci condizionare nelle scelte!
Comments are closed.