VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”

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s592 211x300 VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”Ci sono tanti falsi miti sul mondo del carcere. Si sente parlare spesso di violenza, soprusi, condizioni disumane e denigratorie, ma in che misura? O meglio, in che modo queste situazioni incidono sulla vita e sui pensieri dei detenuti? Come si vive oggi questa condizione? Proviamo a chiarire tutti questi interrogativi analizzando una pellicola attuale, emozionante e potente.

“Le ali della libertà” (1994), tratto dal romanzo di Stephen King Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, racconta la vita nel carcere di Shawshank verso la fine degli anni quaranta. Il giovane bancario Andy Dufresne viene condannato a due ergastoli per l’assassinio della moglie e del suo amante. La sua esperienza nell’istituto penitenziario di Shawshank dal principio sarà caratterizzata solo ed unicamente da violenza, umiliazioni e ferocia; successivamente però anche da amicizia, speranza e riscatto.

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È un classico: il colpevole non si dichiara mai tale. In questo caso, però, Andy Dufresne è realmente innocente, ma costretto a scontare una condanna ingiustamente. Non ci sono modi di dimostrare la sua non colpevolezza, né di ridurre la pena o di evitare di subire certi soprusi. Le storie che riguardano le carceri sono storie di persone e di società. Torniamo, dunque, al discorso dei falsi miti. Spesso si parla delle condizioni detentive con superficialità, senza capire realmente cosa significhi vivere da reclusi. L’osservatore esterno guarda con curiosità, ed è proprio questa la parola su cui ci vogliamo soffermare.

58244 originale bg VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”È innegabile che ci sia un alone di mistero sulla realtà carceraria, tanti si domandano cosa significhi trascorrere del tempo in una cella, spesso tanti istituti non operativi sono anche predisposti alle visite. Forse però la parola curiosità è utilizzata senza le giuste consapevolezze. Il male, la violenza in generale e il crimine affascinano, ma bisogna sapere approcciare a queste tematiche con cautela. Il carcere è una struttura che ha la funzione (o che dovrebbe avere la funzione) di reintegrare soggetti devianti nella società che li ritiene un pericolo. A questo consegue che è il carcere e le figure professionali al suo interno (educatori, psicologi, criminologi, assistenti sociali) a dover dare gli strumenti idonei al detenuto per potersi reinserire in società, ed è poi quest’ultima a dover accettare, controllare e gestire il soggetto in questione. Bisogna tenere presente, dunque, che quando parliamo di carcere e detenzione ci riferiamo anche a tanto altro. Prima di tutto alla vita e all’impatto psicologico dell’esperienza di reclusione sul detenuto, poi all’importanza delle figure professionali che assistono e lavorano giorno per giorno per ricostruire gli aspetti mancanti o carenti, poi del contesto esterno che dovrebbe compiere un lavoro successivo fondamentale perché si eviti che si commettano azioni recidive. Non c’è spazio, dunque, per la curiosità ma per l’informazione e la conoscenza.

immagine le ali della liberta 24070 VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”“Le ali della libertà” è una pellicola che da modo di conoscere a pieno la reclusione, perché è una rappresentazione fedele della vita carceraria. Il film è quasi interamente ambientato nell’istituto penitenziario, viene mostrato il quotidiano in ogni suo dettaglio. È tangibile sin dalle prime scene il desiderio di libertà, che viene espresso in maniera diversa da parte dei personaggi. C’è chi ormai ha dimenticato cosa voglia dire vivere al di là delle sbarre e si sente più a casa in carcere che all’esterno. “È la tua voglia che pretendono. Ed è la tua vita che si prendono”, dice uno dei detenuti. C’è chi si rassegna ed è quindi un bersaglio più facile da sottomettere, e c’è chi non smette di provare fiducia nella possibilità di riprendere in mano la propria vita. Shawashank è anche e soprattutto una prigione psichica. Si avverte il senso di soffocamento, di paura e anche di morte. Lo spettatore lo avverte sulla pelle, e questo è un grande punto a favore del regista Frank ali libertaR439 VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”Darabont che è stato in grado di portare sul grande schermo la realtà carceraria in tutti i suoi aspetti critici.

“Le ali della libertà” sorprende, insegna, educa. Quello che non ci si aspetterebbe, in un contesto simile, è di scoprire una vera amicizia, che ha il potere di salvare l’uomo, di proporre un’alternativa alle azioni criminose, di fornire un motivo per continuare a sperare. Andy e Red sono la prova che i sentimenti hanno una forza tale da poter liberare l’individuo, senza ci si sentirebbe abbandonati e perduti. O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire”, dice Andy al suo amico. Questa frase non può che commuovere il pubblico, spingendolo alla riflessione e al ragionamento. Quando può essere forte la voglia di vivere quando si toglie ad una persona la libertà, il rispetto, l’umanità? Nonostante la storia sia ambientata negli Stati Uniti d’America di tanti (ma non troppi da non potersi ritenere attuale) anni fa, per la tenerezza, la profondità e il realismo con cui è raccontata è 1478906427121794427 VIVERE DA RECLUSI: “LE ALI DELLA LIBERTÀ”ancora di fondamentale importanza e densa di significato. “Le ali della libertà” tocca l’umanità e serve ad approfondire, capire e riflettere sul vissuto del detenuto all’interno della struttura carceraria. Per capire a fondo, bisogna spingersi oltre, domandandosi e documentandosi a dovere. Un film che spinge a ragionare, ad interrogarsi e al tempo stesso emoziona e suscita empatia, merita di essere ricordato.

 

Mariantonietta Losanno