CASERTA, TRASFORMAZIONE DEL DIRITTO DI SUPERFICIE IN DIRITTO DI PROPRIETÀ

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–    di Nicolò Antonio Cuscunà    –   

L’uomo ha sempre anelato ad avere una dimora, il recinto in cui custodire i propri affetti e i frutti del proprio lavoro.Concedere il “diritto di proprietà” dell’abitazione, trasformando quello di superficie, è riconoscere all’uomo il sacrosanto diritto ad avere la “Domus”.

Non stiamo a fare un trattato sulla storia della casa con le trasformazioni avvenute nel trascorrere dei secoli. L’uomo rispetto ai luoghi vissuti, alle esigenze e necessità avute, s’è confrontato con se stesso superandosi nel bene e nel male, e ponendo sempre, quale oggetto del suo culto, la Dimora da creare, custodire e tramandare quale segno del proprio “Essere”.

Non parliamo solo di ricche dimore segno di storia e stile, riferiamo anche alla casa dell’artigiano, del contadino, dell’operaio, modeste creatrici di segni intangibili della storia dell’umanità.

Si potrà dire ciò che si vuole la casa è fatta per contenere la famiglia.

Famiglia primo e principale nucleo della società. La dimora luogo di incontro e custodia d’affetti, di drammi, di amori, gioie e tristezze. Per possedere le cosiddette quattro mura come riparo l’uomo si è sacrificato, lavorato e lottato aspramente in tutte le latitudini del mondo.

La casa quale bene irrinunciabile.

Tralasciando le diverse epoche dell’umanità, soffermiamoci ai nostri giorni.

Diritto alla casa ed al domicilio e inviolabilità dello stesso.

La Costituzione italiana non fa esplicito riferimento al “diritto alla casa”; l’art. 47 nel riferirsi al controllo e all’esercizio del credito, favorisce l’accesso al risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione.

Sappiamo che così non è, per cui, il non rispetto all’art.1 della Costituzione, diritto dell’uomo a realizzarsi nel lavoro”, conseguentemente impedisce il credito, non consente la creazione del risparmio, quindi nega la proprietà dell’abitazione.

In Italia ci sono tantissime leggi promulgate per favorire l’accesso al diritto alla dimora, agevolazioni al credito adeguate ai soggetti aventi titoli a garanzia.

Lo Stato ha sempre legiferato per consentire le abitazioni collettive, con sistemi associativi, cooperative agevolate, convenzionate, utili al contenimento dei costi.  È il caso della legge n.167 del 18 aprile 1962; tale legge consente all’Ente Comunale territoriale l’acquisizione, per esproprio, di suolo da destinare all’Edilizia Residenziale Popolare. Espropriazione di suoli, a costi contenuti, figuranti in specifici piani urbanistici, per costruzioni di case popolari. Le formule di assegnazione dei suoli sono differenti, per costi e scelte. Esiste la formula di concessione del “Diritto di Superficie a costruire, senza diritto di proprietà. Il costo del suolo è a carico dell’ente pubblico, l’abitazione per 99 anni è in diritto al conduttore acquirente.

Negli anni, norme e leggi hanno consentito il cosiddetto riscatto del diritto di superficie, trasformandolo, dietro pagamento, in diritto a piena proprietà.

L’Ente Comune di Caserta, da anni ha intrapreso la strada di consentire, ai proprietari conduttori di appartamento di edilizia PEEP, il riscatto del diritto di superficie in proprietà Giusto riconoscimento al “diritto alla casa”.

Nelle pratiche in riconoscimento ci sono: Zone PEEP n.1; ampliamento piano di zona n.1; Puccianiello; Santa Rosalia; Centurano; Puccianiello 2; Intervento straordinario IACP Falciano-Centurano Parco Aranci ex area 167.

Nello specifico, oggetto di “nostra osservazione”, la cosiddetta area denominata ” PUCCIANIELLO 2 ” trattasi di ” villette a schiera”, costruite su suolo espropriato dal Comune in virtù della legge 167 del 18 aprile 1962.

In quanto edilizia economica e popolare, la superficie utile calpestabile sarebbe dovuta rimanere sotto di 110 mq. In corso di costruzione, il progetto venne modificato con 2 varianti, che di fatto trasformarono la cantina in “tavernetta abitabile e il sottotetto in ” mansarda”.

I fatti furono oggetto di indagini. Orbene, anche se le varianti sistemarono formalmente gli atti, resta l’ombra dell’esproprio eseguito con abuso di legge.

Ragion per cui, applicare ai proprietari delle ville a schiera, la possibilità d’usufruire delle agevolazioni di riscatto da diritto in superficie a diritto a proprietà, appare una beffa ai danni degli onesti e dei proprietari di quelle terre espropriate con pochi spiccioli.

La scelta dell’Ente Comune di applicare questa agevolazione di legge non fa onore al “diritto alla casa”, al contrario significa riconoscere, anche se a distanza di anni, vergognose illegalità.