“SOTTO UN CIELO DI NUMERI E SEGNI” – A CASERTA L’EVENTO DELL’ASSESSORATO ALLA CULTURA

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di Antonio Di Lorenzo

IMG 20171011 WA0020 300x225 SOTTO UN CIELO DI NUMERI E SEGNI   A CASERTA LEVENTO DELLASSESSORATO ALLA CULTURAIMG 20171011 WA0021 225x300 SOTTO UN CIELO DI NUMERI E SEGNI   A CASERTA LEVENTO DELLASSESSORATO ALLA CULTURA“Sotto un cielo di numeri e segni”, questo il suggestivo titolo della conferenza tenutasi a Caserta nel pomeriggio di martedì presso il Centro dei Servizi Sociali e Culturali Sant’Agostino di via Mazzini. L’evento, organizzato dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con la “Casa della Poesia di Como”, ha visto la partecipazione dei poeti Laura Garavaglia e Bruno Galluccio, impegnati in un dibattito con la mediazione di Antonella Serpico, dirigente scolastico dell’ITIS Giordani, e l’introduzione dell’assessore Daniela Borrelli.

Gli autori, di fronte ad una nutrita platea di studenti del Giordani, del Giannone e del Manzoni che si sono cimentati in interviste, letture e accompagnamento musicale,hanno presentato le proprie opere “Numeri e stelle” (Garavaglia) e “La misura dello zero” (Galluccio). Comune denominatore il segno di una poesia “di scienza”, che trae ispirazioni da materie come la matematica e la fisica per nuove metafore, nuovi paragoni, nuovi punti di vista. “La cultura moderna” – spiega la Garavaglia – “ha optato per una scissione del sapere letterario da quello scientifico. Ma tanto il poeta quanto lo scienziato posseggono una visione in grado di andare oltre, e giungere a scoperte e rivelazioni”. Non a caso, spiega, molti matematici del passato hanno vissuto esistenze intense, drammatiche e “maledette” comuni a tanti letterati.

IMG 20171011 WA0019 225x300 SOTTO UN CIELO DI NUMERI E SEGNI   A CASERTA LEVENTO DELLASSESSORATO ALLA CULTURAIMG 20171011 WA0022 225x300 SOTTO UN CIELO DI NUMERI E SEGNI   A CASERTA LEVENTO DELLASSESSORATO ALLA CULTURANe è un esempio Alan Turing, padre dell’informatica, al quale è ispirata una delle poesie che compongono “Numeri e stelle”, opera incentrata interamente sulle vite di grandi matematici, le cui storie, narrate con la mediazione introspettiva della poesia, assumono una forte dignità letteraria, ed una ancor più forte carica empatica. Se lo sguardo della Garavaglia è però quello di una letterata appassionatasi alle scienze, avendo scoperto la propria passione grazie gli studi del figlio matematico, in Galluccio l’intuizione della comune origine dell’indagine poetica e di quella scientifica nasce negli anni della formazione, che ha investito prima gli studi classici e quindiquelli universitari di fisica.

Un occhio che si occupa innanzitutto di un problema comune a tante branche specialistiche della scienza, quello della scarsa accessibilità ai suoi contenuti. “Le mie discipline di competenza sono purtroppo poco comprensibili a chi non è del settore” – dice – “La poesia potrebbe fare da sonda, essere mezzo di divulgazione ma soprattutto di attenzione sui successi e gli entusiasmi di queste scienze, così come dei tanti punti critici o problematici”. Si tratta di guardare le cose da un punto di vista differente, e infatti la sua è una poesia che tende al cielo, all’universo, a tutto ciò che è lontano come sono lontane l’origine dell’esistenza e la soluzione dei nostri enigmi più profondi. “Il fatto che conosciamo tanto accresce lo stimolo a scendere sempre più nel dettaglio” – conclude – “Ed ogni nuova scoperta non può che generare nuovi punti interrogativi.”

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