Un filo rosso unisce la ex Ilside a società schermate in Lusserburgo

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IMG 20170711 WA0007 e1499967550288 300x210 Un filo rosso unisce la ex Ilside a società schermate in LusserburgoCAPUA – (Tina Palomba) C’è un sottile filo rosso che unisce il caso Ilside di Bellona, oggetto di un maxi rogo doloso in questi giorni, ad una città europea, il Lusseburgo. La  capitale dei paradisi fiscali e di tante società fiduciarie, tutte schermate di cui non possibile risalire al nome dei proprietari se non con l’autorizzazione della Magistratura.  Ci sono, secondo indiscrezioni,  delle strane  inquietanti coincidenze sull’incendio della piattaforma di stoccaggio di rifiuti, situata alle porte di Caserta, su cui, la Magistratura di Santa Maria Capua Vetere, speriamo faccia chiarezza, e, possa, in breve tempo, arrestare i colpevoli, non solo del rogo, ma anche di chi ha mal gestito la bonifica della struttura. La nube tossica a causa delle esalazioni ancora in atto sta avvelenando l’aria di diversi comuni limitrofi a Bellona. Un odore acre che tutt’ora sta facendo tremare non solo le centraline dell’Arpac ma la salute dei residenti, e purtroppo non quella degli autori di questo scempio, residenti sicuramente altrove.  La Ilside, società srl, oggi in liquidazione,  dal 2007, quando è stata venduta dall’imprenditore Michele della Gatta, si è servita di tre società nella gestione del sito di stoccaggio: la prima la Iacorossi che faceva capo al noto imprenditore romano Ovidio Iacorossi, la seconda La Gardenia, che avrebbe fatto capo pure alla famiglia Actis con sede legale a Roma  e la terza Coio la cui sede, indovinate un po’ dove si trova?  La sede legale è in un bellissimo paradiso fiscale che si chiama  Lussemburgo , …e dove non è possibile risalire alle persone fisiche in carne ed ossa a cui fa capo.  Secondo delle indiscrezioni, di residenti, politici, per fortuna informazioni tutte ben documentate, anche con video,  il rogo è una triste evoluzione di uno stato di luoghi, una bomba ecologica che già da tempo era stata denunciata e segnalata alle autorità giudiziarie con responsabilità di più parti. Ma andiamo con ordine cronologico in questa brutta storia che seguiremo a puntate con una serie di documentazioni e filmati. Partiamo da un punto cruciale la bonifica della struttura che doveva essere fatta dalle varie società che si sono susseguite e che non è mai stata fatta e quindi il Comune di Bellona per motivi urgenza avrebbe dato l’incarico alla ditta Esogest dell’imprenditore Sorbo, arrestato recentemente, agli arresti domiciliari, per un’altra truffa proprio sui rifiuti al Comune di Bellona.  Come sarà dimostrato dalle immagini la bonifica non sarebbe avvenuta anzi la ditta di Casapulla di Sorbo avrebbe presentato un conto salatissimo al Comune per altre attività.   Inoltre sarebbero poi spariti dei cassoni, venduti dalla ex Ilside che fa capo a Coio,  in liquidazione, dopo il dissequestro della società.  Vi è un video che testimonia persino l’arrivo di altri rifiuti speciali che sarebbero stati scaricati impropriamente in quell’area.  Ma c’è di più qualche testimone avrebbe visto delle persone non del posto, in due auto diverse, chiedere informazioni sulla Ilside un’ora prima del rogo. Incendio partito proprio da quest’ultimo deposito di rifiuti situato nella parte retrostante dalla piattaforma.  Con l’aiuto di alcuni testimoni che da tempo sta denunciando le irregolarità avvenute in questa struttura ora cercheremo di ricostruire  la verità grazie anche all’aiuto dell’avvocato  Pietro Romano,  ex consigliere comunale di Bellona che ha presentato diverse denunce. Ricordiamo che la Ilside è sottoposta a liquidazione e il legale rappresentante è Ferdinando Terlizzi.

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