BONUS SOCIALE IDRICO

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  –   di Nicolò Antonio Cuscunà   –     

Acqua pubblica, potabile e gratuita. L’uomo, nel suo percorso rispetto alle cosiddette conquiste di “civiltà”, non smette di sommare “involuzioni”, rispetto alle quali si rende impotente e schiavo. L’acqua è stata ed ancora è l’elemento naturale e basilare all’evoluzione della specie “homo sapiens”; infatti non c’è vita dove non c’è acqua.  Dalla scelta dei luoghi forniti di acqua per viverci, l’uomo ha imparato a trasportarla, non fermandosi al cospetto di nessun ostacolo.  Dagli acquedotti romani terminanti con fontane pubbliche nella città romane; al NOSTRO acquedotto Carolino l’acqua ha rappresentato il “bene indispensabile” per l’uomo. L’acqua del costoso acquedotto Carolino -622.424 ducati d’oro- venne utilizzata per attività produttive, mulini, frantoi, ferriere, fornaci, delizie, casali pedemontani di Garzano, Tuoro, Casolla e Mezzano, oltre al mulino militare borbonico di San Benedetto, l’orfanotrofio femminile Borbonico di San Nicola la Strada (Maria Carolina), le filande di San Leucio, Carditello, e i giochi del parco della Reggia.  L’acqua era indispensabile per fare nascere la “nuova capitale del Regno, e contemporaneamente doveva servire alle fontane del parco. Consapevoli delle spese, da buon amministratore, il “Lazzaro Ferdinando” e i suoi successori, per giustificare l’esoso impegno economico (giustifica ai loro sudditi) incentivarono la nascita di imprese, aiutarono i contadini consentendone l’approvvigionamento gratuito e controllato ecc. ecc. Non andiamo per le lunghe e passiamo ai nostri giorni.   Da oltre 30 anni l’acquedotto Carolino non serve più all’approvvigionamento idrico della città di Caserta, a malapena è ancora utilizzato per i giochi d’acqua del parco reale. È stato abbandonato dalle fonti del Fizzo (monte Taburno BN) a monte Garzano fino al bosco di San Silvestro, e vi si può accedere dagli sfiatatoi e volendo è possibile, non ci sono controlli, avvelenare le acque fresche che erano dette del “SERINO”. L’Amministrazione Comunale gestiva in proprio, a perdere ed in modo clientelare l’ufficio cosiddetto “ACQUEDOTTO”, la cosa si ingrandiva a dismisura, l’acqua scarseggiava e divenne indispensabile approvvigionarne altra. L’Amministrazione Comunale, dopo aver contratto un “mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti”, decise di provvedere alla trivellazione di “POZZI SEMIARTESIANI”, ancora operanti. Fatta la grossa spesa, paghiamo ancora i mutui, l’amministrazione del sindaco Gasparin, a maggioranza, concesse la gestione dell’acqua pubblica alla “società per azioni” Napoletana Gas. Veniamo ai giorni nostri. La società privata ha cambiato nome. Di certo la pagano tutti e costa come d’olio EVO, se non paghi rimani senza il diritto a “soddisfare i propri bisogni personali”. QUESTO È ACCADUTO NELLA CITTÀ CAPOLUOGO. Art. 32 della Costituzione Italiana: “…la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo…” Garantire il diritto di soddisfare i propri bisogni all’igiene, a lavarsi i denti a pulire il proprio corpo, a scaricare lo sciacquone del wc, a cucinare un piatto di pasta e bere a sazietà. La legge finanziaria ed il R. di C. fin dal luglio del 2018, prevede il “BONUS SOCIALE IDRICO”, CON REDDITO MINIMO FINO A 20.000 EURO ANNO, 5 persone dello stesso nucleo familiare HANNO DIRITTO a 50 lt di acqua procapite per un totale di 91,25 mq anno. La richiesta si effettua presso gli uffici dei Servizi Sociali comunali, il sindaco deve essere garante di TALE DIRITTO. Sempre in base alle leggi sulla gratuità dell’acqua pubblica, fin dall’antico Impero Romano, per le strade devono esserci fontanine erogatrici di acqua potabile a garanzia dei “meno abbienti”, ed in numero sufficienti agli abitanti della città, frazione, quartiere o casale. A Caserta tale diritto è negato, le fontanine pubbliche non ci sono, e quando sono presenti non erogano acqua.