QUANTO È POCO SAGGIA LA SAGGEZZA POPOLARE

0

SAGGEZZA ROCK QUANTO È POCO SAGGIA LA SAGGEZZA POPOLAREInsomma, ma quando aggiorniamo il lessico quotidiano, i modi di dire, le parabole, le massime popolari? Quando ci diamo una svecchiata almeno nella lingua? Possibile che nel 2019 la nostra vita sia ancora tutto un triste tirare le cinghia, tirare i carretti, tirare le cuoia, ancora cosi piena di buoi, mai mettere il carro davanti ai buoi, chiudere il cancello mentre i buoi sono già scappati, moglie buoi dei paesi tuoi, quando già un bambino delle elementari se gli parli di
buoi ti risponde più saggiamente «ma che cazzo vuoi»?
Ogni giorno c’è uno che vuole salvare capre e cavoli, ogni giorno qualche contenzioso finisce a tarallucci e vino, come se fossimo tutti pastori sardi o contadini, mentre nessuno più finisce a tarallucci e vino, casomai a champagne e escort visto i tempi, quindi non si potrebbero creare dei nuovi detti, più moderni, più up to date? Non so, finire a Berlusconi e mignotte? Meglio soli che Di Maio accompagnati? E la storia del lardo e della gatta che ci lascia lo zampino, vogliamo aggiornarla?
Non c’è niente da fare, è una battaglia persa, i cliché popolari sono duri da scardinare perché dicono pane al pane e vino al vino, con persistenti out out tra mogli piene e botti ubriache e botti piccole dove c’è il vino buono e colpi al cerchio e colpi alla botte neppure fossimo una Repubblica enologica. Quanto ai mezzi di locomozione oltre carri, carrette, carriole non si va, perfino se alzi gli occhi per guardare le costellazioni ti ci hanno piazzato un Grande Carro e un Piccolo Carro (per fortuna senza buoi), per perseguitarti con la miseria, e per quanto tu voglia sforzarti di non vederli ormai è impossibile, un pezzo di cielo è compromesso. Mai sentito, infatti, un proverbio o un detto o una massima con una bella Bmw o una Ferrari o una Mercedes, giusto la bicicletta è stata sdoganata in Italia, ma solo perché l’ha fatta entrare di forza il cinema neorealista. l’ltalia moderna inizia stracciona con i ladri di biciclette e però, attenzione, non facevi in tempo a rubarla e a farti un giro che subito arrivava la Famiglia, lo Stato, il popolo lavoratore che se non lavorava non faceva l’amore a ricordarti il senso del dovere: «L’hai voluta la bicicletta? Pedala!». Ma vaffanculo voi e le biciclette! L’ ultimo pedalatore italiano è stato un certo Romano Prodi, per questo non si finirà mai di rimpiangere il piccone di Cossiga, non sarà la 44 Magnum dell’ispettore Callaghan ma un bel passo avanti.
Colpa anche del Vangelo e delle brutte massime cristiane, a dargli retta si finisce a guardarsi allo specchio cercando la trave nel proprio occhio per non vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, neppure ad un oculista sotto Lsd sarebbe mai venuta in mente un’immagine simile, neppure a Morgan sotto crack. E ama il prossimo tuo come te stesso? Siamo pazzi? E ammesso e non concesso, perché devo cominciare io?
Perché non andate a spiegarlo a Sasha Grey, che sono il prossimo suo, la sua pecorella smarrita, e lei mai neppure una telefonata? E per lei sarei pronto a porgere tutte e due le guance e anche il resto, senza pensarci due volte.
Tanto non c’è scampo, e perfino all’estero, negli avanzati paesi anglosassoni, bisogna ammettere, è difficile trovare una metafora moderna, decente, che uno senta propria, una saggezza che si muova tra happiness e wireless, Xanax e climax, Youporn e popcorn, blowjob e Steve Jobs. In Occidente, tra l’altro, abbiamo fatto in appena due secoli passi da gigante nella genetica evolutiva, nell’embriologia, nella paleontologia, e però ancora ci chiediamo se sia nato prima l’uovo o la gallina, e ci piace tanto chiedercelo, e il bello è che la questione ricorre nelle conversazioni serie, come se le nostre cognizioni di biologia fossero ancora quelle del Duecento, e anche ai giornali piace tanto, il mistero dell’uovo e ella gallina, te lo mettono
perfino nei titoli. Mi rendo conto, «è nato prima l’Rna o il Dna?» suona male, ma almeno, dicendolo, si è spinti a imparare qualcosa. Che poi spesso i proverbi sono delle stronzate, almeno in inglese dicono «Don’t bark if you can’t bite», non abbaiare se non sai mordere,
invece da noi can che abbaia non morde? Ma quando mai? Se non stai attento ci rimetti le penne. Eh? Le penne? Dove sarà stato scritto, nella Bibbia dei polli?
ll massimo della tecnologia popolare è la bacchetta magica. Per carità, anch’essa datata (non ho mai visto Cooperfield volare con la bacchetta magica, ma tornó in auge con Harry Potter) e usata per significare situazioni difficilissime tra moglie e marito (tra i quali non si mette il dito, ma altro si), nella quotidianità più spicciola, coniugale, per mettere a posto una soffitta («Cara, non ho la bacchetta magica»), o in politica, quando c’è poco da fare, perché Salvini e Di Maio, tanto per dirne due a caso, anche se  uomini di successo e dalle mille risorse stanno mandando a puttane questo Paese, alla fine neppure loro hanno la bacchetta magica e prima o poi qualcuno se ne accorgerà e finalmente candideranno Silvan e finalmente potrò votare anche io.

PepPe Røck SupPa