INTENSE EMOZIONI A CASERTAVECCHIA CON PATTI SMITH – LA GALLERIA FOTOGRAFICA

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di Francesco Capo                                 la galleria fotografica a cura di Gianfranco Carozza

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Patti Smith al duomo di Caserta Vecchia – foto di Gianfranco carozza

Una giovane donna sui trent’anni osserva in piedi, tra il pubblico della Cattedrale di Casertavecchia, Patti Smith, ma il suo braccio è proteso indietro verso il compagno, a cui stringe forte le mani. I due innamorati ascoltano così, in questa specie di passo di danza immobile, il brano Pissing in a river. La rockeuse americana lo annuncia dicendo che “viviamo un momento molto difficile nel mondo, ma siamo essere umani e siamo resilienti e dobbiamo sforzarci di vivere nel modo più salutare possibile. Pissing in a river inizia come una marcia funebre scandita dalle note del pianoforte e prosegue come un grido gravido di sofferenza e rabbia per un amore finito male e andato via. É la disperata esortazione all’amato a tornare perché la passione, il desiderio e la forza sono ancora vivi. Mentre Patti fa risuonare i versi imploranti di “Come come come come back come back… (torna, torna, torna, torna, torna)… Everything I’ve done, I’ve done for you (Ogni cosa che ho fatto, l’ho fatta per te”), la donna della giovane coppia si gira verso il suo compagno, i due si guardano per un attimo e poi si baciano, quasi a suggellare che nei momenti difficili ci saranno l’uno per l’altro.

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foto di Gianfranco Carozza

Perché in fondo è questa una delle cose per cui siamo qui: cercare un amore con cui essere noi stessi e  condividere la vita e il destino. “Se tu hai scelto bene, avrai un compagno per la vita con cui crescere, sederti la sera sul divano facendo le cose che ami e, a volte, anche litigare, ma con cui affrontare la vita insieme”, dice Patti presentando Grow old with me, una ballata di sconfinata dolcezza e tenerezza, scritta da John Lennon con la speranza di vivere a lungo e fin da vecchio al fianco del suo amore Yoko Ono. Patti la interpreta con delicatezza e rivela che questo brano gli ricorda ogni volta suo marito: Fred “Sonic” Smith, scomparso troppo presto  e padre di Jesse, che accompagna nel concerto di Casertavecchia la madre al piano.

Tra le pietre della Cattedrale risuonano note e parole di amore, gioia, grazia, pietà. “Ho visitato e suonato in tante chiese, ma questa mi piace moltissimo per la sua maestosità e semplicità allo stesso tempo”, dice la Smith della Cattedrale del borgo. E non poteva esserci migliore scenario per la sua canzone natalizia Oh, Holy Night.

Ad aprire la serata è Wing, un brano liberatorio e dall’atmosfera sognante con la frase “It was beautiful” che si ripete come un rintocco di una campana; segue Grateful, il ringraziamento della Smith alla vita “per averle regalato i suoi figli e per essere con loro”. E chissenefrega se Patti a volte dimentica gli accordi, i testi delle canzoni o l’ordine dei brani in scaletta. Lei stessa, con candore,  ci ride su ammettendo di essere smemorata e maldestra.

Patti parla al pubblico di devozione a Dio, alle persone e a chi si ama con il brano Dancing barefoot.

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foto di Gianfranco Carozza

Ci racconta la sua vita: la sua amicizia con lo scrittore Sam Sheperd, ricordata in Beneath the Southern Cross, “un brano dedicato alle persone che abbiamo perso nel corso della vita, ma anche sul miracolo della vita stessa, pur con tutte le sue asperità”; poi la relazione artistica e sentimentale che visse con il fotografo omosessuale Robert Mapplethorpe, morto per AIDS. Patti legge una poesia, scritta per il giorno del suo compleanno e che Robert non riuscì mai a leggere, contenuta oggi nel progetto The Coral sea, interamente dedicato a lui.

Canta poi del suo lasciarsi ispirare dalle poesie e dalle opere di William Blake nel brano My Blaken year. “Blake era un’artista che lottava contro lo sfruttamento del lavoro minorile nel pieno della Rivoluzione industriale inglese ed è morto povero e incompreso”. “É un ottimo esempio di vita”, dice Patti prima di leggere  “La Divina Immagine”, con i versi For Mercy, Pity, Peace and Love (Grazia, Pietà, Pace e Amore), che ricordano a me quel passo di “Viaggio al termine della notte” di Céline, in cui Ferdinad, il protagonista, dice che “è forse questo che si cerca nella vita, nient’altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire”.

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foto di Gianfranco Carozza

Più in là, nel corso del concerto, i versi di Blake ritornano con “L’Agnello”, un inno all’innocenza e alla purezza. La magia e il miracolo si compiono a Casertavecchia perché, mentre la Smith sta per leggere, nel silenzio del pubblico si ode la voce di una bambina che ha seguito tutto il concerto in braccio ai suoi giovani genitori dietro di me. La Smith la sente e ride, e nella lettura della poesia finiscono pure le lallazioni della bimba, con cui la Smith sorridente finisce per amalgarsi alla perfezione. La struggente Can’t help falling in love with you, canzone resa celebre dalla toccante interpretazione di Elvis Presley, che la Smith invita con braccia aperte a cantare sempre più forte, non poteva essere che la migliore chiusura di un momento indimenticabile.

Nel climax finale segue Because the night, accolta dal tripudio del pubblico che canta a squarciagola il ritornello (Because the night belongs to lovers, Because the night belongs to lust, Because the night belongs to lovers, Because the night belongs to us). Il desiderio, la passione, ma anche la dolcezza e la tenerezza di un amore vero, quello per suo marito Fred “Sonic” Smith, vibrano in quelle trascinanti note.

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foto di Gianfranco Carozza

É il preludio del gran finale in cui la sacerdotessa del rock legge “Three windows”, la sua poesia dedicata a Giovanni Paolo II, scritta nei giorni di agonia e sofferenza del papa polacco, in cui milioni di persone affollarono piazza San Pietro con la testa all’in sù verso le tre finestre con la luce accessa della stanza papale. Patti ringrazia anche papa Francesco “per la sua attenzione verso i poveri del mondo e verso i problemi ambientali” e attacca con i versi “I was dreaming in my dreaming/ of an aspect bright and fair” (stavo sognando nel mio sogno/ di un’esistenza brillante e corretta): è People have the power e sono subito brividi lungo il corpo. La sacerdotessa invita il pubblico a cantare sempre più forte e dice di crederci per davvero che people have the power to dream, to rule/to wrestle the world from fools/it’s decreed the people rule (il popolo ha il potere di sognare, di comandare, di lottare per scacciare il mondo dai folli e decretare la legge del popolo). E finisce il brano con l’invito alla folla a non dimenticare mai questo potere e usare la propria voce.

Patti e Jesse se ne vanno scortate dai body guard e dai carabinieri. La gente inizia a sfollare dalla Chiesa. Ho il cuore che batte e la certezza di aver vissuto una serata indimenticabile. Sono emozionato e felice nel vedere che la maggior parte del pubblico è composto da trentenni e quarantenni. Patti ha parlato proprio a loro di tutto ciò che conta davvero nella vita: l’amore vero, le relazioni sane con il prossimo, la fede in Dio, la ricerca della propria essenza, la bellezza dei bambini e del creato, la necessità di lottare contro le ingiustizie.

Se ci crediamo e se ci uniamo, come dice lei, possiamo davvero raggiungere questi risultati.

La fotogallery a cura di Gianfranco Carozza

https://www.flickr.com/photos/gianfrancocarozzareporter/albums/72157661604778727