di Giuseppe Messina
Sono molti (troppi) anni ormai che la politica ha ceduto il passo all’economia e questa alla finanza.
La volontà popolare democraticamente espressa, sembra dover passare sotto il giogo di organismi economico-finanziari europei e mondiali.
Forze politiche rappresentate da ingenui dirigenti (Di Maio il falso gatto) cascano nella trappola di politicanti furbi e senza scrupoli (Salvini la vera volpe) provocando problemi e un drammatico stallo nel funzionamento delle istituzioni.
Nessuno si preoccupa del bene comune e la classe dirigente del Paese (politica, economica, sociale e culturale) guarda al proprio particulare.
Il Paese è oggettivamente al limite di tutto e il peggio sembra che ancora debba arrivare.
La nostra classe politica, nella sua totalità, si illude di risolvere problemi complessi con soluzioni semplici, dimostrando di non essere all’altezza di affrontare la realtà di questo condominio nazionale in rapporto alla globalità.
Così i fatti.
Una sola consolazione, se vogliamo.
L’Italia rispetto ai grandi problemi del futuro: cambiamenti climatici, biodiversità, giustizia sociale e intelligenza artificiale, non conta praticamente nulla sul piano politico, culturale e fattuale mentre rimane relativa la sua influenza ai fenomeni globali (appena lo 0,81% della popolazione mondiale!). E meno male! Se si pensa infatti che dal 24 maggio scorso, nell’indifferenza generale, gli italiani consumano a debito: chiedono (e consumano) più risorse di quelle che è naturalmente in grado di generare. Per vivere secondo lo stile di vita di questo giulivo Paese, sarebbero in realtà necessarie 2,6 Terre
L’ambiente così come il bene comune non stanno all’ordine del giorno dei dirigenti di questo disgraziato Paese.
Si provi a leggere i cosiddetti programmi di governo di tutti i partiti presenti alle elezioni politiche del 4 marzo scorso per capire cosa siamo e con chi abbiamo a che fare.