CHIROMANTICA ODE TELEFONICA AGLI ABBANDONATI AMORI

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A cura di Dalia Coronato

Rosalinda, Marlene Gina e Jennifer sono quattro donne, travestiti e costrette ad indossare un corpo da uomo. Lo spettacolo di e con Roberto Solofria e Sergio Del Prete – realizzato in co-produzione da Mutamenti/Teatro Civico 14 e Murìcena Teatro – porta al centro della scena sbarre che raccolgono tabù, pregiudizi, superstizioni, perversioni e confessioni della gente comune.

Gli attori, lasciandosi ispirare dai drammaturghi napoletani degli anni Ottanta, recuperano le vicende di un tempo destinandole ad un pubblico che si lascia stuzzicare da discorsi apparentemente irrazionali. I testi di Enzo Moscato, Giuseppe Patroni Griffi, Annibale Ruccello e Francesco Silvestri si attorcigliano come fili uniti dai primi squilli di una chiamata telefonica e le luci direzionate dagli attori in scena pongono l’attenzione sul movimento dei personaggi in continua trasformazione. Candele, ombre e volti coperti da un turbante segnano i diversi episodi mentre il sound composto da Paky Di Maio descrive cinematograficamente lo sfondo sulla quinta.

Da uno stato di solitudine alla confessione di una puttana (“si può dire puttana?” cit.) si passa all’ode di San Gennaro avvolto nelle catene e nella disperazione, per poi riprendere i giochi, le allusioni, i sogni e i sbeffeggiamenti ridicoli quanto esilaranti di due comare in cerca di futuro e di fortuna tra credenze popolari e dispense di consigli. Le storie si abbandonano ad un racconto unico che abbraccia situazioni di costrizione e di rinuncia. “Femmene sbagliate”, ragazze sole e discriminate come uno straniero provano a distruggere schemi sociali arzigogolati, a spezzare sbarre per la sopravvivenza della propria identità. invece, la disillusione spesso riporta al punto di partenza, alle barriere di protezione, alla difesa del proprio io che tenta invano di conoscere le ragioni dell’amore.