Virgil Oldman, uomo dalla spiccata classe, è un famosissimo antiquario e battitore d’asta. Profondamente rispettato nel settore in cui lavora, vive immerso nella cultura e nell’arte, sempre alla ricerca di opere dal valore inestimabile. Con la complicità e l’accordo del suo unico amico Billy, durante le aste cerca di impossessarsi di opere preziose e uniche, soprattutto a sfondo ritrattistico femminile, con la slealtà e il talento del suo sapere raggira spesso anche il valore di quelle opere proprio al fine di entrarne in possesso e custodirle gelosamente nella stanza segreta del suo austero quanto disabitato appartamento.
Virgil è profondamente scostante e diffidente nei confronti delle persone: questa routine viene sconvolta da Claire, un’ereditiera che lo implora (e convince) a stimare il valore delle opere appartenenti ai suoi defunti genitori. La ragazza però, soffre di una particolare fobia, l’agorafobia, che non le permette di uscire e di entrare in contatto con nessuno che non sia lei stessa o il suo storico custode del casale. Infatti, Claire non si presenterà mai di persona agli incontri con lui. Per Virgil diventerà quasi un’ossessione conoscere la ragazza, e cautamente riuscirà a conquistare la sua fiducia.
“La migliore offerta” è un gioco di inganni, di verità nascoste: la pellicola, infatti, mostra come realtà e finzione non siano sempre concetti così distinti. Se le opere d’arte, persino dopo l’esame di un occhio attento e preparato, possono essere falsificate, anche l’amore, allora, è falsificabile? Lo spettatore è confuso ed affascinato allo stesso tempo: la verità viene nascosta abilmente fino agli ultimi minuti. La particolarità è che il fulcro dell’opera resta sempre l’arte, è da lì che parte il mistero. Oltre al concetto di vero e falso, ci si sofferma anche su quello di valore e prezzo: non sempre un’opera è degna di attenzione solo perché costosa; sborsare un’ingente somma non è una “garanzia” di autenticità e importanza. Virgil osserva le cose con dei filtri, il che le fa risultare -di conseguenza- opacizzate. Lo spettatore deve, per questo, prestare una maggiore attenzione ai dettagli per cercare di non confondersi. Basta riuscire a mettere insieme i pezzi.
Qual è, dunque, la migliore offerta? Quella più economica, e quindi, più vantaggiosa; quella più cara, perché costoso equivale a dire di valore; o quella vera, sempre che si riesca a distinguere con lucidità il reale dalla finzione?
Tornatore tiene ben salde le redini della sua opera: è ben studiata, con un cast d’eccellenza (Geoffrey Rush, Donald Sutherland) uno stile affascinante e sfuggente. Viene in mente un’opera d’arte in particolare, quella di Magritte, “Il tradimento delle immagini” (che raffigura l’immagine di una pipa seguita da una sconcertante didascalia “Ceci n’est pas une pipe”): che interpretazione possiamo dare? Ogni cosa potrebbe non essere (o non è) quello che sembra. C’è chi si nasconde dietro a una parete, chi dietro a una maschera, chi dietro ai 
dipinti che tanto ama: ognuno dei personaggi, consapevole o meno, finisce con l’essere altro rispetto a ciò che dà a vedere.
Mariantonietta Losanno
